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    Non-poteva-essere-vero. Queste erano le parole che con non poca eccitazione la ragazza dalla bruna chioma continuava a ripetersi, mentre tornava alla Sala Comune. Era stata attenta ad assumere un passo svelto* fino al raggiungimento della sua meta, evitando sguardi da parte di chiunque. Quella sera aveva già deciso che non sarebbe andata a cena, aveva cose troppo importanti da fare per perdere del tempo in attività banali come il nutrirsi. C'erano i babbani per fare quello, lei avrebbe inventato un incantesimo che ti faceva sentire sazio senza dover perdere tempo a magiare. In più, cosa ancora più impellente, non voleva incontrare Allen. Non solo perché avevano passato abbastanza tempo insieme e ne avrebbero dovuto passare dell'altro, per cui era meglio non esagerare, no, bensì perché temeva che volesse riprendersi il suo tesssoro, il libro.
    Era andata via senza lasciargli praticamente il tempo per replicare e da quel momento si era chiusa nella sua camera del dormitorio, aveva abbassato le tende del suo letto a baldacchino in modo che nessuna delle sue compagne di stanza potesse impicciarsi ed aveva iniziato a sfogliare quel prezioso manoscritto. Il Libro dei Sette Climi era uno di quei testi che venivano citati nei manuali scolastici quando si faceva riferimento a miti o leggende riguardo la magia antica e lei ancora non poteva credere di averlo tra le mani.
    Elise era sempre stata convinta che ci fossero molte cose che il Castello e i professori nascondevano ai loro studenti ed il fatto che Allen fosse riuscito a procurarsi quel libro – probabilmente mediante qualche aiuto dai piani alti – non faceva che confermare la sua teoria e la invogliava sempre di più a scoprire il più possibile riguardo ogni singolo angolo del luogo che ospitava la scuola di magia e stregoneria più importante di tutto il mondo.

    Così, le ore che la separavano dal suo appuntamento – di studio! - serale, furono trascorse in compagnia di quelle vecchie pagine, i suoi foglietti scoloriti ed il suo immancabile rotolo di pergamena su cui saltuariamente** prendeva qualche appunto con la piuma che le aveva regalato sua nonna a Natale l'anno precedente.
    Fu solo dopo che anche la sua ultima compagna di stanza spense la luce accanto al letto – Millicent non aveva affatto voglia di dormire quel giorno – che Elise lasciò il suo fortino improvvisato e sgattaiolò fino alla Sala Comune, dove si era preoccupata di nascondere la sua borsa mentre tutti gli altri erano in Sala Grande per la cena. Dannazione, avrei dovuto incantare la borsa con un incanto estensivo prima di metterci tutta questa roba, pesa più della Signora Grassa!.

    Caricò il tutto sulle spalle e si diresse verso la porta, sperando che tutti gli attrezzi necessari all'operazione che dovevano svolgere non facessero troppo rumore e non svegliassero nessuno.
    Ecco, immagino che a questo punto tutti voi abbiate pensato che la brillante Elise Grace fosse pienamente consapevole di quello che stava per fare e si era equipaggiata con il necessario. La realtà, miei carissimi lettori, era purtroppo estremamente distante da questa visione della storia. La verità era che la Corvonero era terrorizzata all'idea di fare praticamente ogni cosa che avrebbe dovuto fare in quella notte: sospettava che un semplice Alohomora non sarebbe bastato per aprire la Serra privata della professoressa Lemaire e, se anche fossero stati fortunati in questo, c'era il rischio che ci fosse qualcosa al suo interno che avrebbe potuto far capire alla donna che qualcuno era stato lì. E poi, per essere totalmente sinceri, anche se fossero stati così abili e fortunati da arrivare fino alla Lingua del Diavolo, non era certa di saper estrarre la parte che serviva loro per la pozione. Aveva studiato ogni cosa che aveva trovato a riguardo, letto e riletto gli appunti che si trovavano sul Libro dei Sette Climi, ma era tutta teoria e per quanto lei amasse la teoria non era sufficiente per permetterle di avere successo al primo ed unico colpo che aveva a disposizione. Per non parlare del suo piano di trasfigurare qualcosa nella pianta per evitare di essere scoperti! Come le era venuta in mente un'idea del genere? Sperava vivamente che la professoressa di Erbologia fosse stracolma di quell'erba magica in modo che non avrebbe potuto notare la mancanza di un piccolo – piccolissimo! – esemplare. Ed era proprio per questo che la sua borsa pesava tutti quei chili: ci aveva messo dentro praticamente ogni cosa che sarebbe potuta essere utile, da un manuale di Trasfigurazione avanzata che le aveva regalato sua madre per il compleanno a tutti gli attrezzi di giardinaggio del nonno babbano di Aerith.

    Una parte di lei sperava che Allen si fosse preparato almeno un po', così da non dover incaricare lei di ogni singola parte del loro piano perché, in tutta sincerità, non sapeva se ne sarebbe stata pienamente all'altezza.
    Certo, tutti questi dubbi e queste paure sarebbero state lasciate all'interno della Sala Comune e nessuno, in particolar modo il Serpeverde, avrebbe mai saputo quanto nel profondo Elise sapesse essere insicura come qualsiasi altra quattordicenne. Per cui si armò di una buona dose di coraggio, fece un enorme respiro e, mentre ripassava mentalmente tutto ciò che aveva studiato, si diresse ai piedi della torre, dove avrebbe dovuto incontrare il compagno di misfatti.

    Doveva riconoscere che, immerso nel buio e nel silenzio, il Castello aveva un suo fascino. Sembrava quasi che dormisse e riusciva persino ad immaginarlo, stanco dopo una dura giornata di lavoro, come un immenso gigante che si piega sul fianco e si concede un pisolino, permettendo a qualche piccola popolazione di fatine o elfi di vivere sulla sua schiena, ignari di quanto potere abbiano sotto i loro piedi.

    Così Elise si concesse un sospiro e si poggiò con la schiena contro una parete, in attesa.

    Spero solo non mi faccia aspettare troppo e che nessuno mi veda fuori dopo il coprifuoco o giuro sul Frate Grasso*** che questa è la volta buona che lo faccio diventare calvo.









    *praticamente aveva corso per le scale fino alla Torre di Corvonero

    **che per la ragazza in questione significava un numero davvero elevato di volte al minuto

    ***essere beccata era assolutamente una cosa grave e da evitare, ma non così importante da coinvolgere la sua amata fondatrice o la sua dolce e misteriosa figlia, per cui aveva pensato che l'inutile, ma pur sempre amorevole, fantasma protettore di Tassorosso fosse la scelta ideale per inveire contro il suo (ex?)nemico.
     
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  2. Jamie Allen
     
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    Era arrivata finalmente l'ora di infrangere qualche regola. Aveva passato tutta la giornata fuori dalla Sala Comune e quando l'ora del dopo cena era giunta, obbligato a rientrare nei sala dei verdeargento situata nei sotterranei, Jamie decise di sgattaiolare immediatamente nel suo dormitorio. Fortunatamente Shea non era presente e quindi non poté notare quel suo comportamento sospetto, ma soprattutto non poté fargli alcuna domanda sul libro che lei stessa aveva prestato al giovane serpeverde, il quale se lo era stupidamente (doveva ammetterlo) fatto sottrarre dalla compagna di avventure (ancora per poco) Corvonero. Steso nel letto aveva rimuginato per tutto il tempo sugli incantesimi che sarebbero senz'altro tornati utili. Ma i ragazzi non sapevano a cosa stavano andando incontro, quindi ogni supposizione, ogni piano... sarebbe stato solo tempo perso, di questo Jamie ne era tremendamente convinto. Nonostante ciò non riuscì a riposare o a chiudere gli occhi. Si limitò a guardare la tenda verde del suo letto a baldacchino, aspettando l'orario più opportuno per sgattaiolare fuori.

    Quando finalmente anche l'ultimo compagno di dormitorio decise di chiudere gli occhi, Jamie si alzò scostando le tende del letto evitando di fare troppo rumore. Ignorò il suo zaino ai piedi del letto, convinto che niente sarebbe servito se non bacchetta e cervello.
    Uscì prima dal dormitorio e poi dalla Sala Comune senza alcuna difficoltà, diretto alla torre Ovest, dove era situato l'ingresso per la sala comune dei corvonero. I due ragazzi, su idea di Jamie, si erano dati appuntamento là. La sua era stata una specie di galanteria, ma in quel momento proprio non capiva perché avrebbe dovuto fare tutta quella strada, rischiando doppiamente di venire beccato da qualche professore. Era evidente che la O'Brien gli dava talmente tanto sui nervi che, in sua compagnia, faceva fatica quasi a ragionare. Ovviamente quel pensiero se lo sarebbe sempre tenuto per lui... Immaginava già la O'Brien cosa avrebbe detto se avesse avuto la capacità di leggergli nel pensiero: "Allen, tu fai sempre fatica a ragionare, è nel tuo DNA!".

    «Odiosa...»

    Sussurrò a bassa voce mentre girava l'angolo di un corridoio per dirigersi verso le scale. Era ormai a tre quarti del percorso e non aveva trovato nessun intoppo. Possibile che non c'era nessun prefetto a fare da ronda durante la notte? O che la sua fosse solo fortuna?
    Proprio in quel momento sentì dei passi in lontananza. Il ragazzo girò l'angolo e si nascose dietro un'armatura, stando ben attento a non toccarla. Un rumore metallico avrebbe senz'altro attirato l'attenzione.

    «Non lo so, secondo me non dovremmo farlo. Se lo sapessero i nostri Caposcuola si arrabbierebbero.»

    Era un ragazzo che parlava, probabilmente un prefetto. Ma Jamie non riuscì a riconoscere la voce.

    «Quando mai abbiamo trovato qualcuno fuori dal dormitorio? Non è mai successo... Dai, andiamo. Ho proprio voglia di un bagno rilassante!»

    Questa volta fu una voce femminile a rispondere. Jamie non sentì la risposta dell'altro interlocutore, ma con sua somma gioia poté sentire i passi allontanarsi. Fortunatamente non avevano imboccato la via dove lui aveva trovato riparo.
    Uscì allo scoperto e ritornò sui suoi passi. La direzione che i due addetti al controllo del castello avevano intrapreso portava dritto dritto al bagno dei prefetti e caposcuola. Sembrava proprio che quei due se la sarebbero spassata alla grande!
    Un vero colpo di fortuna! Questo avrebbe permesso al serpeverde e alla corvonero di raggiungere la serra con maggior facilità.

    Dopo qualche minuto di strada giunse ai piedi della torre, la O'Brien era già lì ad aspettarlo. Le si avvicinò cercando di farle notare la sua presenza. Non aveva intenzione di spaventarla, altrimenti avrebbero potuto attirare l'attenzione.
    Quando le fu abbastanza vicino, la prese per un braccio tirandola leggermente per farle capire che dovevano muoversi.

    «Seguimi...»


    Si limitò a dirle, lasciandole il braccio. Il serpeverde aveva molta esperienza nell'esplorare il castello di notte. Si stava muovendo con molta sicurezza e velocità, evitando di fare qualsiasi tipo di rumore. Solo la O'Brien che camminava dietro di lui avrebbe potuto sentire il suono dei suoi passi.

    Si fermò poco dopo al primo incrocio e, appoggiandosi con la schiena sul muro più sicuro e coperto, sporse leggermente la testa per controllare che la via che dovevano percorrere fosse libera.
    Si girò verso la corvonero.

    «Scusa il ritardo, ma ho trovato dei prefetti. Non preoccuparti però. Sono impegnati a fare... robe. Ci è andata di lusso!»

    Svoltò l'angolo facendo cenno alla ragazza di seguirlo. Stavano percorrendo il corridoio parallelo al Cortile Nord del castello. Era la strada più veloce per raggiungere le serre, nonché quella che tutti gli studenti percorrevano ogni santo giorno. Mancava davvero poco all'arrivo.
     
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    Corvonero
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    Elise odiava i ritardatari, dal profondo del suo cuore, ma soprattutto a darle sui nervi c’era il fatto che non comprendeva l’utilità di un ritardo. “Che cosa potevano mai fare di così importante i ritardatari per non rispettare un appuntamento?” Si chiedeva, e che si decide a fare un orario di incontro se non lo si rispetta?

    La Corvonero cominciò a tamburellare con l’indice contro i mattoni della parete, sbuffando di tanto in tanto, mentre un piede (il destro per essere precisi) alternava il tacco alla punta per scandire il passare dei secondi. Quelli erano piccoli dettagli che fornivano indizi per una sola cosa: la ragazza era impaziente. Di fondo poteva esserci il fatto che non fosse abituata ad infrangere le regole della scuola, per cui l’idea di farlo proprio insieme al suo acerrimo nemico la rendeva più agitata del solito (cosa che comunque non lo avrebbe ammesso ad anima viva o morta che fosse), ma almeno lei era stata puntuale, per la barba di Merlino! Ma nonostante tutto non poteva fare altro che…

    Oh alleluia! Il principino delle fogne si è degnato di farsi vedere!, pensò, dolce come sempre.
    Per amor di civiltà e necessità di convivenza decise di tenere quel pensiero per sé, limitandosi a seguire il nuovo arrivato lungo una strada che lui evidentemente conosceva meglio della bruna. In un altro momento la cosa l’avrebbe fatta insospettire non poco, ma in quel particolare frangente decise di dare più importanza all’utilità del fatto piuttosto che alla sua scorrettezza.
    Tuttavia aveva già pronta una ramanzina con i fiocchi: Allen ci hai messo una vita! – gli avrebbe detto – credi che non avessi niente di meglio da fare che stare lì impalata ad aspettarti? Il tuo piccolo e solitario neurone ha fatto fatica a svegliarsi ad un’ora così tarda?
    Ma non fece in tempo ad aprire bocca che il Serpeverde si…scusò? Davvero? Jamie Allen le aveva chiesto…scusa?
    Oh.

    Tranquillo, l’importante è arrivare alle Serre prima che faccia giorno. Rispose.

    Certo, non era la risposta per le rime che si era programmata, ma era comunque una risposta, no? No? Ok, era stata molto clemente e conciliante, ma se non lo avesse fatto lei avrebbero finito per litigare, quindi aveva deciso di moderare i toni semplicemente per assicurare il successo della loro operazione*.

    Ad ogni modo i due percorsero i corridoi come due ombre nella notte, cullati dal silenzio che li circondava fino al raggiungimento delle Serre. Già prima di entrarvi si poteva respirare il familiare odore di umidità misto a strani aromi floreali, provenienti dalle più disparate piante. Elise non amava particolarmente quella sensazione di appiccicaticcio che le lasciavano quegli odori, le sembrava come se l’aria l’avvolgesse in una morsa opprimente e la costringesse a restare lì, a respirare qualche spora mortale.
    Eppure quel giorno non aveva molta scelta.

    Dobbiamo stare attenti, J*2. Potrebbe esserci qualche incantesimo anti-violazione nascosto alla vista, ho letto qualcosa su un libro a riguardo, lascia fare a me.

    Così la giovane estrasse la bacchetta, tenendola in mano con una strana delicatezza, quasi temesse che anche stringerla troppo saldamente avrebbe potuto lasciare traccia del suo passaggio. Revelio Sussurrò.
    Una piccola luce azzurra seguì il movimento dell’asticella lignea davanti alla serratura della serra privata della professoressa Lemaire. In teoria se ci fosse stato un incantesimo nascosto o un meccanismo di sicurezza celato alla vista, in quel modo avrebbero dovuto portarlo alla luce. Come superarlo, poi, sarebbe stato tutto un altro discorso, ma la Corvonero continuava a sperare che l’Incantesimo di Apertura sarebbe stato sufficiente. Bastava un solo, minuscolo sbaglio e avrebbe rischiato di essere espulsa. Che diamine le aveva detto il cervello quando aveva deciso di ficcarsi in quella situazione?
    Prese un grande respiro e poi si voltò a guardare il Serpeverde. Era la prima volta quella sera che si girava verso di lui e fino a quel momento non aveva notato come il buio modificasse i suoi connotati. La cosa la confuse.

    A te gli onori.

    Gli indicò la porta e ripose la bacchetta, lasciandogli intendere che avrebbe dovuto aprirla lui. Una parte di lei non riusciva a togliersi dalla testa la possibilità che Allen volesse incastrarla in qualche modo per cui un innato istinto di sopravvivenza la spinse a pensare che fosse meglio che anche il ragazzo lasciasse tracce della sua magia in quel luogo. Era una sorta di assicurazione sulla vita.







    * No, cari lettori, la cara Elise non stava cercando di autoconvincersi, no no, niente affatto!
    *2 Non fatevi domande, è meglio. Con ogni probabilità la povera sventurata non si era resa conto di quella specie di diminutivo affrettato. Se vi può consolare, tuttavia, conoscendo la nostra cretina eroina, avrebbe giustificato l’accaduto con la necessità di abbreviare i tempi di conversazione al minimo indispensabile.
     
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  4. Jamie Allen
     
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    Il viaggio era stato silenzioso e veloce. I due ragazzi arrivarono alla serra senza intoppi e molto facilmente, d'altronde Jamie era un esperto nel girare il castello di notte, più volte aveva trovato il modo di infrangere qualche regola in orari pericolosi. Stranamente la O'Brien non aveva sbuffato per il suo ritardo e anzi, sembrava aver accettato di buon cuore le sue scuse. Scuse che, sbadatamente, erano uscite dalla bocca del serpeverde che, spinto da un incredibile senso di adrenalina, si era dimenticato a chi si stava rivolgendo.

    Giunsero davanti alla porta della serra. L'oscurità attanagliava i due giovani. Soltanto la luna e qualche piccola fiamma su dei lampioni che magicamente si accendevano ogni notte illuminavano la loro vista. In mezzo a quella oscurità la serra sembrava davvero lugubre e a tratti spaventosa. Nelle finestre opache e appannate si intravedevano alcune ombre strane di qualche pianta o dei rampicanti che davano una caratteristica sensazione di abbandono.

    Le parole della Corvonero non tranquillizzavano il Serpeverde (che chiariamoci, non era per nulla spaventato.... soltanto preoccupato perché non sapeva se fidarsi della sua compagna)... La professoressa era davvero stata tanto premurosa da mettere degli incantesimi di protezione nella serra? Perché mai avrebbe dovuto farlo? Davvero credeva che degli studenti avrebbero pensato di rubare qualcosa dalle serre in piena notte? Aveva così scarsa fiducia nei suoi studenti? L'avrebbero sicuramente scoperto...
    La ragazza provò a rivelare la presenza di protezioni magiche con un incantesimo, ma sembrava che niente di strano potesse bloccarli. Possibile?

    Mi sa che sarà tutto più facile del previsto...

    Puntò la bacchetta contro la serratura

    Alohomora!

    La formula sussurrata venne subito seguita dal classico rumore di un grimaldello che sblocca una serratura. Era fatta, erano ufficialmente ad un passo dall'obiettivo. Non restava altro che prendere la pianta tanto agognata (peccato che forse sarebbe stato quello il processo più difficoltoso).

    Jamie aprì la porta molto lentamente e si affacciò per vedere bene all'interno. Bene? Non si vedeva praticamente nulla!

    Lumus!

    Questa volta nessun rumore, ma soltanto una flebile luce che fuoriusciva dalla punta della bacchetta che Jamie stava puntando al di là della soglia che si parava di fronte ai due giovani ragazzi. I lati della serra erano ricolmi di piante rampicanti, mentre al centro erano presenti due lunghi tavoli che formavano un corridoio centrale. Sui tavoli tantissimi fiori dalle forme strane con delle specie di frutti simili a prugne o fichi.

    Si direbbe che oggi qualcuno ha lavorato con il Grinzafico! Prima di uscire ne prenderò un po'... Potrei preparare una pozione restringente e metterla nel succo di zucca di....

    Si fermò un attimo, e si girò verso la O'Brien. Non era il momento di raccontarsela quindi decise di fermarsi prima che lei lo interrompesse con una delle sue frasi insopportabili.
    In fondo alla serra, sulla sinistra, era presente un tavolo decisamente largo. Nell'oscurità Jamie aveva avuto modo di scorgerlo soltanto per un istante. Sembrava che lì fossero ammassate le piante più esotiche. Alla destra di quel tavolo una porticciola che sembrava socchiusa. C'era un cartello attaccato, ma da quella distanza non si riusciva a leggere bene cosa ci fosse scritto. La parete in fondo alla serra era stranamente tappezzata con della carta marrone, attaccata con quello che sembrava del magiscotch. Insomma, la serra sembrava divisa in due da una parete.

    Prego Elì*... Prima le signore!

    Un sorriso apparve nel suo viso mentre con un piccolo inchino si sposto lateralmente e indicò alla ragazza che era giunto il suo momento... La porta era aperta.

    *Sì, aveva notato che la ragazza aveva usato un diminutivo e quindi decise di ricambiare sperando che lei non avrebbe apprezzato.
     
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    Lumus! Davvero?! E poi al mondo c’era ancora gente che si chiedeva perché i Serpeverde non fossero a capo del mondo, ma solo dietro al mondo, nascosti. Era sicuramente perché sono degli stolti ignoranti, ecco perché! Quale mago appena assennato avrebbe sbagliato un incantesimo così banale?
    È LumOs - disse tra sé e sé la ragazza - non LumUs. Fino a prova contraria si tratta di un incantesimo e non di una ricetta culinaria o una tecnica di giardinaggio, l’humus se lo può tenere lui nella sua sporca stanza umida nei Sotterranei, santa Priscilla!.
    Sbuffò, la cara Elise, scuotendo appena la testa e cercando di evitare di replicare a quanto aveva appena assistito: in quell’occasione il quieto vivere era più importante di qualsiasi altra cosa. Purtroppo.
    Lumus, non ci posso credere…

    Tuttavia, in maniera più inaspettata che mai, una flebile luce uscì dalla bacchetta del ragazzo* così i due, dopo essere entrati nella Serra, potettero vedere qualcosa in più.
    Un odore di umidità mista a concime le inondò i polmoni, facendole storcere il naso non appena vi mise piede. La giovane Corvonero non aveva mai amato l’odore pungente che si diffondeva di notte tra le piante, quando queste dimenticavano di essere delle creature pacifiche ed iniziavano a produrre gas tossici e potenzialmente mortali.

    L’interno della Serra numero 3 era tuttavia piuttosto organizzato, nascondeva una logica quantomeno intuitiva, che era molto di più rispetto a quello che si poteva dire prima dell’arrivo della professoressa Lemaire, quando la materia era insegnata dall’attuale preside.
    La vecchia – perché quello la Wright era: una vecchia – aveva una considerazione tutta sua dell’ordine, generalmente diametralmente opposta a quella della quattordicenne qui presa in esame.
    Ma non era di certo quello il momento di tessere le lodi della docente di Erbologia, doveva concentrarsi sul piano e secondo i suoi calcoli la pianta doveva trovarsi proprio…

    Cosa abbiamo qui?

    Una voce stridula e fin troppo familiare riecheggiò ovunque nella Serra. Per la barba di Merlino. NO!!!
    Un urlo silenzioso squarciò i pensieri della O’Brien. Non lui, non in quel momento, non in quella sera. No!
    Oh Rowenna, ti prego, fa che io sia diventata pazza e che queste siano solo delle allucinazioni auditive!
    Elise si voltò lentamente, quasi sotto l’effetto di un incantesimo rallentante, con le dita ingenuamente incrociate. Il problema era che nessuna fattura impedente pendeva su di lei, solo puro terrore e la consapevolezza che da lì a breve le cose sarebbero solo potute peggiorare.

    Alle spalle dei giovani si stagliava, infatti, una figura fluttuante, con un vistoso cappello arancione e delle improbabili scarpe a punta da giullare: Pix.

    Studenti fuori dal Castello! Studenti in cerca di guai! Pix ADORA i guai AHAHAHAH

    Il poltergeist fece un giro su se stesso e poi prese il volo verso l’interno della Serra iniziando ad urtare volontariamente più piante possibili in modo da farle cadere a terra. La conseguenza fu banale ed inevitabile, sotto l’inerme sguardo della Corvonero ogni vaso si ruppe in mille pezzi, causando un baccano indicibile, interrotto solamente dal frastuono delle sue risate.

    Pix ti prego no! Reparo!

    Tentò la ragazza, indirizzando la propria bacchetta verso i cocci sul pavimento. Ma l’effetto che ottenne fu esattamente l’opposto di quello sperato: per ogni contenitore riparato, il poltergeist ne faceva cadere altri due e più lei lo implorava di fermarsi più lui decideva di fare del suo peggio (non che bisognasse convincere o provocare lo spiritello affinché creasse scompiglio, in effetti, quello era il suo passatempo preferito!). Era come tentare di cambiare il senso di rotazione di un mulino a vento nel bel mezzo di una tempesta.
    Bisognava ragionare d’astuzia e bisognava farlo in fretta prima che qualcuno si accorgesse della presenza dei due in quel luogo. Ma che potevano fare?
    Elise iniziò a guardarsi attorno in cerca di ispirazione: piante, piante ovunque. Come potevano delle stupide piante aiutarla?!
    Poi all’improvviso un’idea** che per una volta in vita sua mise in atto prima di ponderare a fondo.

    Accio Tentacula!

    La Corvonero diresse l’asticella lignea verso il primo vaso di Tentacula Velenosa che vide, cercando di fare in modo che il tragitto percorso dal vaso dallo scaffale in cui si trovava fino ad arrivare verso di lei, sarebbe passato per il poltergeist, tenendolo così occupato con i suoi tentacoli. Vi siete accorti di quale fu il problema di questa geniale idea? Esatto: Pix era un dannato spirito e quindi il vaso lo attraversò senza nessun problema e puntò dritto contro la testa dei due sventurati.
    La ragazza si abbassò di scatto per evitarlo, con gli occhi sbarrati per la paura, ma soprattutto per essersi resa conto di quanto sciocca fosse stata la sua azione.***

    CAOS! La ragazza vuole sfidare Pix? Pix è il più bravo di tutti nel caos!












    *era una luce fioca, storta e giallognola, ad onor del vero, Elise avrebbe sicuramente fatto di meglio, ma almeno era uscito qualcosa che non fosse terriccio no?

    **qui lo dico e qui lo nego, ma quella non fu per niente un’idea brillante.

    *** che vi devo dire, cari lettori, anche la nostra geniale Elise Grace può commettere degli errori e fare delle cose stupide. Certo è che se fosse uscita viva da quella situazione si sarebbe fustigata per almeno una settimana, ma questi sono meri dettagli.
     
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  6. Jamie Allen
     
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    Jamie era (circa) pronto ad affrontare miliardi di pericoli, ma MAI si sarebbe aspettato che potesse accadere quello che stava per accadere. Non appena i due ragazzi varcarono la soglia della serra, alle loro spalle apparve il loro peggior incubo. La professoressa Lemaire? No, PIX!

    Trovarsi nella serra di Erbologia in piena notte (ad infrangere delle regole) in compagnia di Pix il Poltergeist, era come trovarsi con un troll in un negozio di cristalli. Sebbene Jamie trovasse divertente (di tanto in tanto) Pix, non riusciva a sopportare la sua animalesca e volontaria rumorosità.

    Lo spiritello aveva iniziato a fluttuare per la serra, facendo cadere numerosi vasi a terra. E mentre Elise si occupava di "raccogliere i cocci" a Jamie passarono per la mente numerosi opzioni per liberarsi del giullare del castello.

    "Il barone sanguinario? Non ci cascherebbe mai, lo sanno tutti che il barone odia le serre...."

    Pensò mentre una pianta esotica cadeva proprio a pochi passi da lui. I due ragazzi avrebbero dovuto trovare una soluzione in fretta, altrimenti il baccano avrebbe sicuramente attirato i professori. Jamie aveva anche pensato di lanciare un incantesimo avanzato che aveva letto in un libro del Quinto anno in biblioteca. Tale incantesimo permetteva non solo di celarsi alla vista, ma anche all'udito, sarebbe stato perfetto quantomeno per guadagnare tempo! Ma per lanciare un incantesimo di tale difficoltà avrebbe avuto bisogno di notevole concentrazione e probabilmente anche con tutto il silenzio del mondo non sarebbe riuscito ad eseguirlo vista la difficoltà. Ma forse....

    Mentre rifletteva sul da farsi, il suo sguardo venne attratto da un oggetto in movimento che guarda caso si stava dirigendo proprio verso la sua posizione. Quella Tentacula volante gli era passata a pochi centimetri dal viso, sfiorandogli i capelli, per poi sbattere sulla parete alla sue spalle e cadere rovinosamente a terra.

    VUOI UCCIDERMI PER CASO?

    AHHAHAHA! Pensate che sia così semplice sbarazzarsi di me? PRRRRRRR

    Pix fece una linguaccia verso i due ragazzi, subito prima di gettarsi contro un tavolino laterale sul quale erano appoggiati due enormi sacchi di fertilizzante a base di sterco di Erumpent.

    Aveva appena assistito alla più grande cavolata che Elise Grace O'Brien avesse potuto fare in quel momento. Le avrebbe ricordato per l'eternità la sua geniale intuizione di lanciare una pianta contro uno spirito. E pensare che poco prima stava pensando di chiederle di lanciare l'incantesimo Salvio Hexia all'ingresso.

    "Pensate che sia così semplice sbarazzarsi di me?"

    Fu allora che, in contrapposizione al difficile incantesimo che pochi attimi prima gli era venuto in mente per risollevare la situazione, gli balenò per la testa un incantesimo decisamente banale, ma che poteva essere terribilmente efficace.
    Si dava il caso che in pochi sapessero che uno degli incantesimi più semplici (e ben poco utilizzato) avesse il potere di far fuggire fantasmi.

    La do io una lezione a questo ectoplasma vivente!

    Il serpeverde alzò la bacchetta in aria puntandola verso Pix...

    SKURGE!

    Una scia luminosa blu fuoriuscì dalla punta della sua bacchetta colpendo il Poltergeist. Si trattava dell'incantesimo per rimuovere l'ectoplasma, efficace per far fuggire a gambe levate i fantasmi, ma avrebbe funzionato perfettamente anche con Pix?

    Per non farci mancare nulla, in quegli istanti in cui Jamie aspettava con trepidante attesa l'effetto dell'incantesimo, qualcosa sbatté sul bordo della sua scarpa sinistra. La pianta che poco prima aveva urtato il muro sembrava esser rotolata fino ai suoi piedi. Solo quando il Serpeverde sentì qualcosa avvinghiarsi attorno al suo polpaccio, capì che la situazione gli sarebbe sfuggita di mano.

    Forse la O'Brien stava davvero tentando di farlo fuori.
     
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    Elise era letteralmente nel panico. Ad essere onesti non saprei nemmeno dirvi se la cosa che la terrorizzava di più fosse la prospettiva di essere scoperta ad infrangere le regole, nel cuore della notte, con Jamie Allen oppure la consapevolezza di non essere affatto pronta ad affrontare un imprevisto del genere.
    La ragazza era sempre stata brava nelle prove di improvvisazione a lezione, quando gli insegnanti li mettevano di fronte ad eventi inaspettati per testare la loro capacità di sopravvivenza e la velocità di reazione e, per quanto ottenesse sempre il massimo dei voti, si rese conto di quanto questo poco importasse nel mondo reale, quando davvero non sei pronto ad affrontare qualcosa di inatteso.
    La sua fortuna fu tuttavia che, in fin dei conti, si trattasse solamente di Pix e non di un qualche seguace del Signore Oscuro redivivo o qualche altra minaccia realmente terrificante.
    Eppure perché era così spaventata?

    Scusa Jamie!

    Urlò, in direzione del ragazzo ma ancora con gli occhi chiusi per lo spavento, dopo essersi rannicchiata su se stessa per fuggire dal vaso che lei stessa aveva lanciato. La situazione era troppo drammatica anche solo per pensare di rendersi conto di aver appena chiesto scusa al suo arci nemico e di avergli servito su un piatto di argento il materiale per prenderla in giro da lì alla fine dell’anno scolastico. Come aveva potuto fare una cosa così stupida come lanciare qualcosa contro un poltergeist?

    Solo quando sentì il compagno di disavventure pronunciare l’incantesimo si maledisse per non averci pensato prima. Certo, quello non era esattamente un piano a prova di bomba, ma sicuramente aveva più chance di successo del suo tentativo fallimentare di poco prima.
    Una piccola parte di lei si mise ad elencare mentalmente tutte le cose che sarebbero potute andare storte con un trucchetto del genere, come ad esempio il fatto che il poltergeist avrebbe potuto evitarlo o che comunque la durata dell’effetto sarebbe stata molto breve, con il risultato che lo spiritello avrebbe potuto prendere la faccenda sul personale e tornare ancora più bramoso di guai rispetto a prima. Tuttavia…

    La ragazza alzò lentamente la testa, dirigendo lo sguardo verso il bizzarro cappello a punta che fluttuava in aria e vide un estremamente contrariato Pix sgonfiarsi come un palloncino e volare lontano dalla Serra quasi trascinato via da un improvvisa folata di vento. Che fossero davvero salvi?

    Non finisce qui! Non potete liberarvi di Piiiiiiiiix

    Lo sentì urlare, allontanandosi nel cielo notturno. Ce l’avevano davvero fatta? Jamie Allen aveva davvero salvato la situazione? E se sì, per quanto?
    La risposta non tardò ad arrivare, almeno in parte. Infatti, quando Elise si voltò verso il ragazzo – senza in realtà ben sapere cosa gli avrebbe detto per uscire più pulita possibile da quella situazione – vide la seconda parte delle conseguenze nefaste della sua brillante azione.
    Sembrava proprio che quella non fosse affatto la sua giornata fortunata.
    Una delle viti della Tentacula Velenosa, infatti, si era silenziosamente allungata fino a raggiungere la caviglia del Serpeverde. Certo, i due non andavano particolarmente d’accordo, ma la O’Brien non si sarebbe mai sognata di farlo fuori in una maniera tanto dolorosa! O almeno non lo avrebbe fatto in quelle circostanze, ecco.

    Ok, J. Ora-devi-stare-calmo.

    Disse, scandendo ogni singola parola, quasi stesse cercando di convincere in primis se stessa.
    Quello era il suo momento, probabilmente l’unico modo che aveva per riscattarsi (e riuscire a trovare una via di fuga che le avrebbe permesso di pareggiare i conti con Allen). Doveva respirare e calmarsi.
    Ma soprattutto respirare, visto che aveva trattenuto il fiato da quando si era nascosta dal suo stesso incantesimo. La quattordicenne era brava, in fondo, la migliore del suo corso, doveva solo ricordarselo ed agire di conseguenza.
    La pianta si era avvicinata pericolosamente ai due e – per sua fortuna – aveva scelto Allen come spuntino di mezzanotte e non la Corvonero, il che le diede abbastanza tempo per ragionare e trovare una soluzione.
    Elise imbracciò la bacchetta, stringendola forte nella sua piccola mano ed indirizzandola verso il tentacolo della pianta.

    Diffindo

    Sperava davvero di essere riuscita a dosare bene l’incantesimo in modo da non martoriare la gamba del poveretto che aveva di fronte e non rompere nessuno dei baccelli velenosi che adornavano l’attentatrice in verde. Inoltre si sarebbero dovuti allontanare prima che questa decidesse di vendicarsi: giravano voci di persone uccise da quella pianta ed Elise non aveva la minima intenzione di rimpolpare le fila delle sue vittime, non quella sera per lo meno.

    Presto, allontanati - urlò, quasi, allungando una mano verso il giovane in modo che potesse usarla come appiglio per mettere una maggiore distanza tra lui e la fonte di quel tentacolo - dobbiamo fare qualcosa, adesso. La situazione ci sta sfuggendo di mano.
     
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  8. Jamie Allen
     
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    Il suo incantesimo sembrava aver funzionato, Pix se la diede a gambe, ma sicuramente avrebbe avuto una irrefrenabile voglia di vendetta. Dovevano agire in fretta per uscire da quel posto nel minor tempo possibile.

    Il giovane Serpeverde iniziava a sentire un forte formicolio sulla gamba mentre la pianta continuava a stringere la sua presa. Era una sensazione terrificante, non riusciva più a sentirsi le dita del piede, ma sentiva il tentacolo allungarsi lungo il ginocchio. La prima cosa che gli venne in mente di fare era dar fuoco alla Tentacula con il rischio non solo di bruciarsi, ma di dar fuoco all'intera serra.

    Fortunatamente questa volta fu Elise ad agire in modo tempestivo, cercando di "dare un taglio" a quello spiacevole inconveniente.
    Per una volta ascoltò le sue parole e provò a stare calmo e immobile. Non voleva certo farti staccare un arto dalla sua acerrima nemica!

    La ragazza lanciò un Diffindo alla perfezione, nonostante la sua agitazione fosse evidente. Il tentacolo venne tranciato di netto, rilasciando la presa dalla gamba di Jamie. La pianta iniziò ad agitarsi mentre la parte tagliata si divincolava a terra fino ad avvolgersi a forma di spirale per poi immobilizzarsi. Il Serpeverde non sentendo più alcun appoggio a terra sulla sua gamba sinistra, perse l'equilibrio. Allungò la mano per cercare di afferrare quella della ragazza. Cadere a terra sarebbe stato deleterio in quanto la pianta di Tentacula era pronta ad agire ancora una volta. Si diede una piccola spinta con la gamba destra e sentì il contatto con le dita della mano della Corvonero. Strinse la presa e con una piccola piroetta si voltò in una frazione di secondo puntando la bacchetta in direzione della maledettissima pianta.

    DEPULSO!

    L'incantesimo colpì di striscio la pianta che si allontanò di qualche metro dalla loro posizione.
    Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. La situazione sembrava essere tornata alla normalità (eccetto per la serra completamente sottosopra).

    Grazie...

    Sussurrò rivolgendosi alla compagna Corvonero mentre cercava di riprendere fiato. Sembrava essersi già dimenticato che era colpa della O'Brien se una pianta velenosa pochi attimi prima stava cercando di staccargli una gamba.
    Finalmente riusciva a muovere il piede sinistro, riusciva a sentire il formicolio scomparire lentamente, il suo cuore battere all'impazzata per l'adrenalina o forse (più probabile) per lo spavento. Sentiva la bacchetta stretta sulla sua mano sinistra e....

    Oh... scusa..

    La sua mano destra stava ancora tenendo stretta la mano della Corvonero. Mentre sentiva chiaramente il calore invadere il suo volto per l'imbarazzo, lasciò la mano della ragazza e, molto spontaneamente, abbassò lo sguardo verso la sua gamba sinistra iniziando a sistemarsi i pantaloni che erano stati leggermente rovinati dall'attacco della Tentacula.

    Dobbiamo muoverci! Potrebbero averci sentito o Pix potrebbe tornare.

    Iniziò a guardarsi intorno. Era tutto un enorme disastro! Uno dei due lunghi tavoli centrali era stato spintonato violentemente e la maggior parte delle piante appoggiate sopra di esso erano cadute a terra rovinosamente. Uno dei sacchi di fertilizzate di Erumpent aveva sbattuto su una parete, squarciandosi e sporcando un angolo della serra. In generale era rimasto davvero poco al suo posto originale, c'erano parecchi cocci per terra. E se la tanto agognata Lingua del Diavolo fosse stata distrutta dal Poltergeist, cosa avrebbero fatto?

    La professoressa dovrebbe aver messo una pianta così preziosa in un posto sicuro, no?

    Il suo sguardo cadde sulla porta in fondo alla sala che portava ad un'altra sezione della serra. Sul cartello appeso che appena entrati il Serpeverde aveva soltanto intravisto c'era scritto con una calligrafia ordinata e chiaramente femminile*: "Fare attenzione. Piante delicate".

    La pianta poteva essere lì dentro, ma perché mai quell'avviso? Sembrava quasi che la professoressa si aspettasse che qualcun'altro eccetto lei volesse o DOVESSE entrare in quella stanza.
     
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    Il suo incantesimo aveva funzionato - grazie a Rowenna! - e la pianta lasciò andare Jamie, anche se non troppo di propria volontà. Erano salvi. Per il momento.
    La ragazza strinse forte la mano del giovane, dimenticandosi di quanto i due si odiassero, nella vita di tutti i giorni e pensando solamente a tenere la presa salda, in modo che potessero mettersi al sicuro. In fondo erano successe fin troppe cose, quella sera, che avevano portato la quattordicenne a mettere da parte le sue antipatie personali nell’ottica del “bene superiore”.
    Aveva sentito che i babbani avevano un detto riguardante un luogo, in America, qualcosa che aveva a che fare con le Veela forse? Era tipo: “quello che succede a Las Veelas, resta a Las Veelas”. Non sapeva bene cosa significasse e soprattutto non capiva perché dovesse esistere un detto del genere tra i babbani – c’era un luogo pieno di Veela? – però era certa che riguardasse eventi che dovevano rimanere segreti, eventi inaspettati ed in qualche modo giustificati da quel detto, quindi decise di farlo suo.

    Quello che accade stanotte, resta qui. Disse, fra sé e sé, ed improvvisamente si sentì molto meglio, come se tutte le stranezze avvenute fino a quel momento potessero essere giustificate da quel semplice fatto. Non le fece quindi strano che il ragazzo continuasse a tenerle la mano anche quando ormai la Tentacula Velenosa era lontana dai due, così come non c’era niente di male nell’espressione che il giovane assunse quando se ne accorse, anzi, Elise decise di sorriderli, quasi a legittimare (?) il gesto.
    Per la prima volta non notò che lui le aveva chiesto scusa, non ebbe voglia di mettere l’accento sul suo momento di debolezza (anche perché, ammettiamolo, la O’Brien ne aveva avuti davvero molti quella notte), ma semplicemente gli sorrise, come per dire che non c’era stato niente di male (!) in quanto aveva fatto.

    Non ho idea di dove cominciare, questo posto è un disastro.

    Dovette metterci tutto l’impegno del mondo per non cedere al panico quando decise di guardarsi attorno. La Serra era praticamente distrutta e non era sicura che sarebbero riusciti a sistemare tutto in tempo per la lezione della mattina seguente, ma soprattutto temeva che la Lemaire potesse notare che le piante non si trovavano nel posto in cui lei le aveva lasciate. Ammesso che sarebbero riusciti a sistemare, infatti, come si sarebbero potuti ricordare l’esatta collocazione di ogni singolo oggetto?

    Tuttavia, per quanto ogni persona ragionevole in quel momento avrebbe tentato di fare il possibile per mettere una toppa alla situazione, il pensiero più insistente nella sua testa era un altro: la Lingua del Diavolo. Non se ne sarebbe andata di lì senza il suo ingrediente, non dopo quello che avevano passato fino a quel momento per ottenerlo. Come avrebbe fatto a dirlo al Serpeverde?

    La Professoressa dovrebbe aver messo una pianta così preziosa in un posto sicuro, no?

    Cosa? Anche Jamie era ancora intenzionato a trovare la piata? Fantastico! Si lasciò sfuggire ad alta voce. Cioè no, non è fantastico, stavo solo ragionando a voce alta.

    Si corresse, probabilmente troppo tardi, nel tentativo di darsi un tono e sembrare meno pazza. Si sistemò i capelli dietro le orecchie ed annuì alle parole del Serpeverde. Doveva esserci per forza un altro luogo in cui la donna teneva le piante preziose, ma dove? E perché aveva la netta sensazione di stare per finire in una trappola?
    Elise seguì lo sguardo di Allen e notò così la porta in fondo alla Serra. Una vocina nella sua testa iniziò ad urlare “Pericolo!” ma ormai, quella notte, la ragazza aveva ignorato così spesso la voce della sua coscienza che nemmeno ci fece caso e si diresse sicura in quella direzione, facendo segno al compagno di seguirla.

    Alohomora - Sussurrò, mentre un grimaldello magico apriva la porta d’innanzi a lei - Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Ci stai?

    Prese un profondo respiro ed aprì, sperando di avere Jamie accanto. Non che ne avesse bisogno ma… oh, al Diavolo! Ormai era arrivato il momento di ammettere che la Corvonero non pensava più ad Allen come al suo acerrimo nemico, non quella notte, non ne aveva il tempo, le forze e sinceramente se ne era davvero dimenticata, dopo tutto quello che era successo. Il giorno dopo, sicuramente, tutto sarebbe tornato alla normalità e la Terra avrebbe ripreso a girare nel verso giusto, ma quella sera il biondino che tanto odiava era solo il ragazzo che aveva cacciato Pix, quello che si era messo nei guai insieme a lei per uno stupidissimo fiore. Allen non era poi così male visto da quella prospettiva, no? Anche se ovviamente Elise non lo avrebbe mai ammesso.

    La stanza a cui avevano appena avuto accesso aveva un odore diverso dal resto della Serra, meno pungente, quasi… profumato. La O’Brien ricordava di aver letto che, se una pianta magica emanava un profumo gradevole, nel 90% dei casi era come avesse appeso al vaso un enorme cartello di pericolo.

    Ho una strana sensazione…sbrighiamoci.
     
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  10. Jamie Allen
     
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    "Fantastico!"

    Chissà cosa la Corvonero ritenesse FANTASTICO in quel momento. Non c'era proprio nulla di fantastico... Magari la O'Brian trovava "Fantastico" l'odore della cacca di Erumpent. O forse, molto più semplicemente, trovava LUI fantastico... Come darle torto *. Fatto sta che il ragazzo non fece domande, ma la seguì verso la porta che pochi istanti prima stava osservando.

    Prendiamo ciò che ci serve e poi, prima di uscire, sistemiamo in velocità. Si accorgeranno sicuramente che qualcuno è stato qui, l'importante è non far capire CHI.

    Sebbene Pix li avesse colti in fragrante, era abbastanza sicuro che non avrebbe fatto la spia con i docenti, nonostante lo avessero cacciato in malo modo... I motivi?
    a) con tutta quell'oscurità difficilmente sarebbe riuscito a descrivere accuratamente i lineamenti dei ragazzi ai professori.
    b) Pix non aveva mai collaborato con nessun docente, nemmeno sotto minacce. Jamie era sicuro che odiasse più i professori che tanto amavano far rispettare le regole, piuttosto che due studentelli sul punto di infrangerle.

    L'unico dubbio che rimaneva era il seguente:
    Supponiamo che i due ragazzi fossero riusciti a procurarsi la Lingua di Fuoco e supponiamo anche che la loro Pozione avesse avuto successo. Quando l'avrebbero presentata al professor Cohle cosa avrebbe impedito il professor di fare domande sul come si erano procurati quell'ingrediente tanto raro? E soprattutto se si fossero diffuse tra i professori le voci che qualcuno era entrato nella piccola serra della professoressa Lemaire .... cosa gli avrebbe impedito di fare 2+2?

    Elise aprì la porta e i due ragazzi entrarono nella stanza facendo molta attenzione. L'odore del fertilizzante che ormai invadeva l'aria della stanza precedente venne subito sostituito da un odore, o meglio un profumo, decisamente delicato.
    Jamie osservò con attenzione tutto ciò che si trovava in quella stanza e riuscì a identificare diverse piante.
    Al centro della stanza c'era un tavolo da coltivazione con delle piccole foglie che spuntavano dal terriccio. Dall'aspetto quelle piante dovevano essere dei tuberi, più precisamente dei bulbi balzellanti. Non era il caso di infastidirli, non sarebbe di certo stata una sensazione piacevole venir schiaffeggiati e colpiti da delle patate.
    Sulla destra aveva riconosciuto quelli che sembravano dei classici Gerani, se non fosse che con un rumore abbastanza distintivo uno dei fiori si mosse con incredibile velocità per cibarsi di una ingenua mosca che passava da quelle parti. Il Geranio Zannuto non era particolarmente pericoloso...se tenuto a distanza.
    Sulla sinistra una serie di piccole piante con dei dei piccoli fiori a cinque petali gialli. Era forse quella la pianta che rilasciava quel profumo delicato.Si trattava dell'Aneto, una pianta utilizzata per molte pozioni curative, particolarmente difficile da accudire.
    Infine, in fondo a destra, sull'angolo più buio della stanza, il suo sguardo si posò su un vaso di terracotta dipinto di nero contenente quello che sembrava una piccola (ma letale) pianta: il tranello del diavolo. Le sue dimensioni non erano considerevoli, probabilmente perché, sebbene le finestre di quella stanza erano perlopiù ricoperte da della carta scura, il luogo non era abbastanza buio e umido per permettere al tranello del diavolo di crescere rigoglioso.

    Se mi lanci addosso anche quello, guarda....

    Si mise a ridacchiare mentre indicava la pianta nell'angolo alla O'Brien. Il suo tono era molto più scherzoso del solito, sembrava quasi che si stesse abituando alla presenza della ragazza, quasi come se fosse una compagnia di avventure gradita.

    Nella angolo apposto al Tranello, un'altro piccolo tavolo da coltivazione con...

    È LUI!

    La Lingua del Diavolo**! Era esattamente come Elise l'aveva descritta nel pomeriggio. Un enorme giglio con un unico grande petalo che girava attorno a quello che era il frutto e la parte più ambita.... Il corno centrale o Lingua del Diavolo, per l'appunto.
    Sebbene erano presenti più esemplari della pianta, soltanto una aveva sviluppato il frutto al centro. Avevano un solo tentativo per estrarlo senza combinare guai.

    Cosa facciamo ora? Dobbiamo fare in fretta...

    Sperava che Elise prendesse in mano la situazione perché molto onestamente non aveva la più pallida idea di cosa fare. La Lingua del Diavolo sembrava essere un tutt'uno con le restanti parti della pianta. Non sarebbe bastato tirarla o fare un semplice taglio netto come si farebbe con un grinzafico.

    Se non te la senti posso farlo io, ma devi guidarmi.

    Guardò la ragazza negli occhi. Sembrava molto più tranquilla rispetto a prima, ma non poteva dimenticare la sua mano tremante mentre cercava di lanciare un Diffindo su quella stramaledetta Tentacula Velenosa.





    * Non molti lo sanno, ma Jamie è piuttosto Narcisista.
    ** Troppi diavoli, non trovate?
     
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    Improvvisamente tutti i sensi della giovane si riaccesero e sembrò che i suoi brillanti neuroni si fossero riattivati, tornando alla normalità. Il passo era sicuro, seppur cauto ed il pensiero agile. Troppo agile. D’un tratto una strana idea aveva iniziato a farsi strada nella testa della ragazza, un pensiero che avrebbe davvero preferito non partorire. Era assurdo, completamente fuori da ogni logica, eppure non riusciva a liberarsene. Scosse la testa, cercando di pensare ad altro e concentrarsi su quello che il compagno le stava dicendo.
    La Lingua del Diavolo era proprio lì davanti a loro. Facile, troppo facile. Sbuffò, scuotendo ancora la testa nel tentativo di liberare la mente ancora una volta.

    Le piante di quella specie presenti nella stanza erano diverse, a diversi stadi di maturazione. Stando a quanto aveva letto lei in precedenza avrebbero dovuto prendere un fiore maturo, con un frutto ben formato, ma di un colore non troppo scuro: un giallo ocra avrebbe significato uno stato di maturazione troppo avanzato che avrebbe mandato a farsi benedire tutta la loro pozione, un giallo paglierino, invece, avrebbe ingannato i pozionisti in erba fino al momento in cui avrebbero testato l’intruglio; questo sarebbe infatti risultato completamente inutile, magico quanto un bicchiere d’acqua neppure troppo fresca.

    Il fiore che faceva al caso loro quindi era solamente uno. Non sapeva se considerare quella cosa un segno o un campanello di allarme, ma ormai poco importava. Dovevano andare avanti, non avevano più molta scelta.

    Dobbiamo estrarlo, sperando di non fare danni visto lo scarso numero di tentativi che possiamo permetterci. - rispose, guardandolo con occhi decisi - Posso farlo, ma devi aiutarmi.

    Aggiunse, facendogli segno di avvicinarsi a lei e quindi anche alla Lingua del Diavolo. La Corvonero avrebbe dovuto estrarre il frutto senza utilizzare nessun attrezzo botanico: il contatto con qualsiasi tipo di metallo avrebbe fatto appassire il fiore. Inoltre, avrebbe dovuto “convincere” il frutto a separarsi dal grembo materno con la magia. Quella era la parte che più la preoccupava: non aveva mai usato la magia in maniera tanto delicata; un conto era lanciare un diffindo contro un tentacolo da tranciare di netto, un altro tagliare un microscopico filo invisibile che teneva collegati fiore e frutto senza danneggiare le due parti e soprattutto senza averlo mai fatto prima.
    Se solo avesse avuto la mente sgombra da pensieri e preoccupazioni…

    Elise prese un grande respiro e si tirò su le maniche della camicia. Tu dovrai prendere il frutto appena lo staccherò e dovrai metterlo da qualche parte in modo che resti al buio, ma senza stringerlo, altrimenti appassirà prima che riusciremo a metterlo nel calderone. Deve essere perfettamente intatto.

    Prese un nuovo respiro ed avvicinò le mani ai petali. Erano freddi, molto di più rispetto a quanto si aspettasse in un luogo dalla temperatura controllata come una serra.
    Le cose stavano andando fin troppo bene, se fosse riuscita ad estrarre la Lingua del Diavolo correttamente sarebbero tornati al Castello sani e salvi. Niente incantesimi protettivi, niente scudi, niente trappole. Era tutto troppo strano e non riusciva a smettere di pensarci.

    Mi ricordi dove hai preso il libro di Pozioni?

    Chiese, mentre con una mano spostava lentamente un grande petalo violaceo della pianta e tentava di raggiungere la base del cono. Il respiro le si faceva sempre più lento e regolare, mentre cercava la concentrazione necessaria per svolgere l’operazione, eppure non riusciva a smettere di pensare a quel piccolo tarlo che ormai si era fatto largo nella sua mente (per fortuna era abbastanza brava ed intelligente da riuscire ad essere multitasking).

    Non voglio fregarti o altro, solo… di preciso come l’hai avuto?

    Improvvisamente tutte le sue preoccupazioni – che potevano tranquillamente essere elucubrazioni mentali – presero vita, susseguendosi una all’altra nella testa della giovane. Le mancava però il filo logico, una motivazione che collegasse tutto quello che aveva notato, motivo per il quale continuava a credere che fosse tutto nella sua testa. Eppure perché la Professoressa Lemaire, che non teneva nemmeno della Valeriana incustodita, aveva lasciato la Serra contenente le piante più pericolose così priva di difese? E perché aveva messo il cartello di fronte alla porta che nascondeva la pianta che casualmente i due stavano cercando? Aveva bisogno di indicazioni per una serra che tecnicamente per il momento avrebbe dovuto frequentare solo lei? Per chi era quell’avviso? E perché nessun professore stava sorvegliando i corridoi quando i due erano usciti dal Castello? Per non parlare del bizzarro compito che il Professor Cohle aveva assegnato loro, che l’avesse fatto apposta? Che fosse tutto collegato? Che ci fosse qualcuno che per qualche motivo voleva spingere i due ragazzi a preparare quella pozione?

    No, non aveva senso, non poteva avere senso. E poi Allen aveva trovato il libro da solo, glielo aveva detto nel pomeriggio, giusto? Nessun complotto, nessuna missione segreta svolta alle loro spalle, nessun segreto da svelare. Solo un banale compito con delle bizzarre conseguenze.

    Prese un nuovo respiro ed indirizzò la punta della bacchetta verso il cuore del fiore.

    Ci sono quasi…

    Sussurrò e non appena una flebile luce si irradiò dalla punta dell’asticella lignea sentì un leggero peso sulla mano: era fatta. Si voltò rapidamente verso il Serpeverde per affidargli il piccolo tesoro che avevano ottenuto. Ce l’avevano fatta davvero. O così almeno sembrava.
     
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  12. Jamie Allen
     
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    Elise aveva preso il polso della situazione, sarebbe stata lei a rimuovere il fiore. Jamie avrebbe dovuto fare soltanto da supporto per cercare di non farlo cadere e per metterlo immediatamente al sicuro. Sembrava tremendamente strano vedere due persone a quattro mani su un fiore, ma la ben riuscita dell'operazione era fondamentale per creare la pozione perfetta.
    L'unico problema era che Jamie non aveva nessun tipo di contenitore per riporre e trasportare il fiore in sicurezza. Si guardò intorno cercando qualcosa che potesse tornare utile.
    BINGO!
    Una piccola scatola in legno contenente alcuni semi di una qualche pianta magica... Faceva proprio al caso loro e sembrava delle misure perfette per contenere la singola Lingua del Drago. Il ragazzo corse a raccoglierla, togliendo tutto il contenuto e prendendo il coperchio posto al fianco della scatola.

    Questa sarà perfetta per lo scopo...

    Appoggiò la scatola a fianco del fiore che di lì a poco avrebbero "vivisezionato" e fece un profondo respiro. Doveva soltanto prendere il fiore una volta staccato e riporlo delicatamente nella scatola. Niente di più semplice, vero?
    Il serpeverde osservava molto attentamente i movimenti della ragazza cercando di non emettere il benché minimo suono per non distrarla, ma Elise sembrava particolarmente confidente, tanto che iniziò a fare domande sul libro che Jamie le aveva mostrato e successivamente "prestato".

    Il libro? Sapevo che avremmo avuto bisogno di qualcosa di particolare quindi ho chiesto alla caposcuola Serpeverde, la McLean, suppongo tu abbia presente, di procurarsi qualcosa per me.

    Quella domanda, in quel preciso istante, suonava abbastanza strana ma...

    Ed è per questo che, se non vuoi che finiamo entrambi nei guai, sarebbe il caso che tu mi ridia quel libro al più presto..

    ... come poteva aver fatto la McLean ad essersi procurata quel libro? Semplicemente chiedendo a qualche professore il permesso di entrare nel reparto proibito. Non si sarebbe mai scomodata di fare qualcosa di nascosto, quantomeno non per Jamie Allen.
    E a quali professori poteva aver chiesto il permesso? Le opzioni che a Jamie vennero in mente erano principalmente due:
    - Il professor Lorcan Blake, il quale in quanto capocasa serpeverde era sempre ben disposto ad aiutare gli studenti della sua casata (e guardacaso si trattava del compagno della professoressa Lemaire);
    - Il professor Cohle, in quanto era noto che il suo fare tenebroso affascinasse moltissimo la caposcuola Serpeverde (ovvero il professore di pozioni che aveva deciso di accoppiare proprio Jamie e la O'Brien).

    Era tutto tremendamente sospetto. Il cartello nella serra, nessuna protezione magica della professoressa, quel libro così potente finito nelle mani del Serpeverde e la O'Brien, la sua ex arcinemica come compagna di progetto. Sembrava come osservare un puzzle che si componeva magicamente da solo.

    Pensi che...

    Non fece in tempo a finire la frase che venne interrotto da una flebile luce provenire dalla bacchetta della O'Brien, la quale sembrava aver completato alla perfezione* il suo compito. Jamie prese la Lingua di Fuoco, la ripose delicatamente sul contenitore di legno e chiuse il tutto con il coperchio.

    Veloce andiamo! Sistemiamo la serra come riusciamo e poi filiamocela. Abbiamo un po' di cose di cui discutere...

    I due ragazzi uscirono dalla stanza, entrambi si misero a riordinare i disastri combinanti da Pix sussurrando una serie di Incantesimi fino a quando il risultato non fu quantomeno soddisfacente, e poi si lasciarono la serra alle spalle. Missione compiuta, ma a nome di chi?
     
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11 replies since 2/5/2018, 21:25   118 views
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