Till the ocean takes us all

Shea x Amy

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  1. Shea Eventine McLean
     
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    La notte le era sempre piaciuta, sin da piccola, tanto per il buio quanto per la mancanza di suoni molesti. Il silenzio era stato la sua casa per tanto tempo; non la quiete, ma il silenzio vero e proprio, la totale assenza di ogni cosa, l’unico modo per poter tollerare la quotidiana convivenza con gli altri studenti del Castello, così stupidamente rumorosi, per lo più senza un’effettiva ragione. Shea viveva ogni giornata in funzione della notte, ormai, e di quel silenzio.
    Anche la Foresta la faceva sentire a casa, per quanto quella di Hogwarts fosse più magica di quella di Crook of Davon, decisamente più generosa di opportunità di quella del suo paesino, notevolmente migliore.
    La maggior parte della gente che popolava quella scuola non si rendeva conto di quanto effettivamente ogni centimetro di quel castello e dei giardini che lo circondavano fosse casa loro, forse perché per i più non era davvero così. Per la verde-argento, invece, niente si avvicinava di più al suo concetto di “casa” di quel luogo. Ogni mattone, ogni zolla di terra, era casa sua.
    Per questo non poteva permettersi di lasciarlo andare davvero, anche alla fine del suo settimo anno. Doveva trovare un modo. Avrebbe sicuramente trovato un modo.
    Aveva finito la sua ronda anche per quella sera, giusto in tempo per il suo appuntamento. La luna era alta nel cielo, un cielo piuttosto limpido per essere fine settembre in quel di…di quel posto sconosciuto in Scozia in cui si trovavano. Ammirava Rowena per aver trovato quel luogo ed era fermamente convinta che lo stesso Salazar avesse apprezzato particolarmente quella donna. Era un uomo troppo grande per non rendersi conto di chi poteva giovare ai suoi scopi e chi poteva essere alla sua altezza.
    Un giorno sarebbe stata come Salazar Serpeverde. Un giorno tutti avrebbero parlato di come Shea Eventine McLean aveva rivoluzionato il mondo magico. Sarebbe diventato tutto perfetto, tutto come lo voleva lei. Un mondo a sua immagine e somiglianza.
    Camminava a passo lento, lasciando che i pensieri si susseguissero autonomamente, senza sentire il bisogno di dar loro un senso, per una volta, senza costringerli a seguire le regole del mondo che la ospitava, senza dover fingere di essere diversa da quello che era in realtà. La notte, il buio, la solitudine, le permettevano di essere libera. Così camminava, silenziosa come la notte stessa, lasciando dietro di sé solo una piccola scia di aria smossa dal suo mantello. Le piaceva tanto indossare quel mantello nero.
    I capelli colore del fuoco erano lasciati sciolti sulle spalle, tanto lisci quanto impenetrabile era il suo sguardo. Tutto sembrava al posto giusto quella sera.
    Scrutava l’orizzonte con gli occhi di gatto, in cerca del luogo che più la convincesse. Amelia l’avrebbe trovata, era sicura che sarebbe stato così, altrimenti niente avrebbe avuto senso quella sera.
    Nonostante i suoi particolari standard, la rossa le piaceva, per quel che aveva potuto vedere negli anni e cominciava a pensare che potesse essere la sua ancora con Hogwarts, con il suo rifugio nei sotterranei, con tutto il suo mondo, dopo il suo fatidico e tanto poco atteso diploma. Non poteva nemmeno pensare a cosa sarebbe successo in caso di una delusione, quella non era un’opzione plausibile al momento.
    Individuò una piccola rientranza del Lago sulla sponda che si affacciava sulla Foresta Proibita; un piccolo cespuglio sembrava essere stato disturbato dalla recente presenza di qualche animale poco incline a preoccuparsi dell’ambiente. Le venne quasi da sorridere pensando che il suo istinto l’avesse condotta proprio dove qualche creatura magica era stata poco prima di lei. Aveva sempre saputo di avere una qualche connessione con le creature magiche, anzi, con tutto ciò di magico potesse esistere in realtà.
    Così raggiunse la riva e si inginocchiò di fronte alla superficie nera come la pece, rimirando il suo stesso riflesso, impassibile, con tutti i sensi all’erta e lasciando che l’acqua le bagnasse le ginocchia e la punta delle dita.
    Mancava poco.
     
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  2. Amy Holmes?!
     
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    Uno dei mille motivi da aggiungere all’infinita lista che provava che quella scuola era stata innegabilmente progettata per compiacere i Grifondoro e rompere le scatole ai Serpeverde era che la Stanza delle Necessità si trovava al settimo piano. Settimo. Cioè l’ultimo piano, il luogo che tutti gli abitanti dei sotterranei avrebbero volentieri fatto demolire e lasciato precipitare fino alle serre di Erbologia (o forse quella era solo Amy). Metterla a metà strada e far contenti tutti no, eh? Purtroppo per Amy, quella era la sua prima destinazione della serata, quindi, armata di buona volontà e di scarpe da ginnastica ammortizzate, sgusciò furtivamente fuori dagli umidi sotterranei e si preparò ad affrontare gli scalini, suoi nemici giurati. Era avvolta nel più gigantesco mantello nero che avesse potuto trovare in Sala Comune. Si potrebbe pensare che fosse per camuffarsi meglio e poter sparire nell’oscurità più facilmente, ma la verità era che era semplicemente perfetto per il contrabbando.
    Il fatto che Shea Eventine McLean fosse Caposcuola significava che la folle serpeverde poteva combinarne virtualmente di tutti i colori senza mai doverne pagare le conseguenze; e siccome Amy era diventata sua amica, per proprietà transitiva anche il suo culo era parato. È matematico.
    Ovviamente, dopo il rientro dalle vacanze estive andava fatta una rimpatriata. Ma non una banale uscita ad Hogsmeade per una burrobirra come avrebbero potuto fare altri studenti noiosi, no: una rimpatriata con i fiocchi. Ecco dunque che Amy si fece la scalata fino al settimo, diretta alla Stanza delle Necessità, dove, un paio di giorni prima, aveva nascosto un bottigliozzo di vodka che si era fatta spedire via gufo da suo cugino. Siccome qualche idiota del terzo si era fatto beccare a farsi shottini nei dormitori, nascondere la roba in Sala Comune era ormai quasi impossibile, anche rimpicciolendola o camuffandola con la magia. La prossima volta che lo incrociava gli avrebbe dato una ciabattata in testa. In ogni caso, data la considerevole quantità di scale che separava i sotterranei dalla Stanza delle Necessità, forse forse avrebbe fatto meglio ad andarla a prendere prima che cominciasse il coprifuoco, però uffa gli elfi si erano dati particolarmente da fare quella sera e dopo cena le era venuto l’abbiocco. Quindi toccava farlo ora. Sperava solo di non aver bisogno di una paraculata dell'ultimo minuto.

    L'operazione andò liscia e dopo solo qualche incespicamento, Amy raggiunse finalmente il mondo esterno. Il cielo era limpido e la luna, quasi completamente tondeggiante, illuminava la vasta distesa di prato della sua luce riflessa, il che era un bene e un male. Bene, perché significava che la via era abbastanza visibile perché Amy non avesse bisogno di usare il Lumos ed attirare occhi indesiderati su di lei. Male, perché voleva dire che non aveva la completa oscurità della notte a suo vantaggio per poter sgattaiolare senza problemi fino al lago. Decise quindi di prendere la strada meno in vista, che andava da dietro al castello e scendeva fino al lago seguendo il profilo della foresta. Con la musichetta della pantera rosa che le faceva da colonna sonora nella sua testa, Amy avanzava furtivamente, lanciandosi di tanto in tanto occhiate dietro le spalle. Procedette in discesa sorreggendo il bottigliozzo sotto il largo mantello, pregando di non inciampare su qualche radice e ruzzolare giù come un sacco di patate. Una volta raggiunte le sponde del lago, la rossa aggrottò le sopracciglia. Il gufo di Shea diceva Lago nero, ma non aveva specificato proprio dove. Si guardò intorno e strizzò gli occhi per cercare di vedere meglio nell’oscurità... ma si schiantò contro un tronco d'albero. “Santissimo buddha” imprecò, massaggiandosi il naso e controllando che la bottiglia fosse ancora intatta. Fu in quel momento che notò uno scintillio particolare riflettersi nelle placidi increspature dell’acqua, vicino ad una piccola rientranza.
    “Mia cara, porto dei doni!” trillò dopo aver zompettato fino alla Caposcuola. Fece per estrarre la vodka con un gesto teatrale, ma il mantello era troppo lungo e si era tutto aggrovigliato rendendo l'operazione alquanto difficoltosa. Dopo qualche manovra finalmente la tirò fuori e la strinse fra le mani come un trofeo, sghignazzando. Quindi con aria soddisfatta procedette a piantare le sue chiappe vicino a Shea, ma non appena si sedette saltò in piedi emettendo un gridolino. Sasso appuntito. “…portare una copertina no, eh?”

    Edited by Amy Holmes?! - 30/4/2016, 23:49
     
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  3. Shea Eventine McLean
     
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    La cosa che sfuggiva alla maggior parte delle persone, che queste fossero abitanti del castello o meno, era che non tutti i buoni erano dei santi e che non tutti i cattivi erano banalmente…cattivi. C’erano delle persone dietro alle etichette, costantemente, e questo Shea lo aveva sempre saputo. Era stata quella una delle cose che più le era pesata da mettere in atto, nella sua trasformazione in “brava e normale studentessa”: dare etichette, omologare.
    Lei per i più era la pazza, potenzialmente assassina, Caposcuola di Serpeverde e per quanto la cosa giovasse ai suoi affari ed al suo ego, era sempre piacevole che esistesse qualcuno in quel mondo che sapeva vedere la persona oltre la straordinaria – e sì, potenzialmente omicida – strega che era.
    Aveva trovato strano che fosse stata proprio Amy una di quelle persone, a dirla tutta, ma l’aveva osservata talmente tanto nel tempo che sin dai loro primi incontri le sembrava di…conoscerla, quasi.
    La sentì arrivare almeno una cinquantina di passi prima che la rossa palesasse la sua presenza, ma cercò di mostrarsi comunque sorpresa nel vederla lì. Quello che di certo non nascose fu la contentezza – manifestata con un piccolo e semplice sorriso, secondo i suoi soliti standard – nel constatare che come previsto l’aveva trovata.
    Ridacchiò, con un tono che somigliava più allo scampanellio di una qualche campanellina magica che alla voce di una ragazza e scosse appena la testa.
    C’è qualcuno che lo potrebbe trovare piacevole, ma sono gusti.
    Lasciò che un mezzo sorriso malizioso le accarezzasse le labbra, mentre si voltava a guardarla, subito dopo aver fatto un cenno con la testa verso il sasso appuntito su cui la compagna di Casa si era seduta.
    E pensavo di usare il mantello in realtà, questa sera non fa così freddo.
    Ecco, forse a questo punto sarebbe il caso di dire che la concezione che la scozzese aveva di freddo fosse un tantino particolare, diciamo…personale. Perché la Caposcuola dovesse sentire freddo, in definitiva, doveva esserci un metro di neve, una temperatura glaciale ed un vento freddo che nemmeno in Siberia ed ecco, allora Shea avrebbe potuto accusare il colpo.
    Facile quindi intuire che la temperatura di una notte di inizio autunno per lei non fosse altro che “frizzante”, come era solita dire.
    Quindi si alzò, asciugandosi come meglio poté sui vestiti e sciolse il laccio del mantello, per poi stenderlo a terra tra le due, in modo che anche la ragazza di fronte a lei potesse usufruirne.
    Te lo concedo solo perché hai portato quella – disse, indicando la bottiglia che Amy teneva vittoriosa tra le mani, subito prima di sedersi sul soffice tessuto nero – Precedenza alle più anziane.
    In un attimo afferrò la bacchetta e con un accio non verbale cercò di portare via il tessssoro alla rossa. Se ci fosse riuscita avrebbe bevuto il primo sorso, per il semplice gusto di essere la prima a farlo – le piaceva tanto essere la prima – e poi glielo avrebbe restituito, anche solamente perché la notte era lunga e piena di terrori possibilità.
    Era piacevole per una volta nella giornata poter lasciare andare le redini del mondo e rilassarsi un po’. La stupida plebe non aveva idea di quanto fosse impegnativo essere così straordinariamente…normale.
    Prese un enorme respiro – le piaceva tanto l’odore che si poteva respirare in quella particolare zona in riva al lago, uno strano misto di vegetazione lacustre e boschiva, qualcosa di unico secondo la giovane – e si lasciò cadere all’indietro, con lo sguardo puntato sul cielo notturno.
    Ho deciso che quest’anno il Castello sarà nostro – esordì, con la voce più tranquilla del mondo – La baby gang che la Wright spaccia per corpo docenti non sarà un problema. Tu ci stai?
     
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  4. Amy Holmes?!
     
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    Decise di glissare sul commento sulle preferenze sessuali per i sassi appuntiti, ritenendo saggio non indagare... chissà cosa avrebbe fatto a letto una come Shea, date le sue tendenze talvolta un pelino sadiche. Non si può mai sapere. Poi su queste cose la gente si offende facilmente.
    Quando la serpe si sfilò il mantello per usarlo come pseudo trapunta da picnic commentando sulle temperature della serata, Amy strabuzzò gli occhi.
    “Ma tu sei fuori! Fa freddissimooo” esclamò con tono fintamente piagnucoloso, tentando goffamente di avvolgersi ancora di più nell’ampio mantello e maledicendosi per non essersi portata dietro una sciarpina. Gli autunni scozzesi non perdonavano, e appena spariva il sole le temperature scendevano già molto al di sotto dell'accettabile, almeno secondo i gusti della ragazza. Amy odiava il freddo, e, al contrario della rossa seduta vicino a lei, vi era molto suscettibile, malgrado anche lei avesse da sempre vissuto in Scozia e dovesse quindi, di regola, esservi ormai abituata. Ma no, lei godeva di quei rari raggi di sole che penetravano la quasi perenne cortina di nuvole dell'isola, agognava il calduccio* e le maniche corte, che la liberavano dal supplizio di doversi costantemente avvolgere in strati su strati a mo' di cipolla surgelata. Era buffo pensare a quanto quelle due si assomigliassero e allo stesso tempo fossero tanto diverse l’una dall’altra. Eppure, in una maniera o nell’altra, erano riuscite a trovare il modo di sintonizzarsi, di capirsi a vicenda, di parlare nella stessa lingua quando la maggior parte del castello le guardava come fossero aliene.
    Mentre Amy brontolava mentalmente, come i vecchietti seduti al bar, su come non ci fossero più le mezze stagioni e se la prendeva contro i giovani e contro il governo, il bottigliozzo di vodka le scivolò via dalle mani sollevandosi verso l’alto, dapprima lentamente, poi con uno scatto volò in braccio alla Caposcuola. Storse il naso facendo finta di prendersela. "Sta' attenta, miss anziana del villaggio... poi quando ti vengono gli acciacchi e ti cresce la barba, ti servirà qualcuno che te la spunti!" In realtà non sapeva se a Shea sarebbe cresciuta la barba, ma ricordava che a sua zia Magda un bel principio di pizzetto già a 24 anni le era venuto, quindi probabilmente accadeva a tutti!
    Quando la vide distendersi a pancia in su già tramava un attacco di solletico (sì lo so... in realtà ha 9 anni. Ma è talmente raro beccare Shea in una posizione così vulnerabile, che bisognava approfittarne subito!), ma prima ancora che potesse iniziare a districarsi dal mantello per liberare le mani, Shea parlò. Amy l'ascoltò, dondolandosi distrattamente con il busto, poi annuì. "In effetti quest'anno i prof sembrano ancora più storditi del solito... forse in fondo qualche fattura in testa se la sono pur presa," commentò pensierosa, pensando alla battaglia di qualche mese prima. Ok, forse parlarne così, fresca fresca come era, era un po' indelicato... ma Amy si sa non era mai stata una tipa particolarmente riflessiva o da lunghe seghe mentali, e il tatto ahimè le era sconosciuto. "C'è bisogno di movimentare un po' le cose" aggiunse infine schioccando la lingua e lanciando un'occhiata eloquente a Shea. Era vero, l'aria al castello si era fatta un po' deprimente, tanta gente non era manco tornata quindi i ranghi scarseggiavano... insomma ammettiamolo era na noia mortale.
    Con una mano infilata in mezzo alle gambe (non pensate male… era per scaldarsi!), si portò la vodka alla bocca e iniziò a prendere un sorsetto dal bottiglione… pian pianino, ridete pure ma Amy conosceva i suoi limiti, e la vodka non la reggeva proprio per niente. Inclinò la bottiglia per bere… ma quella era pesante, ed Amy aveva fatto male i calcoli… si ritrovò mezza annegata nell’alcol.

    *che poi diciamocelo, il "caldo" estivo della Scozia raggiunge massimo i 20 gradi a voler essere generosi.
     
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  5. Shea Eventine McLean
     
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    La maggior parte delle persone del castello – fatta eccezione per una Corvonero in particolare – non aveva idea di quanto fuori di testa (in senso positivo, s’intende) potesse essere la nostra carissima Serpeverde, ma ben presto voi dolcissimi e pazienti lettori ne avrete un piccolo assaggio. Ebbene sì, perché mischiare alcool, Lago Nero, una notte limpida e frizzante con una specie di rimpatriata tra amiche post apocalisse non era davvero una cosa saggia da fare, non se una delle suddette amiche era Shea Eventine McLean e non se lei fosse di uno strano buon umore. Una combo letale, lasciatevelo dire. Il fato però volle che fossero proprio quelli gli elementi che andarono a mischiarsi, quella notte, e che il tutto fosse contornato dalla possibilità di fare qualche diabolico piano di conquista del mondo castello.
    Ehi, vacci piano, vecchia e barbuta ci diventerai tu! Io resterò sempre giovane e bellissima.
    Finse un poco credibile tono offeso e si tirò su, giusto in tempo per scoppiare in una risata. Oddio, “scoppiare” è un termine un tantino esagerato, se associato alla scozzese. Dovreste – come dire? – rivedere il vocabolo ed adattarlo alla nostra simpatica ragazza ed ai suoi standard. In alternativa potremmo dire che proruppe in una risata piuttosto sonora, nonostante il suono che ne uscì non fu propriamente sguaiato o assimilabile ad una normale risata, ma qualcosa che si avvicinava molto di più ad un misto tra una persona che stava soffocando, una che effettivamente rideva ed un sonaglio per bambini.
    Ma sorvoliamo su questi babbonosi (?) dettagli che non interessano a nessuno e torniamo a noi e alle cose che interessano il grande pubblico: alcool. Nella fattispecie, l’alcool in questione era appena stato rovesciato su una superficie non preventivamente adibita ad ospitarlo. Cosa? Devo parlare come mangio? Ok, va bene, mi sono lasciata trasportare un poco, lo ammetto: l’alcool era caduto, ok?! Amy si era sbrodolata, in poche parole.
    Fu solo per questo motivo che Shea decise di fare, per una volta nella sua vita, un atto altruista: non poteva permettere che una risorsa così importante venisse sprecata in questo modo! Per cui, dopo essere riuscita a riprendere fiato ed aver smesso di ridere le venne la brillante (!) idea di raccoglierlo con la lingua (?). Nel senso che – sempre per parlare nel modo più spicciolo possibile, visto che a quanto pare il mio audience di questa sera non è particolarmente propenso ad una prosa articolata – le leccò l’alcool via dalla guancia. Circa. Per poi, tra le altre cose, tornare al suo posto con la sua solita ed innata nonchalance.
    Mel, sei un disastro, lasciatelo dire…uhm saporito! – Asserì, con un’altra mezza risata e prendendole la bottiglia dalle mani – è bagnata!
    La rossa guardò la bottiglia come se avesse tra le mani un’acromantula in putrefazione. Non le piacevano le cose bagnate se queste non dovevano esserlo. Era un discorso un po’ contorto, non mi metterò qui a spiegarlo questa sera, altrimenti penso che ne usciremmo tutti più rincoglioniti confusi di quanto non siamo al momento, vi basti sapere che la bottiglia non doveva essere bagnata.
    E quale miglior modo di asciugarla se non quello di usare i propri vestiti? Esatto! Qualsiasi modo sarebbe stato migliore, ma non quella notte, ormai credo che i cari lettori abbiano imparato questa costante.
    Per cui Shea l’asciugò – borbottando tra sé e sé di quanto l’alcool, a differenza del suo stesso sangue quando le cadeva dopo aver scritto qualche bozza di incantesimo, avesse un odore forte – e poi ne bevve un paio di sorsi.
    Uh, si! Movimentiamo le cose, mi piace!
    Per poco non si mise a battere le mani per l’esaltazione, quasi fosse diventata improvvisamente una bambina di cinque anni durante la viglia di Natale. Peccato che a Shea il Natale non fosse mai piaciuto e che a cinque anni aveva provocato la famosa cicatrice che il suo gatto ancora portava in giro, ma quelli erano solo meri dettagli, in fondo, no?
    Hai dieci secondi per propormi qualcosa di divertente, poi….vedrai. Lo senti il nero potere? Lo senti?!
     
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  6. Amy Holmes?!
     
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    Ecco appunto, parlando giusto di preferenze sessuali bizzarre. Shea l'aveva appena leccata?! Sulla faccia? Che vi avevo detto? Non si può mai sapere!
    "ALLORA... queste invasioni dello spazio personale... mi sembrava che ne avessimo già parlato!" esclamò, guardandola torva. Amy non era una da curarsi particolarmente di certe regole sociali ed era nota per fare quello che le girava sul momento, però solitamente quando valicava i limiti personali delle persone, che fossero fisici con gesti indecorosi o mentali con domande inopportune, ne era consapevole, malgrado non sempre le sue frecciatine fossero premeditate, ma fossero piuttosto il risultato di una diarrea verbale cronica. Shea le dava spesso l'impressione di non essere assolutamente a conoscenza di questi limiti sociali, ma in una maniera quasi ingenua. La cosa in fondo la divertiva, Amy faceva la brontolona e allontanava la gente principalmente per scelta, era scontrosa e sarcastica e le persone le stavano sulle scatole (o forse era lei a stare sulle scatole alla maggior parte di chi incontrava?), ma non era poi così sicura delle motivazioni dell'altra. E quando rideva, con quella sua strana risata scampanellante, le sembrava che venisse da un altro mondo.
    Tornando a noi, con espressione di puro schifo dipinta in volto Amy cercò con lo sguardo qualcosa con cui pulirsi la faccia, alla quale stavano iniziando ad attaccarsi i capelli fra l'appiccicume dell'alcool e i rimasugli vischiosi della saliva della Serpeverde.
    "Quindi la tua lingua non è biforcuta... un po' mi deludi, sai!" osservò sghignazzando mentre si risolveva ad utilizzare un lembo a caso dell'enorme mantello in cui ormai aveva perso le varie parti del corpo, tanto s'era aggrovigliato. Tanto non era suo. Più tardi l'avrebbe abbandonato da qualche parte nella Sala Comune e lasciato che gli elfi ci pensassero, mica era un'agenzia di lavaggio a secco lei.
    La risposta eccitata di Shea alle sue parole quasi la prese alla sprovvista, ma poi notò la vodka abbandonata in grembo alla Caposcuola e mentre quella era distratta dal suo stesso entusiasmo, gliela fregò di nuovo. E non c'è bisogno che la guardiate con quelle facce preoccupate... sarà pure imbranata ma non è una bambina, stavolta non rovescerà niente! Anche perché la bottiglia si era già decisamente alleggerita (alcolizzate dei miei stivali). Prese un paio di sorsi con rinnovata foga e coff coff, ahi come brucia... le vennero le lacrime agli occhi. Forse avrebbe fatto meglio a portare anche del succo di frutta per ammortizzare, anche perché la cena risaliva a diverse ore fa ed era ormai bella che digerita. Fu percorsa da un brivido di disgusto e tirò fuori la lingua in una smorfia (ma come facevano i russi a berne così tanta di sta roba?), poi lanciò a Shea un'occhiata di sottecchi e la sua bocca si aprì in un ghigno.
    "Qualcosa di divertente? Mmmmh" disse pensierosa. Appoggiò la vodka sull'erba e si alzò in piedi, leggermente ondeggiando sul posto. Occazzo, di già si faceva sentire? Sperando che Shea non l'avesse notato, si avvicinò alle sue spalle e vi si accovacciò dietro. "Vediamo... mmh... forse... potremmo far visita alla piovra gigante!" e detto questo la spinse nel lago, o almeno ci provò. Se ci fosse riuscita, prima sarebbe scoppiata a ridere puntando il dito contro la malcapitata alla Nelson dei Simpson, poi avrebbe preso in mano la sua bacchetta... perché con Shea non si poteva mai sapere.
     
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  7. Shea Eventine McLean
     
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    Era cosa assai nota che Shea odiasse il contatto fisico – a riprova di ciò vi era persino la recente ed imbarazzante (se solo lei fosse stata in grado di provare imbarazzo) situazione con Robert-Opossum-Noble – ma era altrettanto noto che la giovane scozzese avesse l’intelligenza sociale di un piccolo animale selvatico, quando non teneva pienamente sotto controllo i suoi comportamenti. Era questo lo scotto che bisognava pagare per essere suoi amici: accettare le sue stranezze come parte di lei ed aspettarsi di tutto senza giudicare. La Shea precisa ed impassibile era riservata al mondo esterno, quella letale ai suoi nemici.
    Premesso questo, quindi, fece spallucce alla risposta della Holmes, come se le sue parole fossero tanto scontate quanto inconsistenti per lei.
    Quanto la fai lunga, Mel.
    Ovviamente non era scocciata, anzi, ma la divertiva fare la parte della superiore anche perché fondamentalmente era convinta di esserlo sia che fosse per scherzo o meno. In fin dei conti era solo una lingua! Toccavano cose molto più schifose durante l’ora di Pozioni, no?
    Poi prese la bacchetta e la puntò contro la sua stessa bocca. Ne uscì una piccola luce e quando l’aprì per tirare fuori la lingua…questa era biforcuta davvero!
    Certo, non era stata una grande magia quella, ma era il frutto di mesi e mesi di esercizi. In qualche modo aveva dovuto pur passare il tempo mentre le persone si disperavano per le loro perdite e piangevano sui cadaveri di qualche inetto non abbastanza in gamba per salvarsi la pellaccia, no? (la grande fortuna di non avere nessuno che ti ama). Ecco, Shea aveva deciso di imparare qualche piccolo trucco. Dopo aver letto e riletto tutti i libri che aveva rubato preso in prestito dal Reparto Proibito gli anni passati e quelli che aveva scoperto nel suo nascondiglio ed aver imparato quanto più possibile – senza evitare ovviamente qualche piccola ed innocente ma soprattutto casuale vittima mentre li sperimentava – si era data ai giochi: lingua biforcuta, capelli a serpente in perfetto stile Medusa e cose del genere. Una volta aveva persino trasformato il suo letto in un albero, tanto per provare, per poi rendersi conto che non sapeva come fare l’incantesimo inverso. Non fu una bella esperienza, considerato che la casa non era la sua e che aveva dovuto dormire sul pavimento per una settimana intera prima di riuscire ad invertirlo.
    Ma dettagli a parte: sapeva far finta di avere la lingua biforcuta.
    A te capire quale delle due è la mia.
    Stava per ridere e probabilmente aggiungere qualcosa, ma non fece nemmeno in tempo che si ritrovò spinta dalla compagna di Casa.
    L’inconveniente di essere a proprio agio era l’abbassare la guardia, anche se di una piccolissima percentuale e anche se per pochissimo tempo. La disattenzione poteva essere fatale. La rossa perse l’equilibrio, cominciò a barcollare ed in tre secondi si ritrovò con il culo a terra, per essere schietti, anzi: in acqua.
    TU!
    Urlò, con fare fintamente furioso. Peccato che l’espressione furiosa di Shea fosse davvero inquietante, che questa fosse vera o meno, aveva qualcosa di sbagliato negli occhi probabilmente. Ma questioni irrilevanti a parte, la sua prontezza di riflessi cercò di venirle in soccorso, in ultima battuta. Così, proprio mentre cadeva in acqua, allungò una mano verso la gamba dell’amica, sperando di riuscire ad afferrarla e portarla nel lago con sé.
    Se doveva proprio fare il bagno insieme alla Piovra Gigante perché non farsi accompagnare no? Come dicevano sempre le grifolagne? Più si è meglio è? No, ok, era un modo di dire davvero stupido, lei odiava le persone. Però il punto non cambiava: se la scozzese cadeva, Amy doveva cadere insieme a lei.
     
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  8. Amy Holmes?!
     
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    Neanche tempo di finire di sghignazzare alla sua battutina che alludeva alla natura serpentina della Caposcuola, che quella tirò fuori dalla bocca una lingua biforcuta... vera!
    Amy strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca sorpresa senza neanche rendersene conto. Lì per lì la cosa l'aveva lasciata interdetta perché, svampita com'era e impegnata a pulirsi la faccia col mantello, non si era nemmeno accorta che Shea aveva appena lanciato un incantesimo non verbale a se stessa... e la sua mente partì in quarta come al solito.
    "Ma, ma... hai preso una dentata sul lavandino dei prefetti? Ti sei fatta tagliare la lingua in due?? Ma come fai a parlare normale senza ssssibilare, cossssìì..?? Shè però cacchio fattelo dire, non è che sia proprio un gran bell'affare, anche se forse i maschi un po' curiosi lo sar-"
    si interruppe a metà frase aggrottando le sopracciglia. Qualcosa non quadrava. Studiò il volto della ragazza che dal canto suo l'osservava con espressione divertita, poi notò la bacchetta ancora stretta fra le sue mani, mise le due cose insieme e... oh perdiana che idiota che era.
    Un po' in imbarazzo per la sua ennesima figura di m anche con la sua faccia tosta, decise di prevenire la fiera della sfottio a cui la serpa (che oramai a uno di quei rettili striscianti ci assomigliava sempre di più) l'avrebbe sicuramente sottoposta e la spinse nel lago. Come previsto le puntò il dito contro e si sganasciò dalle risate.
    "Puahahah- WAHHHHH"
    maledetta! Se lo sarebbe dovuto aspettare che l'avrebbe trascinata via con sé. Dopotutto sapeva benissimo che Amy era già un miracolo se rimaneva con i piedi per terra senza interferenze esterne, acchiapparla per la caviglia a tradimento sapeva troppo da "ti piace vincere facile??"... mettiamoci pure qualche centilitro di vodka pura di bassa qualità, ed era la fine.
    Si ritrovò quindi anche lei con le chiappe inzuppate a sguazzare nel lago. Porca paletta che fredda che era! Ed era decisamente più profonda di quanto si sarebbe aspettata per essere così vicina a riva, difatti standosene lì seduta l'acqua le arrivava già ben sopra l'ombelico.
    Allora Shea giocava sporco... ok sorvolando sul fatto che era stata Amy a spingerla per prima, ma dettagli. Fissò la rossa e mise su un finto broncio, tirando su labbrino e tutto quanto, poi senza farsi notare cacciò le mani sott'acqua e...
    SPLASH! La inondò con uno spruzzo d'acqua fino ai capelli. Nel creare l'onda le era sembrato di aver tirato su anche qualche cosa di viscido e gommoso su dal fondale che con tutta probabilità era finita in testa o in faccia a Shea, ma di sicuro non era nulla di che...
     
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  9. Shea Eventine McLean
     
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    Che la Holmes non avesse tutte le rotelle che giravano al verso giusto ormai non era un mistero, anche perché altrimenti non avrebbe passato il suo tempo libero con la Caposcuola, però addirittura credere lei che avesse la lingua…
    Schifo!
    Non aveva nemmeno fatto in tempo a finire di formulare il pensiero che quella parola le si dipinse a caratteri cubitali nella mente.
    Non so se vi siete resi conto di quanto era appena successo. Se voialtri stupidi inetti non avete prestato abbastanza attenzione agli avvenimenti di cui sopra sarò infastidita ben lieta di farvi un piccolissimo riassunto. La dolce ed innocente presto calva Amelia Rose Holmes aveva:
    a) gettato la sopracitata Caposcuola nel Lago Nero;
    b) schizzato la suddetta con acqua e putridume. Sì, perché mentre la ragazza stava provocando una specie di tsunami in miniatura, tanto perché non aveva di meglio da fare evidentemente che bagnare la sua amica (?), aveva pensato bene di portarsi dietro qualche schifezza proveniente dal fondale del lago.
    Se è un assorbente usato giuro che glielo faccio mangiare. Si ritrovò a pensare, avvicinando la mano alla cosa misteriosa che si era gentilmente adagiata sulla sua testa. Era viscida, quindi o si stava putrefacendo o era sempre stata una cosa viscida, in ogni caso non era niente di buono. Nella migliore delle ipotesi poteva trattarsi di un’alga mezza stecchita, nella peggiore era un panino smangiucchiato da quella grifolagna cicciona e piagnucolosa con la sorella rompiboccini.
    L’unica nota positiva in quell’ammasso di viscidume era che fosse riuscita a trascinare la rossa con sé, il che significava che era solamente l’inizio e che presto la sua vendetta sarebbe giunta. Gliel’avrebbe pagata, eccome se gliel’avrebbe pagata!
    Sto seriamente ponderando l’idea di farti fuori, giusto perché tu lo sappia.
    Disse, molto, molto lentamente, mentre allontanava l’oggetto sconosciuto dai suoi capelli. Erano sicuramente più sporchi di...di…persino di quelli di Gregory il Viscido (e lei era sempre stata schifata da quel quadro) il che la diceva davvero lunga.
    Ma che è questo schifo?!
    Aspettò tre secondi, in cui cercò di mettere a fuoco l’ammasso di robaccia che aveva tra le mani. Era una specie di strano groviglio in cui era sicura di riconoscere capelli (?!) e un pezzo di qualcosa che un tempo era vivo – pesce? Tentacolo di avvincino? – in ogni caso non aveva un bell’aspetto.
    Il primo istinto fu quello di rigettarlo nel Lago, poi le venne la brillante idea che potesse tornarle utile. Non sapeva ancora bene per cosa (le idee spaziavano dall’usarli come ingrediente per qualche nuova pozione all’infilarli nel letto di qualcuno) ma fatto stava che voleva conservare il prezioso ritrovato.
    Wingardium Leviosa
    Fece fluttuare l’ammasso verdastro fino al punto in cui doveva trovarsi il mantello – non soffriva di Alzheimer precoce, era buio <s>razza di idioti - e lo lasciò cadere a terra, poi tornò a guardare la compagna.
    Pensi di passarla liscia?
    Sghignazzò, con le guance ancora leggermente arrossate per l’alcool nonostante la temperatura glaciale dell’acqua. Fece quindi un rapido mezzo giro attorno ad Amy, studiandola come fanno i gatti prima di attaccare/giocare con qualcuno e con lo stesso sorriso sghembo sulle labbra. Di colpo poi le saltò addosso, nella speranza di riuscire a farla cadere ancora più a fondo e condividere con lei l’ebbrezza di avere i capelli bagnati durante una notte fredda di fine settembre. E poi qualcuno si ostinava ancora a dire che Shea non fosse generosa!
     
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  10. Amy Holmes?!
     
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    Ooops... Amy si morse la lingua per trattenere la risata che già minacciava di uscire sguaiatamente. L'espressione esterrefatta e disgustata di Shea dopo che l'aveva inondata d'acqua di lago e schifo vario era impagabile. Si scambiarono un lungo sguardo mentre la Caposcuola rimase immobile per più di qualche secondo, chiaramente cercando di registrare quello che era appena successo, probabilmente immaginando mille e uno modi per fargliela pagare, e, conoscendo Shea, che quanto a inventiva e sete di vendetta non era seconda a nessuno, solo il cielo era il limite. Almeno così sperava... di certo non voleva finire su Marte!
    Liquidò la "minaccia" di Shea di farla fuori con una linguaccia, adesso chi era a farla lunga? Diciamo che fra le due con tutta la loro melodrammaticità avrebbe potuto mettere su una soap opera.
    I movimenti lenti e quasi meccanici della serpeverde non presagivano nulla di buono. Ma Amy era troppo distratta dalle sue espressioni quasi scioccate da quel suo affronto per preoccuparsi di accendere i riflessi e gli istinti di sopravvivenza.
    La suspense si faceva sempre più intensa mentre Amy non scollava gli occhi dalla mano di Shea che andava a toccare quell'ammasso aggrovigliato che le era finito in testa. Amy non riuscì a trattenere una smorfia... oh oh.
    "Ma che bel copricapo, è una nuova moda?"
    ok forse questa poteva risparmiarsela. Qualsiasi vendetta Shea stesse tramando nella sua testa sarebbe sicuramente duplicata in gravità al sentire quelle parole. Quella cosa viscida era effettivamente parecchio disgustosa e si dovette domandare che diamine fosse e come avesse fatto ad arrivare fino a lì. Puah, che schifo l'acqua! Piena di cacche di pesce e cose morte che galleggiano e... e... sì insomma cose schifose.
    Quando la rossa eseguì il Wingardium Amy temette che glielo stesse per appioppare in testa a lei, ma poi l'aggrumo indefinito la superò e si andò a depositare sul mantello-coperta. Seguì la sua traiettoria con espressione alquanto confusa... che diamine aveva in mente quella donna? E se era vivo? Voleva tenerselo come animaletto domestico?
    Non fece nemmeno in tempo a darsi una risposta, che si ritrovò a testa sott'acqua.
    "WAAARGHBBNLBLBLB"
    Quella pazza le era saltata addosso! Oddio! L'avrebbe annegata! Era questa la sua punizione.
    Riuscì a riemergere ma lì per lì non riusciva ancora a respirare dato che si era ritrovata i suoi stessi capelli (e sperava solo quelli) in bocca. Cercò si spalmarseli via dalla faccia ma finì solo con l'assomigliare ancora di più alla tizia di The Ring. L'aveva colta alla sprovvista quindi si era fatta una bella bevuta d'acqua putrida e le era pure salita nel naso.
    "Ok... adesso pari" boccheggiò cercando Shea con lo sguardo, ma si sentiva mezza cecata fra capigliatura in faccia e acqua di lago che le era andata negli occhi, appannandole la vista.
    "Quando ho proposto di andare al lago ad annegare i nostri dispiaceri non intendevo letteralmente, sai"
    Aggiunse ridacchiando una volta recuperata l'aria, per poi schiacciarsi a intermittenza il naso che ancora le pungeva. Poi, stufa di starsene ammollo come una papera, si alzò, decisa ad effettuare una dimostrazione pratica a Shea di come si annegavano i pensieri nell'alcool: ma quell'aggroviglio di tentacoli che aveva pescato Shea evidentemente non era venuto solo e, com'era prevedibile, dopo appena un paio di passi Amy mise il piede su un'altra roba viscida e scivolò.
    Imprecando contro Merlino e la madre di qualcuno, la rossa si mise a tastare le acque in cerca del colpevole, che non avrebbe di certo ricevuto lo stesso trattamento premuroso del tentacolo di Shea. Fra uno schizzo e l'altro finalmente l'acchiappò e si rivelò essere... una pergamena??
    "Ma che diamine..?"
    Ok, anche Amy aveva buttato via i suoi appunti in passato perché doveva fare spazio per la sua nuova macchina per i pop-corn taroccata, ma perché fare tutta quella strada e buttarli nel lago?
    Malgrado fosse buio, si poteva vedere che non fosse proprio in condizioni ottimali, insomma era piuttosto scurita, come dal tempo, aveva l'aria alquanto datata. Ma la cosa strana era che non era bagnata come lo poteva essere un normale pezzo di carta, rammollito e sbrandellato, ma appariva perfettamente integra, lucida, quasi come se fosse stata ricoperta da una bustina trasparente impermeabile. E, ovviamente, era viscida e scivolosa. Probabilmente si era formato uno strato di muffa e sudore di Maridi... ma i pesci sudano? Mah.
     
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  11. Shea Eventine McLean
     
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    Che le due stessero degenerando era ormai abbastanza ovvio, perché probabilmente nessuno aveva mai avuto modo di vedere una Shea zuppa come se non ci fosse un domani e che rideva persino (!) mentre faceva la persona realmente normale e si divertiva (!!!) con un’amica (nessun punto esclamativo sarebbe sufficiente per mettere la giusta enfasi su quest’ultima parte). Avrebbero potuto dare la colpa all’alcool – e così molto probabilmente la Caposcuola avrebbe fatto – ma sarebbero stati in pochi a credere ad una scusa del genere. Per fortuna il Lago non era molto popolato a quell’ora della notte quindi la rossa non doveva preoccuparsi di vedere distrutta la sua reputazione. Stava diventando brava a nascondere le cose che potevano portare gli altri a pensar male di lei, doveva ammettere, ma quella era un’altra storia.
    Quello che invece stava accadendo in quella storia era ben diverso e decisamente più interessante. Come in ogni racconto che si rispetti era giunto il momento del colpo di scena, quello che di norma avrebbe messo in difficoltà l’eroe di turno, ponendolo di fronte ad un ostacolo da superare.
    Tuttavia, vi sembrano le due Serpeverde delle classiche eroine? Ovviamente no, per cui per loro quello non sarebbe stato il momento della difficoltà, no, quello era solo l’inizio di un qualcosa di eccitante e potenzialmente distruttivo, ma soprattutto…assolutamente in discesa!
    Di cosa sto parlando? Ecco a voi quanto accadde.
    Cos’è? Fammi vedere! Disse, prendendo molto gentilmente il rotolo dalle sue mani.
    Shea non era mai stata una ragazza dai modi particolarmente garbati ed era abituata ad ottenere sempre quello che voleva, in un modo o nell’altro e senza badare ai mezzi che utilizzava. Per cui strappare di mano una cosa alla Serpeverde accanto a lei non le sembrò minimamente un problema, né tantomeno una cosa da evitare.
    Inoltre la compagna di Casa aveva trovato un oggetto di interessante – finalmente, visto che fino a quel momento le aveva tirato addosso solo putridume! – ed era suo dovete di Caposcuola e persona più grande controllare cosa fosse. Sapete, per una questione di sicurezza, ovviamente.
    Una volta che prese lo strano rotolo tra le mani poté notare una cosa assurda: non era bagnato. Incantesimo impermeabilizzante? Da quanto tempo durava? Le cose si facevano sempre più interessanti, anche perché non riusciva ad evitare di chiedersi chi butterebbe qualcosa nel Lago cercando però di non farla rovinare e soprattutto: cosa c’era di così importante da preservare?
    Senza pensarci due volte srotolò la pergamena e diede una rapida letta a quanto vi era scritto.
    Quasi non riuscì a credere ai suoi occhi. La scozzese rimase qualche istante a fissare il foglio, leggendo e rileggendo le stesse poche righe e non solo perché la grafia era difficilmente decifrabile o perché vi era qualche runa sparsa qua e là, ma perché realmente non poteva credere che un colpo di fortuna del genere potesse essere capitato a loro.
    Tu.Non.Puoi.Capire.
    Eccola. Sentiva l’esaltazione crescere dentro di lei come quando era in procinto di sperimentare una nuova variante di incantesimo, anzi, meglio! Come quando poteva sperimentarla su qualcuno. Le piaceva così tanto vedere la reazione delle persone! Quello, quello che avevano trovato sarebbe stato estremamente divertente, quasi al pari, ne era certa.
    Miss Holmes, le presento la chiave per il Castello di Hogwarts
    E così dicendo, con fare teatrale, voltò la pergamena in modo che anche Amy potesse leggerla. Non vi era molto, solo qualche scritta qua e là, appunti per lo più, ma tra quelle scritte si trovava un grande tesoro: lì, proprio sopra quella piccola lista di strani ingredienti. Era una pozione, sì. Una pozione per accedere alla volontà altrui, a quanto la rossa aveva potuto dedurre.
    Buongiorno, Shea, è arrivato Babbo Natale.
     
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