Looking for the truth

Haezel x Astrid

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  1. Hæzel Jensen
     
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    Il cortile della Torre dell'orologio era molto silenzioso quel pomeriggio. Haezel aveva deciso di rilassarsi un po' dato lo stress degli ultimi giorni. E parlare con una gigantessa rientrava tra quelli. Aveva cercato un posto tranquillo in tutto il castello e, infine, aveva optato per quel cortile in cui l'unico rumore era quello dei rintocchi dell'orologio.
    Si era seduta sul bordo della fontana e per fortuna aveva avuto la buona idea di indossare il mantello: le temperature si erano abbassate e un venticello fresco passava tra i capelli della piccola Grifondoro e increspava leggermente la superficie dell'acqua della fontana, ormai coperta dalle foglie cadute dagli alberi. L'undicenne si fece spazio, facendo cadere le foglie in eccesso e si sedette sul bordo. Guardò il cielo che prometteva imminente pioggia e poi spostò lo sguardo sul manto di foglie che galleggiavano sull'acqua; non si vedeva il fondo della fontana. Cominciò a giocherellarci con la punta della bacchetta.
    Non avrebbe immaginato, solo qualche mese prima, di ritrovarsi con quell'astuccio di legno in mano. Ancora non aveva sperimentato la potenza di quel bastoncino ma aveva visto già cosa significasse trovarsi a Hogwarts e avere a che fare con oggetti e esseri del mondo magico. Guardò i rampicanti sulle mura circostanti e il porticato sulla destra. Sperò che nessuno fosse lì fuori perché non voleva essere disturbata. Ai suoi lati c'erano delle statue che rappresentavano delle strane creature e sperò che non cominciassero a parlare all'improvviso anche loro. Già si era dovuta abituare ai richiami dei ritratti...ora se ci si aggiungono anche le statue! Pensava che nulla fosse casuale nella disposizione delle cose al castello, come a voler garantire una continua protezione dei suoi studenti. Ma chi mai arriverebbe qui? Siamo circondati dalle montagne, a chi verrebbe in mente che qui c'è una scuola?
     
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  2. Astrid Usher
     
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    Astrid per tutto il tempo che era rimasta nella scuola, non aveva ancora avuto modo di dare un’occhiata in giro, era sempre corsa da una parte all’altra per frequentare le lezioni. Quel pomeriggio non avendo nulla da fare e sentendosi libera da altri impegni, decise di fare una passeggiata nel castello. Un passo seguiva l’altro e non avendo una meta in particolare, seguì il “flusso”, di cosa fosse composto non lo sapeva, fatto sta che si lasciò trasportare dal paesaggio che la circondava e dalle persone che aveva intorno. Cercò sempre di più – come al suo solito- di isolarsi, giungendo fino al cortile ai piedi della Torre dell’orologio. Superò le prime due colonne che lo collegavano al castello e sul lato opposto, altre due colonne che affacciavano su uno strapiombo. La ragazzina si precipitò curiosa sul quel lato del cortile, per scorgere la magnificenza del Lago Nero e delle montagne circostanti. Affacciatasi, non poté ignorare l’adrenalina che era solita provare davanti alle grandi altezze. Non era paura quella che la invadeva, ma un senso di liberazione, era attratta dal vuoto che le si presentava davanti. Riusciva a malapena a resistere, si aggrappò più che poté alla pietra fredda che la costringeva a restare con i piedi a terra, ma più guardava avanti a sé più quella sensazione aumentava e il cuore iniziava a batterle forte, come impazzito. Poi distolse lo sguardo improvvisamente che andò a finire sulle foglie morte ammucchiate sul pavimento, ne raccolse alcune e le buttò oltre il muretto e mentre scendevano lentamente giù, diede loro fuoco. Piccole fiamme nell’aria cadevano pesanti senza mai giungere alla loro meta. La verde-argento, raccolse di nuovo altre foglie, per poi gettarle e darle fuoco, fece lo stesso per altre tre o quattro volte, e ogni volta si sporgeva sempre di più, sempre due o tre centimetri più lontano e il cuore continuava a correre forte, respirava velocemente e tra gli affanni, una risata appena pronunciata le saliva sul per la gola. Poi un fischio alle orecchie, le mani e le gambe iniziarono a tremare, fece un respiro profondo e si gettò a terra quasi nel panico, con le spalle rivolte verso il muretto. Strinse tra le mani le foglie che non era riuscita a buttare e fissò un punto davanti a lei.

    In quel punto era seduta sulla fontana, una ragazzina del primo anno, ma a differenza sua vestiva i colori della Casa dei Grifondoro. In un pugno aveva stretta la sua bacchetta, ma non sembrava volesse farle qualcosa, anche perché dubitava che sarebbe stata capace di farlo. Sul suo volto era ben visibile lo sgomento e la confusione. La verde-argento non aveva dato una buona impressione di sé, anzi, al contrario diede spettacolo del suo squilibrio, non che le importasse molto il giudizio di quella ragazzina, ma quello che aveva vissuto era un suo momento intimo, e non le stava bene che una persona qualsiasi fosse lì a guardare ciò che faceva. La rosso- oro, non sembrava volesse proferir parola, piuttosto le appariva quasi intimorita, come se Astrid potesse saltarle addosso da un momento all’altro e strapparle via tutti i capelli. Non era tra le sue intenzioni, anche se le sarebbe piaciuto vederla urlare e correre via per la paura, ma era pur sempre una Grifondoro ‘coraggiosi, nobili, leali, cortesi e bla bla bla… che noia!’.
    Senza distogliere lo sguardo, si alzò molto lentamente, ritrovando la sua compostezza e si avvicinò alla ragazzina, come per testare davvero il suo coraggio.
     
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  3. Hæzel Jensen
     
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    Ah, giusto. Ci sono loro, si disse, rispondendo alla domanda che si era fatta due secondi prima, infastidita. La sua tranquillità era stata interrotta da una studentessa di Serpeverde. Prima ancora che dallo stemma sulla divisa, l'aveva riconosciuta dal viso. Era la ragazzina a cui avevano sottratto punti alla lezione di Storia della Magia e che era stata consolata da uno studente più grande. Loro sì che sarebbero capaci di mettere la scuola in subbuglio. L'aveva vista dare fuoco a delle foglie. A 11 anni dà fuoco alle cose, a 17 anni alle persone. Erano entrambe inesperte in quel momento ma se i presupposti erano quelli, la Serpeverde avrebbe utilizzato tutt'altro che semplici foglie una volta che avesse acquisito dimestichezza con gli incantesimi.
    Smise di giocherellare con le foglie della fontana ma non mise a posto la bacchetta. Sua nonna le aveva sempre detto che non doveva mai farsi trovare impreparata e, nonostante dovesse ancora abituarsi a sfoderarla praticamente in qualsiasi occasione e acquisire dimestichezza con la presa, Haezel cercava di seguire il suo consiglio quanto più poteva. Dopotutto, sarebbe stato da stupidi riporla dopo aver visto che la coetanea la sfoggiava così orgogliosamente.
    L'espressione impressa sul suo volto era la stessa che mostrava lei. Erano entrambe infastidite dalla presenza l'una dell'altra e la Serpeverde sembrava dirle con lo sguardo “qui non c'è posto per tutte e due e sarai tu ad andartene”.
    Con suo stupore, vide che si avvicinò. Continuò a guardarla in silenzio finché non fu a una manciata di metri da lei.
    << Non vorrai farti togliere altri punti>>, disse con tono di sfida la Grifondoro, dando una nota più acuta alla parola “altri”. Forse ancora le bruciava quell'episodio. In quel caso, glielo avrebbe fatto bruciare ancora di più. Forse se ne era già dimenticata. In quel caso, glielo avrebbe fatto ricordare.
    Effettivamente non sapeva se la Serpeverde avesse notato il suo sguardo alla fine della lezione, ma non era quello l'importante. Haezel non aveva fatto guadagnare nessun punto alla sua Casa, ma perlomeno non gliene aveva fatti perdere. Vi piace fare i ribelli, eh? Vi sta bene. Haezel non aveva imparato molti incantesimi e quello che aveva fatto la coetanea non rientrava tra le sue conoscenze e, probabilmente, capacità. Non sapeva se avesse imparato altre fatture per conto suo, aizzata da qualche studente più grande, ma la Grifondoro ignorava davvero cosa si potesse fare con quel bastoncino di legno che teneva stretto nella mano destra. A quanto pareva, la Serpeverde aveva un vantaggio nei suoi confronti ma Haezel non si scompose. Sarebbe stato sciocco, sia da parte sua che della simpatica piromane, ricorrere a degli incantesimi. E “abracadabra” non l'avrebbe salvata.
     
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  4. Astrid Usher
     
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    Ferma davanti alla ragazzina non aprì bocca, fu bensì quest’ultima a farlo
    << Non vorrai farti togliere altri punti>>
    ma sarebbe stato meglio che fosse rimasta zitta. ‘Altri punti’, ora che le era vicina aveva riconosciuto quel suo viso innocuo, un po’ tonto. Anche lei aveva seguito la lezione di Storia Della Magia e aveva assistito al suo ritardo, con conseguente punizione. Che banalità quella di tirar fuori in un momento del genere quest’episodio, forse anche un po’ stupido, perché voler provocare la verde-argento dopo aver visto quello che aveva appena fatto? Forse mentre veniva distribuita la furbizia, i Grifondoro erano impegnati a ruggire alle mosche. Astrid incurvò leggermente il lato destro della bocca e si schiarì la voce
    << la mamma non ti ha insegnato a non impicciarti dei fatti altrui?>>
    Poi si voltò di scatto senza nemmeno guardare l’espressione che aveva assunto la rosso-oro, non le interessava. Voleva soltanto rimanere sola, ma non sarebbe stata lei ad alzare i tacchi.
    <<io ti ho vista anche nell’ufficio del Professor Blake, sei quella che ha urlato che l’oleandro è una pianta velenosa>> ‘imbarazzante’ <<quanto ti sei sentita stupida da un 1 a troll?>>

    Chissà se nel frattempo era giunta a qualche conclusione per quell’ indovinello, la ragazzina aveva i suoi dubbi, ma magari aveva avuto qualche soffiata dagli studenti più grandi. No, anche questo era da escludere, ma il problema principale era che non era sicura di poterci capire qualcosa da sola, anche perché non sapeva nulla del castello. Se la Grifondoro era lì forse era perché aveva girovagato per le mura e aveva notato qualcosa. Forse era il caso di mostrare la bella faccia e sfruttare le conoscenze di quest’ultima, sperando di ottenere qualche informazione in più. D’altro canto però, si sarebbe dovuta sorbire la sua presenza, ma tra i due mali, questo le sembrava quello minore. Doveva riottenere i 5 punti persi e soprattutto non voleva più fare la figura della svampita davanti a tutti. Quindi con GRANDE forza di volontà si avvicinò di nuovo alla ragazzina, le porse la mano
    <<mi chiamo Astrid, ricordalo bene, perché non te lo ripeterò per la seconda volta>>
     
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  5. Hæzel Jensen
     
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    La risposta della Serpeverde non si fece attendere. Guardava quel visino perfido, aveva l'astio stampato in volto. Forse il Cappello Parlante riesce a vedere anche che faccia hanno gli studenti che Smista e usa anche quello come parametro, perché questa qui basta guardarla per capire qual è la sua Casa. Non serve analizzare il cervello. Sempre che ne abbia uno.
    Evitò la domanda retorica della coetanea e si limitò a fissarla con tutto l'odio che poteva metterci. Incrociò le braccia, aspettando che parlasse di nuovo. Non voleva di certo toglierle il piacere prima che fosse arrivato qualcuno a toglierle punti. Non riuscì a stare zitta.
    << Divertiti, finché puoi>>.
    Fino a quel momento si era tenuta piuttosto lontana dalle raccomandazioni che sua nonna le aveva fatto riguardo i Serpeverde. Ma ora capiva che tra le due Case non scorreva buon sangue. Forse era sempre stato così e sarebbe stato così per sempre.
    Blake? Ma certo! Aveva dimenticato che il loro primo incontro fosse avvenuto durante la convocazione del suo Capocasa. Dalla bocca della Serpeverde uscì un'offesa gratuita a cui Haezel non mancò di replicare.
    << Se non sbaglio, il professor Blake ha definito anche voi, suoi protetti, degli stupidi. Non avercela con lui, dopotutto evidentemente aveva le sue ragioni per farlo>>, disse, provocandola.
    Poco dopo la ragazzina aveva fatto un'altra cosa che non si sarebbe aspettata. Le aveva teso la mano. Ma fa sul serio? Cosa spera di ottenere?
    << Per fortuna, mia mamma mi ha insegnato a evitare quelli come te, Astrid>>, rispose, tenendo la mano con la bacchetta e l'altra comodamente appoggiate sulle gambe. Quell'improvvisa e finta carineria da parte della Serpeverde non meritava il movimento di un singolo muscolo della Grifondoro, che riprese subito il suo discorso.
    << Non voglio che tu me lo ripeta, Astrid. Non voglio certo che consumi la tua voce melodiosa per me>>. Vogliamo giocare sporco? E andiamo, allora!
    << Quella che ha urlato che l'oleandro è una pianta velenosa si chiama Haezel. E, in realtà, non ha urlato. Ma se tu hai l'udito fine e delicato, non è colpa mia>>. Le parole uscirono velocemente dalla sua bocca.
    << Se ti aspetti che io sappia qualcosa di quella pergamena, ti sbagli. L'hai visto anche tu, no? Blake l'ha nascosto nel cassetto. E, fino a prova contraria, è il vostro Capocasa>>, aggiunse, marcando il “vostro” con un tono sprezzante. << Se non ha detto nemmeno a voi che siete i suoi cocchi cosa vuol dire, la possibilità è solo una. Siete davvero stupidi come dice, tanto da non meritare minimamente la sua considerazione>>, concluse, soddisfatta della sua arringa che aveva più lo scopo di offendere che altro.
     
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  6. Astrid Usher
     
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    Fissava la ragazzina mentre impettita cercava di risponderle per le rime. ‘Evitare quelli come me’ pensava tra sé e sé Astrid, eppure quella che aveva iniziato ad offendere, era stata proprio la Grifondoro. Un’altra che si spaccia per la buona della favola e buona non è, che poi, cosa significasse essere buono, alla Serpeverde nessuno aveva mai risposto. Il mondo in generale, veniva diviso in due fazioni: buoni e cattivi, e se eri un incompreso, difficile che rientrassi nella prima categoria, troppo complicato da capire e con troppe manie e stranezze, per essere una persona perbene che auspica la gioia e la prosperità al prossimo. La verità è che gli occhi sono furbi e guardano solo ciò che gli interessa, non stanno lì a pensare cosa sia giusto o sbagliato. Gli occhi sono egoisti vedono solo quello che possono ottenere e se ne fregano di tutto il resto. La irlandese non era differente, perché essere meno a quella ragazzina difronte a lei? Infatti non era il caso di esserlo, ma almeno non aveva la sfrontatezza di dire ‘evitare quelli come te’. Astrid era cosciente di essere un tipo un po’ particolare, ma non si era mai posta il problema di piacere alle persone, anche perché l’unica persona che le interessava, l’amava già così com’era, incondizionatamente. Quella frase però, le creò un certo malumore, un mix tra tristezza, rabbia e solitudine, forse la Grifondoro non se ne accorse nemmeno, del viso allungato, della mascella serrata e dell’espressione cupa che assunse a poco a poco la verde- argento, perché continuò senza freni a sminuire lei e ciò che in quel momento rappresentava. C’è da aggiungere però, che anche quest’ultima non era stata tanto carina a dare della troll alla rosso-oro, ma lei era stata provocata, basta come giustificazione?
    Sta di fatto che a quanto pareva anche Haezel – perché è così che si chiamava quella ragazzina dagli occhi azzurri e i capelli lunghi e scuri- non sapesse niente a riguardo della pergamena. Forse nessuno sapeva di quella pergamena, nemmeno il professor Blake, ma questo non intimorì per nulla Astrid che era sempre più convinta di voler conoscere cosa si celasse dietro quelle parole. Fu questo il motivo che spinse la ragazzina ad abbassare di poco lo scudo e rivolgersi alla Grifondoro con tono meno ispido, ma sempre con un certo temperamento nelle parole

    <<tralasciando cosa pensi di noi Serpeverde, perché non è che me ne importi poi così tanto, voglio chiederti se sei disposta a scoprire il luogo che viene indicato dalla pergamena insieme a me. A quanto pare nessuno sa nulla, perciò pensi che aiutarci a vicenda sia una così cattiva idea? O preferisci rimanere lontana dalle persone come me? So di non essere la compagna perfetta di avventure fantastiche –nemmeno tu lo sei, tranquilla-, ma sei la prima persona con cui ho scambiato più di due parole in tutto il castello e anche sei hai un po’ la faccia da tonta, non sembri malaccio>> fece una pausa, come se ci stesse ripensando, poi fece un sospiro <<accetti?>>

    La verde-argento porse di nuovo la mano, sperando che Haezel questa volta l’accogliesse nella sua. Non voleva dire nulla quel gesto, oltre che a sancire un’alleanza momentanea. Niente amicizia o conoscenza o qualsiasi altra cosa potesse crearsi in una relazione umana, Astrid voleva sapere, solo questo aveva per la testa al momento.
     
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  7. Hæzel Jensen
     
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    Haezel aveva ascoltato le parole della Serpeverde con uno sguardo sempre più sorpreso dopo ogni frase che aveva pronunciato. Il suo intento era quello di non mostrare il benché minimo segno di cedimento ma ormai aveva tradito la sua compostezza. Tanto valeva scoprirsi del tutto, prima che Astrid le facesse notare la sua negligenza.
    << Non ti nego che questa tua richiesta mi ha stupido, Astrid>>. Stavolta aveva pronunciato il suo nome senza marcarlo.
    L’idea la allettava parecchio e non ci avrebbe pensato due volte ad accettare la proposta, se solo fosse stata fatta da una sua concasata, da un’ignara Tassorosso o da una brillante Corvonero. Prima di accettare voleva stringere un patto, o quantomeno accertarsi di una cosa. Era riluttante a fare ricerche con una Serpeverde ed espresse questo suo pensiero con queste parole:
    << Chi mi dice che non mi lancerai un incantesimo all’improvviso?>>, chiese, indicando la sua bacchetta bene in vista. Aveva già dato dimostrazione di conoscere un incantesimo che Haezel non aveva mai tentato di fare. E non sapeva se fosse l'unico o il primo di una lunga lista.
    << E come posso sapere che non mi rinchiuderai da qualche parte, in caso scoprissimo qualcosa, per andare a vantarti con i tuoi cari amici che hai fatto tutto da sola?>>
    Quella aveva tutta l’aria di essere la sua prima avventura tra quelle mura. Avrebbe rappresentato un momento di distrazione dalle lezioni e senz’altro un momento di scoperta dei posti nascosti del castello. Si sentiva come una bambina al lunapark, davanti al carretto dello zucchero filato. Pensò al soggetto che aveva fatto la proposta e le venne una fitta allo stomaco. Non si sarebbe mai aspettata una richiesta del genere da una Serpeverde e non avrebbe mai pensato di affrontare una qualsiasi esperienza con una coetanea appartenente alla Casa con la peggior reputazione di Hogwarts.
    Astrid le aveva teso di nuovo la mano. Io non vendo l’anima al diavolo. Se qualcosa fosse andato storto, avrebbe fatto sottrarre punti ai Grifondoro. Per Astrid non sarebbe la prima volta. Sorrise impercettibilmente. Si sarebbe assicurata che la colpa ricadesse anche su di lei. Non le avrebbe permesso di farla franca. Aveva solo undici anni. Come avrebbe fatto a farla pagare a una Serpeverde, era un piano da mettere ancora a punto. Però il solo pensiero che, se avesse accettato, quell'esperimento sarebbe stata un’avventura o una punizione per entrambe, la rincuorava quel tanto da farle compiere il successivo gesto, che avrebbe sancito definitivamente un patto con la verde-argento.
    Prese una manciata di foglie e le mise sul palmo ancora aperto della coetanea.
    << Diciamo che accetto…>> Il desiderio di conoscere meglio quel posto magico era più forte dell’orgoglio e del desiderio di dire un secco “no” alla Serpeverde. Aveva detto proprio bene: non era la compagna ideale.
    << … a condizione che non dai fuoco a niente>>, concluse, indicando le foglie. Che fosse una scelta poco saggia e del tutto insensata, per non parlare delle conseguenze che avrebbe potuto portare?
    << Ah, e per la cronaca... avrò anche la faccia da tonta ma tu non te la passi meglio>>. Non poteva scegliere momento peggiore per esprimere quel pensiero ma voleva farle capire che, anche per lei, non sarebbe stato quello che si definisce normalmente un piacere.
     
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  8. Astrid Usher
     
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    Se ne stava lì con la mano a penzoloni, aspettando una risposta dalla Grifondoro, che aveva assunto un’espressione alquanto stupita, dopo aver ascoltato le parole e visto il gesto di Astrid. A quest’ultima, il viso si allungò in una smorfia, come se l’attesa di una risposta le stesse facendo sciogliere la faccia. Tirò di poco la testa all’indietro e alzò gli occhi al cielo, poi gonfiò le guance di aria e le svuotò con un soffio che le sembrò essere più interessante di quello stesse pensando Haezel.
    Infatti, quello che ebbe da dire la grifolagna davanti a lei, le diede conferma di ciò.

    <<non ti lancerò nessuno incantesimo puoi stare tranquilla. Ti ricordo che anche io sono del primo anno e quello che hai visto è un misero giochetto che anche una come te riuscirebbe a fare, se solo si impegnasse di più e smettesse di preoccuparsi di cose stupide e inutili. Per quanto riguarda il fatto di lasciarti rinchiusa in qualche luogo isolato e senza via d’uscita mi alletti molto come idea, non lo farò, un patto è un patto, può sembrarti strano ma so mantenere la parola che do e soprattutto, non sono così idiota da rischiare di farmi cacciare da Hogwarts per una come te>>

    Alzò le sopracciglia e piegò leggermente l’angolo della bocca, tenendo ANCORA la mano tesa verso la rosso-oro. Anche se nel frattempo iniziò a strisciargli nella mente il pensiero serpentino che stesse sbagliando di grosso. Ok, è l’unica persona che per ora conosce, ma non significa che sarà l’unica, giusto? Perché allearsi con lei? Astrid, non riuscì a trovare un motivo valido a quello che stava facendo, ma continuò imperterrita a tenere la mano alzata, come se questa avesse vita propria. La verde- argento, si conosceva abbastanza da sapere che mente e corpo non fossero spesso d’accordo, come se, in uno dei suoi tanti momenti onirici, il corpo continuasse a compiere azioni diventando una macchina programmata per quello scopo. Non era questo il caso, c’era qualcosa di più. La ragazzina giustificò il suo squilibrio nel suo “equilibrio”, pensando che fosse la curiosità a darle quella forza e pazienza. Solo il desiderio, poteva indurre Astrid fino a quel punto. Poi Haezel interruppe i suoi pensieri riempendo la mano della Serpeverde con un mucchio di foglie aggiungendo

    <<diciamo che accetto, a condizione che non dai fuoco a niente>>

    ‘Davvero?! Lo ha fatto sul serio?!’. PAZIENZA dicevamo pocanzi, TANTA PAZIENZA.
    La verde-argento per un momento ebbe l’intenzione di bruciare lì sull’istante, sulla sua mano, quel mucchio di foglie secche e buttare le ceneri calde su quella faccia da tonta, ma represse la violenza e le fece un sorriso, almeno sperò di aver fatto un sorriso, sentiva le labbra tirarsi, ma non era sicura di aver ottenuto l’effetto desiderato.

    << Non ti brucerò, non ti torturerò, non ti legherò o rinchiuderò, non ti farò del male insomma... a meno che tu non mi dia motivo per farlo, questo per esempio poteva esserne uno, ma un patto è un patto RIPETO! Ora, dammi la mano PER FAVORE>> strinse i denti <<non sto facendo nessun accordo con delle foglie, lo sto facendo con te, quindi non ripeterò questo gesto per la terza volta, sei stata fortunata anche ad avere una seconda occasione, dammi la mano o puoi pure andare via>>

    Astrid si sentì fiera di se stessa, si stava comportando da persona matura e non da bambina, si sentì quasi forte come Angus e quella sensazione le fece increspare la pelle, poteva essere anche una reazione al freddo in realtà, ma no, era solo un’emozione nuova e stimolante.
     
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  9. Hæzel Jensen
     
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    Il vento era l’unico testimone di quella conversazione e di quello che sarebbe successo di lì a poco. Un soffio un po’ più forte tornò a increspare leggermente la superficie dell’acqua della fontana e, con essa, cominciarono a ondeggiare anche le foglie che la riempivano. Un brivido percorse la schiena della piccola Haezel, che si portò istintivamente le braccia al petto, stringendo tra le sottili dita il mantello che le faceva da scudo contro i primi sbalzi stagionali di temperatura. Riuscì a malapena a seguire il discorso di Astrid, che le stava facendo promesse che la Grifondoro non sapeva se avrebbe mantenuto. Non stava mostrando particolare interesse per le sue parole; si limitava a osservare il cielo oscurato da grosse nuvole che toglievano molta luce al castello, insieme alle montagne circostanti. Un secondo dopo, la sua attenzione fu catturata da qualcosa che aveva detto la Serpeverde e che la terrorizzava. “Cacciare da Hogwarts… etc etc. Aveva preferito sorvolare sul “per una come te” perché l’astio tra le due Case era palpabile e, se da secoli c’era questa situazione di rivalità, doveva pur esserci un motivo, giusto? E Astrid e Haezel incarnavano bene questo motivo. I Serpeverde restano Serpeverde e i Grifondoro restano Grifondoro. Chiaro, no? L’undicenne fu scossa nuovamente da un brivido, che stavolta non aveva niente a che fare col vento. La Serpeverde l’aveva messa di fronte a una realtà inequivocabile, se avessero fatto un solo passo falso. L’espulsione non era contemplata nella lista delle cose da fare di Haezel. E poi, come avrebbe reagito Serenity? Lei era l’unica che aveva dimostrato di avere potenziale magico, perché sprecarlo così? Certo, a volte ancora dimenticava di essere una strega e di poter fare le cose senza nemmeno spostarsi di un centimetro ma... la situazione era quella!
    La Grifondoro percepì una sensazione simile da parte di Astrid, e quello fu l’unico motivo che la spinse a voler continuare quella conversazione. Entrambe volevano continuare a girovagare dentro quelle mura per i successivi mesi. O meglio, anni. Quindi, non ci sarebbero stati atteggiamenti strani da nessuna delle due parti. Solo tanto odio.
    La Serpeverde continuò a porgerle la mano. Sembrava una statua ed era piuttosto buffa ma Haezel non voleva giocarsi la possibilità di addentrarsi per la prima vera volta tra le mura della scuola, scoppiandole a ridere in faccia. Da piccola aveva fatto un viaggio con Serenity in Italia, a Venezia. In strada aveva visto diversi piedistalli con persone travestite e immobili. L’unico modo per farle muovere quel minimo da sgranchirsi le gambe e le braccia, era quello di dare loro una moneta. Ecco, Astrid le ricordava proprio questo.
    << Una pacca sulla spalla va bene lo stesso? Sai, non amo molto i convenevoli>>.
    In realtà non gliene importava molto, ma non voleva darle la soddisfazione di aver ottenuto ciò che voleva. Dal momento che a entrambe stava a cuore garantirsi un’istruzione magica, le strette di mano non servivano. A meno che Astrid non ci avesse ripensato all'ultimo momento. Ma Haezel convenne che non avrebbe onorato il suo nome di strega.
    Si alzò per la prima volta da quando era iniziata quella conversazione. << Ti ricordi bene cosa diceva la pergamena?>>
     
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  10. Astrid Usher
     
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    Che la Serpeverde fosse particolare se ne accorsero tutti quelli che riuscirono a notarla nel castello. Era il classico tipo asociale e come tale cercava di isolarsi il più possibile dal resto del mondo e quando doveva obbligatoriamente convivere nello stesso spazio con altre persone, si limitava a non dare nell’occhio, a sparire tra gli angoli e osservare il più delle volte cosa accadeva tutto intorno a lei, a volte con attenzione, a volte passivamente. Come quando si è sul divano e la trasmissione alla tv è più noiosa di un elfo domestico che pela le patate. Quindi i pochi che si accorsero della sua esistenza, erano tutti dello stesso parere, anche se usavano aggettivi diversi per descriverla – stramba, matta, svampita, fuori di testa ecc…- erano tutti aggettivi che accumunavano lo stesso desiderio “ tenere lontano il più possibile”, come se ad un tratto sopra la testa di Astrid uscisse un pannello elettronico, con tante lampadine colorate che formavano la parola “PERICOLO!”. Peccato che lei in realtà, era solo una bambina di 11 anni e di certo, non le interessava creare problemi agli altri, perché degli altri non le importava nulla. Facevano solo tanto rumore quelle occhiatacce rivolte verso di lei, la irlandese ormai sapeva tradurle e quando ne vedeva una, rispondeva a quell’insulto con un altro insulto –silenzioso-. Il lato positivo di essere trattata come un’appestata, era che gli appestati in un certo senso fanno paura –ripeto… PERICOLO! PERICOLO! PERICOLO!-, questo le piaceva, far paura alle persone cosicché loro non potevano far paura a lei, era un ragionamento legittimo, giustificabile, anche troppo sensato per una STRAMBA come lei, ma questo nessuno poteva saperlo, perché ehi! Chi mai vorrebbe parlarle? Il bello era che non le dispiaceva, o meglio, il cervello della Serpeverde funzionava in maniera anomala, come se le sinapsi fossero cariche di contraddizioni e queste contraddizioni dessero l’impulso per ogni comportamento della bambina. Lei amava essere sola, ma si dispiaceva di essere tale. Era faticoso da comprendere, anche da spiegare in realtà, tanto che era difficile da capire per la verde-argento, ma il punto fondamentale di tutto questo discorso, che in fin dei conti non è che serva poi a molto, è che Astrid faceva paura, pur essendo una ragazzina. Paura, forse il termine più adatto è inquietudine, ma poco importa.
    Haezel, a quanto pare non sembrava minimamente toccata dalla Serpeverde, anche perché quale idiota farebbe una cosa del genere se avesse paura? Un idiota appunto. La undicenne abbassò la mano, alle parole << Una pacca sulla spalla va bene lo stesso?...>> della Grifondoro , la verde-argento sentì il petto chiudersi in un colpo, come se stesse annegando violentemente. Si stava trattenendo, questo era certo, una bomba inesplosa del dopo guerra, dimenticata lì da tutti e pronta da un momento all’altro a dare inizio alla show.
    Astrid rimase lì in silenzio, con lo sguardo fisso su di lei, accartocciò le sue mani, serrandole con forza, quasi a farsi male, poi le uscirono dalla bocca poche parole

    <<sì, lo ricordo perfettamente >>

    Poi si voltò e si allontanò dalla rosso-oro, ritornò al muretto che affacciava sul Lago Nero e ignorò completamente Haezel. Si era rotta di venire incontro alla grifolagna, aveva già dato dimostrazione della sua forza d’animo, quella ragazzina non meritava che la irlandese perdesse altro tempo con lei. Eppure era semplice, non le aveva chiesto poi così tanto, ma niente, la coetanea pretendeva troppo. Basta! Se quest’ultima non voleva essere comprensiva come lo era stata Astrid con lei, poteva anche andare via, non si sarebbe ancora umiliata per compiacerla. Avrebbe fatto tutto da sola come al solito.
     
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  11. Hæzel Jensen
     
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    Haezel stava silenziosamente rimuginando sulle poche cose che ricordava dell’attenta lettura del professor Blake. Ancora non aveva scoperto quale fosse il reale motivo della convocazione visto che si era trasformata in tutt'altro. Dubitava – ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco – che la convocazione si sarebbe bastata su stupidi insulti, se fosse andata avanti. Quello non era il modo più caloroso di accogliere gli studenti del primo anno; nel suo studio ce n’erano molti e, dopo pochi giorni dall'inizio della scuola, il professore di Incantesimi aveva già fornito il suo bigliettino da visita.
    Erano passati diversi giorni da allora e la Grifondoro aveva dimenticato le parole precise dell’indovinello, o di qualsiasi cosa fosse. C’era un oleandro – e la Serpeverde non aveva mancato di ricordaglielo – e degli animali schifosi come i vermi e le lumache. Blake le aveva consigliato di andare a parlare con sua moglie nelle serre di Erbologia.
    Mmm. Probabilmente quello sarebbe stato l’ultimo posto in cui cercare. Perché mai avrebbe dovuto indirizzarla sulla strada giusta dandole un indizio? Proprio lui, poi, che solo qualche istante prima non aveva risparmiato termini offensivi nei confronti degli studenti presenti.
    La Grifonforo si chiedeva se, oltre alla filastrocca, sulla pergamena ci fosse scritto altro, se ci fosse una mappa che indicava con una X il posto in cui cercare. Ma forse aveva solo visto troppi film di pirati e isole sperdute che nascondevano un lauto tesoro.
    Intanto Astrid aveva deciso di non rivolgerle più la parola e si era allontanata dalla fontana. La ragazzina la ignorò per un istante, tornando ai suoi pensieri.
    L’unico modo per scoprire se ci fosse altro era tornare nell’ufficio del professor Blake e aprire il cassetto dove aveva accuratamente riposto la pergamena, ponendo così fine alla breve e di certo non produttiva convocazione.
    Questo pensiero fece accendere la spia rossa nella mente di Haezel. Entrare di nascosto nell'ufficio di un docente le avrebbe assicurato il rientro a casa immediato, senza se e senza ma. A meno che…
    << Astrid, anche tu eri nell’ufficio… hai visto altro oltre all’indovinello che ha letto il vostro Capocasa?>>
    Si avvicinò lentamente alla Serpeverde, mantenendo comunque la distanza di sicurezza, nel caso in cui lei avesse deciso di darle fuoco ai capelli, visto che non le aveva stretto la mano.
    Viziata, pensò. Crede di ottenere quello che vuole a comando.
    Haezel cominciava davvero a pensare se quella conversazione avesse un senso. Una Grifondoro e una Serpeverde del primo anno. Insieme per cercare di risolvere un indovinello. Come speravano di riuscirci con le poche conoscenze che avevano? La Grifondoro fu presa da un attimo di consapevolezza e rivolse uno sguardo alla Serpeverde, ancora voltata e con il muso lungo.
    Per qualche istante fu combattuta, poi prese la decisione che le sembrava più giusta dopo aver raggruppato qualche neurone. Le probabilità di finire in qualche pasticcio erano di gran lunga più grandi di quelle di risolvere quell'assurda filastrocca. Senza contare il fatto che, se si fossero trovate davvero in difficoltà, Haezel non aveva assolutamente la certezza di poter contare sull'aiuto della Serpeverde. Fare le eroine serviva a ben poco se non sapevano nemmeno come difendersi. Decise che quella conversazione era conclusa e si allontanò, dirigendosi verso l'arcata d'ingresso.
    Dava già le spalle alla Usher quando disse << Ci vediamo, Astrid>> e poi sparì tra le mura del castello.

    Edited by Hæzel Jensen - 1/6/2016, 11:46
     
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