I lezione di SDM

tutti gli anni

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  1. Aura Justine Cooper
     
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    Tra i professori sopravvissuti alla battaglia dell'Aprile dello stesso anno c'era lei, Aura Justine Cooper. Conosciuta per la sua ilarità e per le sue tendenze modaiole babbaneggianti, la docente di Storia della Magia era tra le più apprezzate del castello. Discuteva liberamente con le sue studentesse sulle nuove mode, accettava consigli vestimentari da tutti e si addobbava in maniera talmente eccentrica e ridicola da mettere a proprio agio ogni singolo studente. Inoltre la sua modalità di insegnamento era alternativa, nonostante si occupasse di una materia generalmente noiosa, sorprendendo tutti con cacce al tesoro a tema e plastici a grandezza naturale.
    Quel pomeriggio sarebbe stato il turno dei Giganti che nella storia dell'uomo hanno avuto maggiore impatto. Per l'occasione nell'aula avrebbe fatto comparire quattro statue a grandezza umana degli esemplari più noti, di cui avrebbe parlato: Ciclope, Golia, Morholt e Bran l'assetato di sangue. La prima intenzione della professoressa era quella di spaventare gli studenti che entrando si sarebbero trovati di fronte a quelle mostruose creature, per questo motivo decise di presentarsi in classe in orario, evitando, per una volta, di arrivare in ritardo.
    Quel giorno Aura sfoggiava una capigliatura enorme e sfarzosa che avrebbe di certo nascosto la lavagna alle sue spalle. Per passare il tempo prima dell'inizio della lezione decise di portare con sé il numero della rivista "Moda Magic" che gli era stato spedito la mattina stessa. Entrò in aula e prese posto alla cattedra, salutando gli studenti che erano già al banco. Una ragazzina di Serpeverde le fece i complimenti per la sua capigliatura fuori dal comune e lei ricambiò con un sorriso. << Ci sono voluti parecchi "Lino capillos", ma alla fine ce l'ho fatta >> disse soddisfatta, sfogliando distrattamente il suo passatempo. << Oh, ma guarda, Laurell Grimm ha lanciato una nuova gamma di cappelli. Se questo pomeriggio ho un attimo mi precipito in Germania e ne acquisto qualcuno >> aggiunse poi, fermatasi ad ammirare un'immagine alla pagina quindici. Al che un gruppo di ragazzine si fiondò alla cattedra per osservare la nuova collezione.
    In quell'istante un giovane del primo anno seduto infondo all'aula chiamò la professoressa. << Cosa facciamo oggi? >> chiese curioso, misurando le parole. << Ahh, signor Harris, non vedevo l'ora che qualcuno me lo chiedesse >> rispose la donna, levando la bacchetta. All'istante le statue dei Giganti comparvero proprio accanto alla cattedra. Le ragazzine che in quel momento accerchiavano la donna si dileguarono terrorizzate. Aura si sciolse in una grossa risata, compiaciuta nell'aver ottenuto il risultato desiderato, e continuò, tra una risata e l'altra << Oggi tratteremo i Giganti >>.


    Avete ben 8 giorni per postare, quindi fino al 12 Aprile. Vi ricordo che si tratta di una lezione OnGame, dunque essa consisterà in una vera e propria role in cui la professoressa potrà interagire direttamente con lo studente. Non è necessario mantenere dei turni per la pubblicazione della propria riposta, né di essere partecipe dall'inizio alla fine. Ovviamente la piena partecipazione garantirà un numero maggiore di punti(20) rispetto ad una di tipo parziale. Vi chiedo comunque di rispondere se il vostro personaggio dovesse venire direttamente interpellato. Nel caso di problemi di tempistica, avvisatemi e modificherò il post con il nome di un altro studente.
    Per gli studenti non frequentanti o secchioni: alla fine della lezione ci sarà un compito che potrete decidere di svolgere per accumulare punti.

    N.B. Decidete voi se giungere prima o dopo l'apparizione dei Giganti, scegliete come farli reagire e se interagire con la proffa.
     
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  2. Hæzel Jensen
     
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    Quella mattina Haezel si era svegliata di cattivo umore, il che era insolito visto che aveva sempre un bel sorriso stampato su quel viso da vispa undicenne. Si era portata con fatica fuori dal letto e giù per le scale del dormitorio. La sera prima aveva dimenticato la sacca con i libri su una poltrona della Sala Comune e, strizzando gli occhi per la luce che entrava dalla finestra, prese il libro in cui aveva annotato l'orario delle lezioni. Con un occhio ancora chiuso, lesse che nel pomeriggio avrebbe avuto la lezione di Storia della Magia. La giornata trascorse in modo tranquillo ma niente riuscì a farle migliorare l'umore. Quando arrivò nell'aula c'era già qualche studente che occupava i banchi di legno. Chi sonnecchiava, chi scribacchiava qualcosa sulla prima pagina del libro. Ma la maggior parte dei presenti aveva lo sguardo fisso sull'acconciatura stravagante della professoressa. Haezel ridacchiò. Se questi sono i presupposti, oggi c'è da divertirsi, pensò speranzosa. Si sedette a un banco vuoto alla metà dell'aula mentre osservava le ragazze adulanti che si erano ristrette attorno alla cattedra. Sul suo banco c'erano delle incisioni che si portavano dentro la storia di studenti che avevano occupato quel posto nel corso dei secoli. Cercò più volte di distogliere lo sguardo, ma la capigliatura della professoressa Cooper le sembrava troppo divertente. Più la guardava, più non riusciva a trattenere le risate. Non per cattiveria. Le sembrava una donna alla mano, sentiva una certa simpatia per lei. E questo per lei era fondamentale. Amava ridere e far ridere - anche se quel giorno non era nella sua forma migliore – e aveva bisogno di qualcuno che smorzasse la tensione dei primi giorni di scuola. Poco dopo la distrasse la voce di uno studente seduto qualche banco dietro di lei che chiese cosa avrebbero fatto durate quella lezione. Che noia. Per Haezel sarebbe andato benissimo anche solo guardare la bizzarra professoressa per tutta la durata del corso. Sentì un senso di felicità che spazzò via il cattivo umore che si portava dietro da quella mattina. Haezel aveva appena poggiato la piuma e il calamaio sul banco. La risposta alla domanda dello studente era arrivata con un'apparizione improvvisa. Accadde qualcosa di inaspettato. Prima ancora di realizzare cosa fosse successo, si levarono delle urla che echeggiarono in tutta l'aula. Le ragazze che prima si trovavano vicino la cattedra erano corse via. La Grifondoro trasalì, col cuore che all'improvviso le batteva all'impazzata. Con un ginocchio batté sotto il banco. Il calamaio si ribaltò, rovesciando tutto il contenuto sul banco e sui vestiti di Haezel, che ora si ritrovava la gonna della divisa grondante di inchiostro nero. Tuttavia, non riuscì a rimanere seria e si mise a ridere, cercando di non dare nell'occhio. Quella sì che sarebbe stata una lezione coi fiocchi. Solo che avrebbe dovuto imparare in separata sede l'incantesimo per evitare di sembrare un panda. Con la mano coperta di inchiostro ancora fresco, si era strofinata gli occhi. Rise di nuovo, guardando il suo riflesso nella boccetta di vetro vuota che si trovava sul banco. Guardò le quattro statue che erano apparse poco prima. Non invidiava per niente quelli che avevano scelto i primi banchi e che ora potevano osservare da molto vicino l'aspetto piuttosto ripugnante – almeno per lei – di quei giganti. Era sicura che, per le lezioni successive, i primi banchi sarebbero rimasti vuoti. Ora questo banco ha anche la mia storia da raccontare, pensò mentre cercava di asciugare l'inchiostro in eccesso col mantello. Bene, iniziamo.
     
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    4° anno

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    Elise era una tra le ragazze più organizzate dell’intero globo terrestre. Sapendo di avere lezione e di dover condividere il bagno, si svegliava sempre spaventosamente presto ed ogni sera lasciava la divisa pronta per essere indossata, aveva la cartella pronta e tutto l’occorrente per le lezioni già organizzato. Per una ragazza così sembrava praticamente impossibile arrivare in ritardo.
    Ma una ragazza così – anzi, la nostra ragazza così – era anche molto sfortunata.
    Quella mattina in particolare doveva incontrarsi con Aerith per andare poi a lezione di Storia della Magia insieme. La Tassorosso avrebbe fatto sicuramente presto, visto che la sua Sala Comune era più vicina all’aula rispetto alla Torre di Corvonero, ma Elise si era comunque raccomandata più e più volte di arrivare in tempo e non tardare, perché trovava irritante l’attesa ingiustificata e perché puntualmente cominciava ad immaginare scene catastrofiche per cui la persona attesa non si era ancora presentata.
    Si era svegliata prestissimo, ma quando stava per entrare in bagno avvenne il disastro: era occupato.
    «Mary, sei tu? Che diamine ci fai lì dentro?! Per la barba di Merlino e i ricci di Priscilla, esci!»
    Ignorando quanto fossero buffe e poco probabili le imprecazioni della quindicenne, che quando si arrabbiava sembrava più un criceto arruffato che una strega malvagia, passarono più di dieci minuti – dodici, avrebbe puntualizzato la nostra Elise – prima che la sua compagna le lasciasse il bagno. Dodici preziosissimi minuti di ritardo sulla sua tabella di marcia, che per fortuna comprendeva abbondanti minuti di tolleranza prima dello scadere del tempo limite.
    Tuttavia, una volta uscita da lì, le disavventure non finirono, perché le Scale, quelle maledettissime scale, quel giorno, si sentivano simpatiche.
    Non appena riusciva a scendere di un piano, quelle la facevano risalire di due. Non ci aveva mai, mai e poi mai, in quei quattro anni di permanenza al Castello, messo così tanto per scendere al primo piano. Provò persino delle vie alternative, nella speranza che potesse andare meglio, usando un paio di passaggi che aveva scoperto, ma niente, il mondo quel giorno aveva deciso di odiarla.
    Si era persino messa a correre! Lei!
    Se arrivo a lezione sudata uccido qualcuno. E se la lezione è già iniziata giuro che uccido tutti! E faccio esplodere quelle maledette scale, quanto è vero che i troll puzzano!
    Senza scendere troppo nel dettaglio – per permettere alla O’Brien di mantenere un briciolo di dignità – potremmo dire che la ragazza non avesse preso molto bene la particolare carenza di fortuna di quel giorno.
    Ad ogni modo, dopo una mezza dozzina di invettive ed altrettante altre sfortune – tra cui l’aver scontrato un elfo che stava portando una bevanda a qualche docente dei piani di sopra ed aver per cui rischiato di sporcarsi addirittura la sua pulitissima divisa – riuscì ad arrivare nel luogo dell’appuntamento.
    E la rossa non c’era.
    Come poteva aver fatto più tardi di lei? Certo, il ritardo di Elise in realtà non era affatto un ritardo, essendo in perfetto orario visto l’anticipo con cui era partita, ma per lei quello era comunque ritardo! Dove si era andata a cacciare?
    Quando finalmente la vide arrivare le corse incontro e la prese prima per una manica e poi per la mano, per trascinarla fino all’aula di Storia della Magia.
    «Mi spieghi come fai a fare sempre tardi? Sei un caso perso, stasera facciamo una tabella di orari che devi rispettare, così smetterai di correre a destra e a manca»
    Arrossì leggermente, sentendosi colpevole essendo arrivata anche lei più tardi del previsto, ma cercò di nascondere il viso dietro i capelli castani.
    «Arrivo subito, vado a prendere i posti, avevo promesso a Mary di tenerne uno anche per lei»
    Accennò un breve sorriso e corse a sedersi, occupando con borsa e mantello i posti per le compagne. Fece appena in tempo, perché poco dopo un ragazzo del primo anno di cui le sfuggiva il nome chiese l’argomento della lezione ed improvvisamente delle statue di giganti apparvero accanto alla professoressa Cooper.
    Elise trattenne a stento lo spavento, mettendosi semplicemente una mano sulla bocca e strabuzzando gli occhi per un paio di secondi, prima di riprendere il suo solito contegno.
    Sapeva che la professoressa fosse una donna particolare, ma anno dopo anno non faceva che stupirla con le sue stravaganze. Avrebbe persino giurato di averla vista divertita per il loro spavento.
    Beh, almeno faremo qualcosa di interessante, so tutto sull’argomento.
     
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  4. Jamie Allen
     
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    La materia che odiava più di tutte era in assoluto Storia della Magia, ed i motivi erano principalmente tre. Motivo numero uno: la professoressa Cooper e il suo modo di fare carino e gentile, il suo sorriso sempre smagliante e la sua SCARSISSIMA capacità di rendere le lezioni INTERESSANTI. Motivo numero due: la noia. Sì, perché in fondo il problema non era la professoressa Cooper, ma la stupidissima materia che insegnava, fatta di date ed eventi del passato che erano N-O-I-O-S-I e soprattutto (e qui arriviamo al Motivo numero tre:) I-N-U-T-I-L-I! A cosa serviva sapere le data di nascita e di morte di Urg l'Impuro? Se fosse stata per Jamie la rivolta dei folletti del XVIII secolo si sarebbe ridotta in: "i folletti sono inaffidabili e possono diventare pericolosi, ma alla fine vengono sempre schiacciati. Fine". In fondo c'era un motivo se ora erano ridotti a contare le monetine per conto dei maghi alla Gringott.
    Per tutta la mattinata Jamie aveva pensato a qualche stratagemma per saltare la lezione di SDM di quel giorno, ma ne aveva già saltate talmente tante che non sarebbe riuscito a fregare la Cooper ancora una volta. Era obbligato a partecipare.
    In quel momento pensò di non veder l'ora di arrivare ai G.U.F.O. così poi avrebbe potuto finire di seguire quelle pallosissime materie che tanto lo dannavano.
    Uscì dalla sala comune da solo (come la maggior parte delle volte). Era evidentemente in ritardo, nonostante non dovesse fare molta strada perché l'aula era situata al primo piano. Notò un suo compagno, probabilmente anch'esso diretto a lezione, e lo segui dalla distanza. In questo modo non avrebbe dovuto concentrarsi sulla strada da prendere, ma avrebbe potuto pensare a qualcosa per passare il tempo durante la spiegazione che non fosse semplicemente dormire. Dopo quella che sembrò un'eternità giunse davanti all'aula ed entrò. La lezione stava per cominciare perché la stanza era praticamente quasi piena. Proprio in quel momento la professoressa Cooper annunciò che l'argomento della lezione sarebbe stato... udite udite: i giganti! Alcune statue apparvero davanti alla cattedra. Il serpeverde non sembrò per nulla entusiasta, a differenza di molti altri studenti che erano balzati sulla sedia. Giganti? Cosa c'era da dire sui giganti? Che erano grossi e dotati di un cervello grande come quello di un doxy sotto l'effetto di doxycida? Sarebbe stata un'altra lezione NOIOSA.

    Jamie si stava dirigendo verso un posto libero nelle ultime file, quando una chioma femminile attirò la sua attenzione.

    "Ma certo!"

    Ebbe un'illuminazione. Aveva trovato la sua vittima, il suo giocattolo per la lezione, la persona giusta da infastidire. La O'Brien non le era mai andata a genio fin dal primo momento che avevano avuto modo di stare a meno di 6 metri di distanza. Era il primissimo giorno a castello, prima dello smistamento, quando erano tutti fuori dalla Sala Grande ad attendere il segnale per dirigersi all'interno pronti per venire smistati. Lei si stava presentando con un'altra ragazzina.

    «Mi chiamo ElAAAAAAAAis, con la "A". La "A" di "Ah, ma come sono bella e intelligente"...»

    L'ultima frase non l'aveva detta veramente. Ma nei ricordi di Jamie si era aggiunta inevitabilmente, quasi a voler sottolineare ulteriormente il fare sedicente della ragazza. Sì, nonostante non ci avesse mai parlato (e menomale!) Jamie aveva avuto comunque modo di inquadrarla. Così orgogliosa di sé, vanitosa e altezzosa. Era la preda perfetta da infastidire, soprattutto perché era una corvonero a lezione, e i corvonero durante le lezioni non vogliono essere infastiditi. Così, con un sorrisetto maligno, si avvicinò alla ragazza che aveva appena appoggiato le sue cose nei posti a lei vicino. Era evidente che stava tenendo il posto a qualche amica. Ancora per poco.

    «Scusa, stai tenendo il posto per qualcuno?»

    Ovviamente non le lasciò il tempo di rispondere. Prese quella che era la sua borsa, usata per occupare il posto alla sua sinistra, la spostò lontano da lei, e si sedette in quello che era diventato il SUO posto.

    «Beh, ora non più.»

    La guardò di sottecchi aspettando che dicesse qualcosa. Odiava ammetterlo, ma qualunque cosa avesse detto sarebbe stato senz'altro più interessante di quella stramaledetta lezione sui giganti.
     
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  5. ærïth
     
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    Com'è che si diceva? Anno nuovo, vita nuova? Perché invece per Aerith le cose sembravano sempre le stesse?
    L'anno era iniziato da qualche giorno ormai. Una convocazione da parte del professore di incantesimi, lo studio e le tante lezioni della mattina non lasciavano fiato alla piccola tassorosso. La rossa andava sempre di fretta e scordava di tanto in tanto qualche libro qui e lì, ma fortunatamente aveva conosciuto Elise, una corvonero del suo stesso anno con la quale aveva avuto di parlare diverse volte, anche se per poco.
    Quella mattina, per la prima lezione di storia della magia, si era data appuntamento dopo colazione con la corvonero per andare insieme a lezione, ma come sempre Aerith era in ritardo. Le cose sembravano andare tutto bene: si era alzata con il piede giusto e la colazione, forse, era stata la migliore negli ultimi quattro anni. Se tutti i giorni iniziassero così... Fu questo il pensiero della tassorosso dopo aver abbandonato la sala grande post colazione. Invece c'era sempre qualcosa che succedeva poco dopo quei pensieri felici.
    Si aggirava per i sotterranei verso il dormitorio, aveva deciso di prendersi un po' di tempo prima di seguire quella fantastica lezione che la aspettava. Non apprezzava tantissimo Storia della magia, tutte quelle date e tutti quei nomi la confondevano, ma la professoressa Cooper riusciva a trasmetterle allegria con quel suo modo alquanto buffo di rapportarsi con i più giovani.
    Chissà cosa si parlerà di oggi, sono felice di avere la Cooper come capocas...

    BAM
    BAM
    BAM

    Tre caccabombe arrivarono prepotenti sulla maglia, sui pantaloni e sulle scarpe della tassorosso. Tre serpeverde del terzo anno, forse coloro che avevano partecipato l'anno prima nell'attacco subito per i corridoi. I ragazzi scapparono via, mentre la povera tassorosso si ritrovò di fronte l'ingresso della sala comune ricoperta di cacca dal collo fino ai piedi.
    Sono diventata l'oggetto degli scherzi per colpa di quel serpeverde. Se mai mi ricapitasse tra le mani... VEDRA' COSA FARA' AERITH JUDE WILLIAMS. LO VEDRA'.
    Diventò rossa in volto come i suoi capelli non appena entrò in sala comune, tutti i suoi compagni di casa l'avevano notata -sentita? - per la puzza che emanava. Sospirando salì in dormitorio prendendo dei vestiti puliti e si andò a cambiare velocemente. Indossò un paio di jeans ed una maglia bianca.
    Gratta e netta!
    Prese la bacchetta e con un colpo veloce sui vestiti sporchi si pulirono dopo pochi secondi, li piegò e li posò sul letto. Uscì in fretta e furia prendendo al volo la tracolla e dirigendosi verso l'aula di storia della magia al primo piano. Ora sapeva di essere in ritardo, forse fin troppo e lei non adorava far aspettare le persone, non era nel suo stile nonostante fosse quasi sempre in ritardo.
    Dopo qualche minuto ancora - sì le scale non volevano farla andare al primo piano - arrivò, vedendo Elise venirle incontro.
    Sì scusa l'attesa, ma sono stata colpita dall'ennesimo scherzo. La corvonero accennò ad una tabella degli orari, ma Aerith già lo aveva, perché farne un'altra? La vide entrare dentro l'aula poco dopo, aspettò due secondi facendo un grosso respiro e si avviò verso l'aula. La professoressa Cooper accennò ai giganti e, non appena quella parola fu detta, come per magia apparirono quattro statue.
    Ad Aerith venne un colpo, forse diventò più pallida di quanto non lo fosse già, ma quelle statue l'avevano inquietata abbastanza: Aiut- Guardò poi verso Elise e vide un serpeverde rubarle il posto, per sua sfortuna vi era un posto accanto al moro, ma era così sicura di sedersi di fianco ad un serpeverde? Doveva o la Cooper l'avrebbe ripresa non solo per il ritardo,ma perché non aveva subito preso posto.
    Mi siedo qui Elise..." Passò di fianco alla corvonero e si sedette di fianco al serpeverde vicino la corvonero. Giganti quindi... Bene... Sarà divertente...

    Edited by ærïth - 11/4/2016, 22:45
     
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  6. Amy Holmes?!
     
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    Amy atterrò di chiappe sul pavimento legnoso e coperto di cacche della guferia. La caduta venne attutita dallo strato di piume che rendevano quasi impossibile intravedere le travi scure e impregnate d’umidità al di sotto, ma fu comunque abbastanza da far uscire diverse imprecazioni dalla boccuccia della rossa.
    La mattinata aveva già preso una brutta piega. Amy si era svegliata di buon’ora (leggi: decisamente dopo mezzogiorno) e siccome era di buon umore aveva deciso di andare in Guferia a lasciare qualche caccabomba nelle caselle postali dei primini, così tanto per movimentare la loro vita attualmente fatta tutta di sogni e balocchi. L’inizio dell’anno scolastico era il periodo in cui li sopportava di meno: sempre a gironzolare con i loro nasini all’insù, gli occhietti sbrilluccicanti, le guanciotte che ancora portavano la paffutezza infantile tutte tremolanti ed arrossate, eccitati come un furetto fumato di LSD di essere arrivati a Hogwarts. Bleah. Quanto gli ci sarebbe voluto per capire che quel posto non era altro che un vecchio castello polveroso e barboso: le mura erano ammuffite, le armature volevano solo farti pisciare addosso dallo spavento, i dipinti erano pettegoli e ficcanaso, gli studenti o antipatici oppure noiosi, e, siccome era una scuola, eri comunque obbligato a frequentare lezioni inutili e materie stupide. Esattamente come Storia della Magia.
    Ma tornando alla chiappata in Guferia. Aristotele, il suo grasso gatto rosso, si era di nuovo azzuffato con i barbagianni e non voleva saperla di fargliela passare liscia. Da qualche tempo il felino aveva iniziato a frequentare molto spesso la zona ufficio postale, un po’ troppo a dire il vero – Amy era convinta di averlo sentito tubare l’altro giorno mentre le faceva le fusa.
    Di solito sarebbe rimasta ad aiutarlo a risolvere la situazione diplomaticamente (“poi nessuna gattina ti vorrà più se i barbagianni si incazzano e ti strappano tutto il pelo a furia di beccate,” gli spiegava sempre), ma stavolta si era stufata e francamente offesa di essere stata fatta cadere nella cacca (letteralmente) per causa sua. “Sai cosa ti dico? ARRANGIATI”
    E con la grazia degna di uno gnu appena nato si alzò, si pulì malamente la gonna della divisa battendoci su con le mani, e molto teatralmente marciò fuori dalla puzzolente guferia, seguita da diverse decine di paia di occhi volatili.
    Se non altro preferiva andare giù per le scale che non salirle, una cosa che trovava infinitamente ingiusta nei confronti dei Serpeverde che erano letteralmente condannati a fare scalini per andare da qualsiasi parte per tutti e sette gli anni di scuola. Non capiva perché i maghi non potessero semplicemente evolversi ed inventare l’ascensore, boh.
    Era già in ritardo, ma trotterellò con calma verso il primo piano, prendendo uno o due passaggi segreti per semplificare le cose. Si ricordò di non avere né piuma né pergamena con sé, quindi trovò un piccoletto da un metro e un tappo che a momenti affogava nella sua sciarpetta giallo-nera, lo trascinò in un angolino e gli chiese gentilmente di prestarle le sue (ehm ehm Amy sapeva essere molto persuasiva!).
    Infine riuscì a raggiungere l’aula, la cui porta era già chiusa.
    Si trascinò fino ad un banco mentre pensava che non vedeva l’ora di finire questi cavoli di GUFO per poter finalmente mollare Storia della Magia e dire bye-bye alla Cooper. A sua difesa non era neanche troppo male come prof, solo che Amy non sopportava la gente che era perennemente di buon umore. Trovò uno dei pochi banchi liberi (ma da quando SDM era così popolare?) appena dietro ad una chioma castana ed arruffata a lei familiare e che condivideva con lei gli stessi bellicosi sentimenti verso questa classe, nonché gli stessi verdeggianti colori. Notò senza trattenere un ghigno che il ragazzo era finito a sandwich fra una Corvonero saccente e una tassa dalla chioma tanto rossa quanto quella di Amy. Si sistemò rumorosamente sulla sedia e quando incrociò lo sguardo di Jamie gli lanciò una boccaccia di riconoscimento. Ma cos'erano quelle brutte statue vicino alla cattedra?
     
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  7. Aura Justine Cooper
     
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    L'aula si riempì in fretta, gli studenti superarono l'uscio a passo lento, uno ad uno, mentre un gentile aroma di scorza d'arancia - copiosamente innaffiato sul lauto petto della docente - inebriava le narici dei nuovi arrivati. Rivolse qualche amabile cenno del capo solo quando i suoi occhi si staccavano dalle pagine esuberanti di "Moda Magic", riconoscendo alcuni tra gli studenti che si presentavano: tra questi, alcuni erano dei volti familiari, intervallati da altri di studenti del primo anno, come la ragazzina di Corvonero che si era appena macchiata la divisa con una boccetta d'inchiostro, di cui ancora non conosceva il nome.
    Quando le quattro grosse riproduzioni dei Giganti apparvero con una deflagrazione magica, accompagnata da stelle cadenti azzurrino rosa pallido, l'espressione divertita della storiografa faticò quasi ad intercettare un qualunque accenno di sorpresa da parte degli studenti, che dopo aver rimpinzato gli stomaci voraci in Sala Grande, sbadigliavano di sazietà. Delusa, ma comunque appagata dal fuggi-fuggi creatosi tutt'attorno alla larga cattedra, Aura scelse di alzarsi - ma solo in occasione della prima lezione - per fare le dovute presentazioni. Si sradicò dalla monumentale sedia fabbricata per le sue esigenze e avanzò goffamente e con poca cura tra le file di banchi, agitando da una parte all'altra l'invadente fondo schiena. Si bloccò ad una spanna di distanza dalla piccola Corvonero, a cui offrì un largo sorriso ed un colpo secco della bacchetta in ebano, che cancellò le ostili macchie d'inchiostro.
    << Buon pomeriggio calderottini, per chi ancora non mi conoscesse, io sono Aura Justine Cooper, insegnante di Storia della Magia >> tuonò con voce stridula, facendo guizzare le mani a più non posso, articolando gesti inutili.
    << Quest'oggi, come ho già detto, studieremo nel dettaglio i Giganti. Badate bene: non mi occuperò di descrivere il loro habitat, le abitudini o i loro tratti caratteristici, a quello ci penserà il signor Dallas di Cura delle Creature Magiche. Il mio discorso verterà su un ampio dibattito che attribuisce ai Giganti ruoli incisivi che li hanno distinti nel mondo dominato dall'uomo >> aggiunse, muovendo teatralmente la chioma eccessiva e indagando i volti dei presenti.
    << Signorina O'Brien, sapresti dare un nome ad uno di questi Giganti? >> interrogò la bronzo blu tra le più brillanti, che era stata forse l'unica ad essere colpita dalla materializzazione di quei plastici tanto fedeli quanto disgustosi. Il primo, sulla sinistra, era un gigante celtico dalla lunga barba rossa acconciata in sottili treccine sparse sul petto vigoroso e ferito; il secondo, al suo fianco, era visibilmente infuriato e aveva insolitamente un solo grande occhio; il terzo, dallo zuccone purulento, aveva l'aspetto di una pera vecchia e brandiva un lungo osso; l'ultimo, infine, il più possente, indossava un'armatura, con tanto di fodero e spada.
    Attese pazientemente la risposta della studentessa, prima di iniziare la spiegazione.
    << Queste meravigliose creature hanno convissuto con l'uomo fin dagli albori, accompagnandosi alla sua evoluzione e costruendosi, nel corso dei secoli, un piccolo ritaglio nel mondo da noi conosciuto >> la docente spostò un banco con la sua grassa mole, ma non si curò di sistemarlo << Gli studiosi hanno operato una cernita tra quelli che sono stati i Giganti veramente esistiti e quelli che invece non sono stati altro che frutto della fervida immaginazione umana; di seguito, un team di ricerca capeggiato dal magi-storico Bernard Feaubusset, è riuscito a catalogare quattro diversi ruoli che essi hanno assunto nella nostra prospettiva, nel corso della storia >>. La donna disegnò delle lettere invisibili nell'aria con il catalizzatore, rivolta verso la lavagna alle spalle della cattedra. Un gessetto bianco apparso dal nulla tratteggiò in un corsivo elegantemente grossolano:

    CITAZIONE
    1. Il mercenario
    2. Il protettore
    3. La bestia
    4. L'intimidatore



    << Ciascuna di queste definizioni è stata più volte rivisitata, sostituita e rimpiazzata da altri termini probabilmente meno desueti; perfino il lavoro del traduttore nella scelta di un vocabolario estremamente fedele a quello francese è stato duro e prolungato. Inizialmente, a questa breve lista seguiva anche il profilo de "Il lottatore", ma esso venne presto escluso, in quanto conteneva in sé una caratteristica comune a tutte le altre quattro personalità >> continuò, misurando ora rapidamente il pavimento di pietra dell'aula, fino ad andare a posarsi con poca grazia sulla sua comoda poltroncina. Allungò un dito cilindrico, seppellito per tre quarti da grossi anelli su cui erano incastonate gemme preziose, verso le statue immobili.
    << Prima di parlare di questi simpatici giovanotti, ci terrei a fare un piccolo gioco. Fate attenzione alle riproduzioni >>. A quella parola, il Gigante all'immediata sinistra dell'ampia cattedra mosse infastidito le dita sull'ascia primitiva da lui impugnata e dopo aver fatto rumorosamente schioccare la lingua sul palato, parlò con forte accento del nord, soffocato dalla barba << La vedi questa mia lama? Non ho paura di usarla >>. Il celtico si zittì quasi subito, mentre già il plastico al suo fianco sgranchiva le grosse braccia polpose e sbatteva con rabbia l'unico occhio che campeggiava centrale sul volto rossastro, gonfiando il petto e imponendosi con tutta la sua figura; dalle labbra screpolate uscirono solo versi animaleschi. Il terzo Gigante seguì il precedente, frantumando con i denti il femore che teneva in una mano e ingollando le schegge dopo aver sorseggiato un liquido rosso sangue da una bottiglia di vetro. L'ultimo, la cui divisa, ad un secondo sguardo, era costituita da tante piccole armature, gracchiò << Non temo il nemico >>. Quand'anche l'ultima statua si immobilizzò, la professoressa passò in rassegna le espressioni di tutti, mentre la prossima questione sgusciava rapida tra le labbra sanguigne:
    << Vorrei che qualcuno, per alzata di mano, trovi un collegamento ragionato tra i Giganti che avete appena conosciuto e ciascuna delle categorie di Feaubusset >>.

    Tempo per postare: 8 giorni (entro il 21/4)
    Turni: liberi.
    Elise O'Brien è tenuta a rispondere alla domanda della professoressa.
    E' concesso rispondere al secondo quesito ad uno solo di voi.
     
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  8. Hæzel Jensen
     
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    Gli altri studenti presenti in aula sembrarono non notare – oppure ignorarono semplicemente - quello che era appena successo alla piccola Grifondoro. Ma alla professoressa non era sfuggito niente. Aveva notato gli strani movimenti e i tentativi maldestri che Haezel aveva fatto per cercare di rimediare alla caduta dell'inchiostro. Si era alzata da una sedia su cui avrebbe potuto sedersi comodamente la Grifondoro insieme a altri due studenti. Haezel soffocò una risata. Era andata diretta verso di lei, dopo i convenevoli di inizio lezione. Con un tocco della sua bacchetta, le macchie erano completamente sparite dalla sua divisa, ma probabilmente aveva ancora l'occhio nero d'inchiostro. La Cooper aveva rivolto una domanda a una studentessa che lei ancora non era riuscita individuare, una certa O'Brien. Lo sguardo della ragazzina vagava per l'aula per indugiare poi sulle quattro figure che avrebbero fatto loro compagnia durante tutta la lezione. Che brutti. Grandi com'erano, privavano l'aula di molta luce e Haezel si ritrovò ad ascoltare la spiegazione della professoressa nella penombra. Dopo aver preso una seconda boccetta di inchiostro, cominciò a scrivere frettolosamente le parole della Cooper, cercando di tenere a mente quello che aveva detto fino ad allora per non rimanere indietro. Come non detto. Haezel si incantò a guardare il gessetto che scriveva da solo. Quante altre cose si potevano fare con la magia che lei ancora non sapeva? Scosse la testa quando si rese conto che la professoressa aveva smesso di parlare. Si affrettò a scrivere quello che il gessetto aveva scritto alla lavagna; la grafia non era delle migliori. Incolonnò i quattro epiteti. La professoressa aveva detto qualcos'altro che a lei era sfuggito perché stava scrivendo “L'intimidatore” sulla pergamena e...La vedi questa mia lama? Disse una voce minacciosa e profonda. I tentativi di Haezel di migliorare la grafia furono inutili. All'udire quella voce, aveva fatto un sussulto con la piuma ancora appoggiata sul foglio, che ora presentava una lunga linea che partiva dalla T di "intimidatore" e arrivava alla B di "bestia". Alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere che il secondo gigante stava sbattendo le palpebre...pardon, la palpebra. Osservò i movimenti dei due che restavano e le parole dell'ultimo, in assoluto silenzio. Non scriveva nemmeno più. La richiesta della professoressa giunse subito dopo che l'ultimo gigante ebbe finito di dire “non temo il nemico”. Guardò le categorie di cui parlava la Cooper scritte alla lavagna. Poi guardò la pergamena su cui le aveva appuntate. Sembrava che fosse un disegno distorto di un bambino di cinque anni oppure le prime lettere che i bambini imparano a scrivere e su cui non mancano di scarabocchiare. A proposito di scarabocchiare...alla richiesta della donna, Haezel, che non conosceva minimamente il nome dei mostri lì presenti, si tuffò in un'accurata riproduzione dei loro volti. Spostava velocemente lo sguardo dal foglio al viso dei giganti, con la lingua fuori per la concentrazione. Disegnava velocemente e il risultato fu che ora sembrava uno scarabocchio di un bambino di sei anni, invece che di cinque. Quello più buffo era il disegno che ritraeva i ltipo con un solo occhio. Gli aveva disegnato due peli in testa come aggiunta personale, ma il risultato era a pari merito disgustoso. Cominciò a tracciare frecce dalle parole che aveva segnato prima, alle raffigurazioni, cercando di trovare l'aggettivo che meglio descrivesse ognuno di loro. Per circa due minuti, tracciò collegamenti per poi cancellarli con la stessa piuma. Ora era un disegno di un bambino di tre anni. Attribuì il termine “intimidatore” al primo gigante che aveva parlato, il termine “bestia” al mostriciattolo con un solo occhio e con due peli in testa, il termine “mercenario” al tipo che aveva rudemente masticato un lungo osso che aveva in mano e il termine “protettore” all'ultimo gigante. L'unico di cui era davvero certa era la Bestia, per questo preferì che qualcun altro rispondesse alla domanda della Cooper. Sperò che nessuno notasse il modo in cui aveva fatto i collegamenti, coprendo la pergamena con una mano troppo piccola per oscurare tutti i suoi ragionamenti.
     
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    Corvonero
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    Le lezioni di Storia della Magia erano sempre state particolarmente interessanti per la giovane inglese. Amava usare la bacchetta almeno quanto le piacevano le lezioni pratiche di Incantesimi o Trasfigurazione, ma era fermamente convinta che conoscere al meglio la storia delle persone che li avevano preceduti fosse il miglior modo per non commettere i loro stessi errori ed usare le loro azioni come memento per poter progredire e dirigersi verso un futuro migliore e produttivo, magari in cui il mondo magico poteva esistere alla luce del sole in mezzo ai babbani. Sarebbe stato bello poter…sposare il principe d’Inghilterra! Sarebbe stata la prima strega ad essere anche regina. Non osava immaginare quanti libri dovessero esserci nel palazzo di Buckingham, magari c’era anche una biblioteca magica all’insaputa di tutti!
    Sarebbe stato incredibilmente bello scoprire una libreria, studiar nuovi manuali e….
    E proprio mentre la Corvonero era rapita da questi sogni ad occhi aperti, nell’attesa dell’amica, una voce fastidiosa e decisamente stonata decise di entrare bruscamente nel suo campo auditivo.
    Jamie Allen. No, non era una ragazzina, nonostante il nome e no, non era nemmeno un ragazzo. Era una sottospecie di omuncolo insignificante, che puzzava ancora di latte e biscotti ma che si credeva grande e finiva per puzzare effettivamente di umidità, probabilmente per la sua permanenza nei Sotterranei. In fondo non tutti erano stati fortunati come lei a poter vivere in una delle più belle torri del Castello, con una vista fantastica ed una luce incantevole che ti svegliava al mattino. Nel mondo c’erano anche quelli come Allen: muffa e muschio al posto del sapone, svegliati dai propri gas corporei che aleggiavano nella stanza.
    Il verde-argento aveva osato sedersi accanto a lei, occupando una delle sedie che lei aveva riservato per le sue amiche. Odioso, semplicemente odioso.

    «Allen, per quanto capisco sia difficile per te e i due neuroni che albergano nella tua scatola cranica, quando una borsa è su una sedia e non accanto o sotto, significa che sta occupando un posto e di certo quel posto non era stato occupato per te. Quindi, nonostante io capisca che tu voglia starmi vicino, la tua cotta nei miei confronti non è affatto ricambiata e gradirei che tu te ne andassi»

    Tuttavia non fece in tempo a finire di parlare che la professoressa Cooper aveva deciso di iniziare la lezione.
    Ma perché quella rivista non poteva essere un po’ più lunga? Giusto il tempo di far alzare il ragazzino e farlo spostare il più lontano possibile da lei. La vita era decisamente ingiusta. E poi tecnicamente il fatto che lei stava tenendo il posto ad una compagna non svaniva nel nulla solo perché lui aveva deciso – in modo molto maturo – di fare il bullo, quindi in teoria quel “ora non più” era anche logicamente errato.
    Perché le persone dovevano essere ignoranti?
    Sbuffò, sistemandosi i capelli e prendendo piuma e pergamena per prendere appunti, lanciando una mezza occhiataccia al Serpeverde, quasi per intimargli di stare almeno in silenzio per le prossime due ore, sebbene dubitasse che lui ne fosse in grado.
    Dopo aver scritto appena due righe riguardo quello che sarebbe stato l’argomento della lezione - Ruoli caratteristici dei Giganti che li hanno distinti nella storia del mondo popolato da umani - si sentì interpellare dalla corpulenta docente.
    Scattò immediatamente in una posizione più corretta, con la schiena ben dritta e lo sguardo vispo e attento, annuendo mentre la donna finiva di porle la domanda.
    Era ovvio che lei sapesse riconoscere quelle statue rappresentative, doveva solo scegliere di quale parlare. Riconoscere Ciclope le sembrava fin troppo banale, persino un babbeo come Allen sarebbe stato in grado di riconoscere il Gigante da un occhio solo, ma non voleva nemmeno rischiare di confondersi per qualche caso sfortunato della vita e scegliere un gigante che l’avrebbe tratta in inganno nel caso di una seconda domanda. Ci pensò appena una paio di secondi prima di schiarirsi la voce.

    «Lui - disse, indicando il primo gigante - se non erro è Morholt, un gigante irlandese, credo fratello di un re, e si narra che affrontò il Lancillotto delle leggende…se ricordo bene»

    Sorrise poi, un sorrisino timido in attesa della conferma della professoressa, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. Non aveva sbagliato vero? Certo che no…Non poteva essere.
    Tranquilla, Elise. Sospirò e tornò a prendere appunti. Sarebbe andato tutto bene dopo tutto, nonostante la fastidiosa presenza alla sua sinistra sarebbe stata una lezione fantastica.
    I Giganti iniziarono a parlare e sul volto della Corvonero si aprì un sorriso entusiasta, sapeva che la professoressa Cooper non avrebbe deluso le sue aspettative, riusciva sempre a rendere la Storia qualcosa di emozionante, al pari di una qualsiasi altra lezione pratica! Doveva solo trovare un collegamento tra quello che stavano dicendo…Pensa, Elise, pensa.
     
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  10. Astrid Usher
     
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    Lungo la via, si accalcavano le persone, formavano due grosse serpi, ciccione, rumorose. Un’accozzaglia di bambini urlanti, mamme isteriche e padri stufi. Come scimmiette alcuni si arrampicavano sulle spalle degli altri, poiché la visuale da lì era molto più gradevole e libera. Altri, per rimediare all’inconveniente di teste indecise, che prima sostavano a destra e poi a sinistra, attaccavano uno specchio ai dei palloncini arancioni gonfiati ad elio e poi stavano lì sotto, a sbirciare cosa accadeva dall’altra parte della folla. Proprio nel mezzo della strada, tra quelle due masse rettilinee, dormiva Astrid. Indossava ancora i panni della sua casa, non aveva avuto il tempo di cambiarsi. Sembrava così morbido quell’asfalto scuro, doveva riposare la schiena e le gambe, dopo aver passeggiato lungo tutto il quartiere per ore. I suoi capelli sembravano i raggi del sole, e tutt’intorno le coronavano la testa. Le mani poggiate sul ventre, lasciavano i gomiti cadenti e stanchi sui fianchi. Il chiasso non le dava fastidio, al contrario, le ricordava una melodia di sottofondo, che le faceva spesso compagnia quando la madre drizzava il dito indice e il naso puntava una volta verso destra e una volta verso sinistra ripetutamente. Le persone continuavano le loro azioni senza far caso a quella bambina, che giaceva stremata a terra, tranquilla, pacata che riposava. Erano tutti catturati dal passaggio di fachiri, giullari, domatori di bestie preistoriche e attendevano l’arrivo di un clown, che cercava di avvicinarsi a quanti più genitori poteva e regalava loro dello zucchero filato, che una volta posato sulla lingua diventava come cemento. All’improvviso ci fu silenzio, descritto solo da facce sgomente, disegnate dalla meraviglia, occhi grandi che guardavano verso l’alto, zigomi gonfiati da sorrisi a bocca larga. C’era un enorme elefante che stava sfilando davanti a loro, riusciva a coprire persino il cielo per il suo aspetto imponente. Era addobbato a festa, come un grande carro per le parate, aveva orecchini, bandiere e una gonna viola, che con le grandi folate di vento, s’innalzava e faceva intravedere le grazie spropositate che vi si nascondevano sotto, del grande animale. Il bello era che nessuno e dico NESSUNO, nemmeno la nostra Astrid, si era accorto, che una delle possenti zampe del pachiderma stava per schiacciare la bambina. Furono 7 lentissimi secondi quelli che trascorsero quando le passò sopra sfiorandole il naso, per poi posarsi a terra appena dopo i piedi della ragazzina. Dopodiché, un tuono o forse un gong risuonò nell’aria e gocce fatte di caramelle iniziarono a scendere giù dal cielo, come fosse pioggia. Per una volta il contadino della TV aveva indovinato

    <<…inseriti nel letto di correnti sudoccidentali che scorrono in quota sul paese, due distinti fronti attraverseranno le regioni settentrionali tra oggi e lunedì, provocando condizioni di maltempo sull'arco montuoso, ma con fenomeni che si dirigeranno verso le pianure. Toffee sta arrivando, tirate fuori i vostri stivali e preparate gli ombrelli!>>.

    Gocce gustose alla frutta e non, calavano dai nuvoloni azzurri e una di queste colpì sul volto Astrid, che si svegliò con estrema calma, aprendo prima uno e poi l’altro occhio. Non si fece prendere dal panico quando mettendosi seduta a terra, sotto le mani sentì il freddo e umido pavimento della sala comune, e vide davanti a lei il grande tavolo dove spesso si mettevano a studiare i suoi compagni. Le succedeva molto spesso di addormentarsi in luoghi improbabili e svegliarsi all’improvviso completamente spaesata. Alle sue spalle udì le risate di alcuni ragazzini e vicino a lei, trovò una pallina di carta. Era stata lanciata da uno di quei rompiscatole “è sicuramente così”, ma poco importava, fu un bene quello di essere stata svegliata. Era in ritardo per il corso di Storia Della Magia, forse non era quello che si poteva intuire, ma era impaziente di seguire quella lezione. Per lei, era come ritornare tra le braccia di Angus e ascoltare i suoi racconti fantastici. Raccolse i libri da terra e si precipitò sempre con la sua solita compostezza verso l’aula, spalle dritte, petto in fuori, sguardo fisso davanti a sé, accompagnavano le ampie e rapide falcate. Arrivata davanti la porta –che trovò chiusa- sentì la professoressa Cooper parlare e poi una voce molto profonda seguirle dietro <<la vedi questa mia lama? Non ho paura di usarla >> e poi, un’altra voce ancor più possente <<non temo il nemico>>. Astrid nel frattempo era come immobilizzata, legata a due catene, una che la tirava da una parte , quella della paura e della vergogna, per aver fatto tardi alla lezione e una, che la tirava dall’altra, e quella era della curiosità e dell’euforia nel partecipare a ciò che stava succedendo in quella stanza. Sostava lì pietrificata a fissare le travi di legno massiccio, poi fece un lungo respiro, spostò il suo peso sulle punte dei piedi, poi sui talloni, poi ancora sulle punte e di nuovo sui talloni, ciondolando nervosamente, strinse la mascella più forte che poté e con impeto spalancò la porta. Per la prima volta in vita sua rimase basita trovandosi davanti quattro enormi, orribili e bizzarri esseri, lo stupore che invase i suoi occhi, offuscarono gli sguardi dei compagni e della professoressa, e una strana sensazione nasceva sul suo viso. Era forse un sorriso quello?
     
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  11. Jamie Allen
     
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    Subito dopo che prese posto, Jamie si rese conto di aver fatto una cavolata colossale. Si pentì all'istante di essersi seduto a fianco della O'Brien che riusciva ad attirare verso di sé persone della peggior specie. Infatti quasi immediatamente arrivò una Tassofessa, probabilmente quella per il quale la O'Brien stava tenendo il posto. Aerith Williams. Sapeva il suo nome perché anche lei era del quarto anno e soprattutto perché i Serpeverde avevano la sfortuna di condividere i sotterranei con i giallovomitoneri.
    A quel punto era letteralmente circondato dallo schifo. Per di più i suoi occhi furono subito attirati da una chioma rossa appartenente ad una ragazza che Jamie conosceva molto bene. Amy Holmes era una delle ragazze che preferiva. Era divertente, abbastanza esuberante e leggermente ribelle, oltre ad essere chiaramente una sua concasata! Ricordò quando lei gli raccontò di come si divertiva a rovinare la vita dei primini a suon di caccabombe. Si era ripromesso che una volta l'avrebbe aiutata in qualche suo piano "malvagio".

    "Avrei potuto tenerle il posto...Ora devo sorbirmi la puzza di questa tassofessa"

    Amy gli fece una linguaccia, probabilmente si stava chiedendo cosa ci facesse in mezzo a delle persone che chiaramente odiava. Jamie ricambiò con un sorriso e un occhiolino, poi si tappò il naso ridacchiando. Avrebbe sicuramente capito che non aveva di certo preso quel posto per godersi la splendida compagnia di quelle due megere.
    Nel frattempo ElAAAAAAAAise con la AAAAAAAA aveva iniziato ad offenderlo, o almeno così Jamie immaginava. Il Serpeverde non aveva alcuna intenzione di starla ad ascoltare. Aveva potuto soltanto captare la parola "neuroni". Tipico dei Corvonero che andavano a parare sempre là, in quella direzione. Probabilmente era la parola più complicata nel loro vocabolario e quindi amavano usarla spesso.

    A quel punto la professoressa Cooper cominciò la lezione a suon di "calderottini".

    "Chissà quanti calderottini ha mangiato per ritrovarsi così..."

    Si limitò a pensarlo, purtroppo non c'era nessuno Serpeverde nei dintorni che avrebbe riso a quell'offesa gratuita. Ad ogni modo la professoressa sembrava in splendida forma. La lezione iniziò nel migliore dei modi e sembrava decisamente più interessante di molte altre alla quale Jamie era stato obbligato ad assistere. Chissà cosa sarebbe successo se fosse apparso un gigante in carne ed ossa in quella stanza. Sarebbe stato sicuramente molto divertente vedere tutti i ragazzini tanto eccitati dalle statue, alle prese con un gigante vero. Ma ci sarebbe stata la O'Brien a salvare la situazione, poiché leeeeeei sapeva TUUUUTTO sull'argomento. La Corvonero venne subito interpellata e si fece trovare subito pronta, come al solito.

    «Te ne intendi di giganti... - sussurò il serpeverde alla secchioncella in modo che soltanto lei potesse sentire - Ad esempio il terzo, quello brutto vedi? Pensavo fosse un tuo lontano parente vista la somiglianza. Ma poi mi son reso conto che tu sei alta quanto un folletto. Andrai a lavorare alla Gringott anche tu? A contare le monetine?»

    Ridacchiò. Era abbastanza sicuro che Elise O'Brien non avrebbe digerito quell'affronto. Di sicuro non sarebbe più stata molto lucida durante la lezione e in caso contrario Jamie avrebbe trovato qualche altro modo per infastidirla.
    La professoressa Aura attirò nuovamente (e stranamente) la sua attenzione, iniziando a raccontare della categorizzazione dei giganti stilata dallo studioso francese Feaubusset. "Mercenario, Protettore, Bestia e Intimidatore" quelle erano le quattro categorie di giganti, ed ognuno dei giganti presenti in quella stanza apparteneva ad una di esse. Jamie aveva già in mente una risposta alla domanda della professoressa, ma di sicuro non avrebbe alzato la mano. Storia della Magia non era una materia che meritava un suo intervento.
     
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  12. Amy Holmes?!
     
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    Amy non poté non sghignazzare a sentire il piccolo battibecco pre-lezione fra Jamie e la O’Brien, poveraccio il serpino ma che aveva combinato? Di sicuro, finita la lezione, non avrebbe perso l'occasione di punzecchiarlo. I tipi saccenti erano semplicemente insopportabili, quelli che poi si comportavano come se avessero 50 anni e la sapessero lunga quanto il Mississippi mentre in realtà non erano altro che dei bambinoni con troppo tempo libero e fin troppi libri a disposizione e, fuori dalle sicure mura del castello e dalle sue regole ben prestabilite, sarebbero andati a sbattere il naso contro la prima vera difficoltà. Non che Amy si ritenesse in grado di affrontare la vita reale o che altro, ma almeno riconosceva la propria inettitudine e non si atteggiava a capo del mondo. Anche se in effetti “capo del mondo” non suonava male come titolo.
    Intanto che Amy si godeva la scenetta comodamente da dietro le quinte (ovvero la posizione ottimale), la Cooper prese l’infelice decisione di mettersi a gironzolare fra i banchi. La cosa la scocciò per diverse ragioni. Prima di tutto Amy non apprezzava quando i professori rompevano la quarta dimensione ed invadevano il sacro spazio degli studenti; in secondo luogo la mole della docente non prometteva nulla di buono.
    La rossa si stava giusto preparando mentalmente a schiacciare un bel pisolino ad occhi aperti (tecnica che aveva sviluppato ed affinato durante i cinque anni passati al castello e che risultava particolarmente utile durante questa lezione, chissà perché) quando la Cooper iniziò a parlare.
    Calderottini? Calderottini? Ma ha detto proprio così? Santa paletta. Amy lo capiva che a questa lezione c’era una vasta gamma di studenti che andavano dagli undicenni rincoglioniti ai diciassettenni gasati, ma cristoddio un briciolo di dignità. Sbuffò, affondando il viso fra le mani creando un gradevolissimo effetto bulldog con le sue guance, resistendo a malapena dal far roteare gli occhi fino a farseli uscire dalla fronte.
    Ah, quindi quelle brutte cose vicino alla cattedra erano dei Giganti. Mh, sì, ora che li osservava la cosa aveva senso, soprattutto per via di quello con un occhio solo stile Polifemo e in generale per via della loro bruttezza. Anche se, a dirla tutta, il mondo magico pareva pieno di cose e creature che quanto a bellezza lasciavano francamente a desiderare. Ascoltò pigramente la risposta della O’Brien, bla bla. Ma cosa ci veniva a fare a lezione sta gente, se tanto sapeva già tutto? Che nervi. Si mise a tamburellare sul banco, cercando di pensare a altro.
    La sua attenzione fu nuovamente riportata alla lezione in corso quando una delle statue-Giganti iniziò a parlare con voce tonante, quasi facendola sobbalzare. Oddio. Ma che succede? Ascoltò i vari versi e grugniti delle creature, poi la Cooper fece una domanda riguardo un certo Feaubusset.
    A questo punto pensò vabbè, tanto vale buttare giù due righe, quindi tirò fuori pergamena e cose varie che aveva appena ciullato al primino nel corridoio, e che aveva ancora nella tasca della divisa, tentando poi di appiattirla grossolanamente con la mano dato che si era tutta stropicciata. Ricopiò i quattro titoli scritti alla lavagna, e poi… o cacchio ma come si scrive Feaubusset? Fabasset? Foubusset? Boh. Dannati francesi… Vabbè si sarebbe capito. Mentre li scriveva si stava già facendo un’idea di chi era cosa… le pareva abbastanza ovvio, il Ciclope doveva essere il Protettore, da come aveva tirato fuori il petto; il terzo le era parso il più “bestiale”, con tutte quelle manfrine a bere sangue e sbriciolare ossa. Gli altri due non la convincevano; e siccome le faticava dover cancellare e correggere, non scrisse nulla in attesa che qualcuno dicesse la risposta. Probabilmente avrebbe dovuto cancellare tutto e ricominciare da capo comunque, ma tanto non è che ci avesse messo poi tanto impegno. Abbassando lo sguardo sulla sua pergamena, quasi si intenerì a vedere la sua stessa calligrafia; non tanto migliore di quella fatta dai gessetti sulla lavagna.
    Ovviamente non aveva la minima intenzione di alzare la mano e rispondere, quindi tenne il becco ben chiuso e attese, mentre giocherellava distrattamente con la boccetta d’inchiostro, facendola roteare su se stessa sopra al banco.
     
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  13. ærïth
     
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    Iniziò a ticchettare nervosamente sul tavolo di legno. La presenza di esser seduta di fianco ad un serpeverde la innervosiva, e non poco.
    Elise cercò di difendere il posto che una volta apparteneva ad Aerith. Sentì sghignazzare qualcuno dietro di lei mentre la sua amica di corvonero battibeccava con quel Allen. Il battibecco troncò quasi subito quando la morbidissima Cooper iniziò con la lezione.
    Mise mano nella tracolla uscendo l'occorrente per seguire la lezione e prendere appunti. Calderottini... potrebbe mai un serpeverde essere un calderottino? Incrociò le braccia guardando la professoressa, alzando un sopracciglio divertita.
    La Cooper iniziò a parlare dei giganti, non voleva entrare nello specifico come creatura, sarebbe ricaduta in un'altra materia. Voleva raccontare le vicende avvenute insieme agli uomini.
    Iniziò a scarabocchiare il foglio degli appunti, non era un'amante di quella materia e molte volte arrivava a distrarsi. Annotava qualcosa e poi tornava a ticchettare fino a quando la professoressa non fece una domanda ad Elise. Come sempre la corvonero rispose sicura, come mai Aerith avrebbe risposto.
    Sempre lei a rispondere... Fossi un po' più diligente come Elise, forse i voti sarebbero un po' più alti.
    Tornò a scarabocchiare il foglio, felice per avere un'amica così intelligente, ma un po' triste nel non poter essere al suo stesso livello, in quel momento Elise era un gigante rispetto ad Aerith, nonostante le apparenze lasciassero a desiderare.
    La corvonero rispose e poi vide il serpeverde farfugliarle qualcosa, sicuramente insulti gratuiti com'era solito fare tra i verde argento. Non riuscì a capire molto di quello che diceva, ma sentì solo un paragone tra la terza statua e la corvonero in riferimento alla bruttezza simile tra Elise e la statua.
    ehi, sei venuto a lezione per insultare o seguire?
    Tirò un piccolo calcio al serpeverde per attirare la sua attenzione: fai tutto il figo, ti senti bello e poi con quelle labbra potresti attraversare il lago senza bagnarti. Il tutto detto a bassa voce, in modo che potesse sentirlo il serpeverde forte e chiaro. All'improvviso Aerith non si sentì più così piccola, i serpeverde le avevano iniziato a dare sui nervi e la giornata non era iniziata al massimo grazie a loro.
    Si era distratta per colpa del serpeverde ed ora non era riuscita a capire cosa volevano significare quei nomi sulla lavagna. Parlò di un certo Feaubusset, uno studioso francese. Cercò di ricollegare le cose tra lo studioso, le statue e quei nomi, che ora sembravano più soprannomi per quelle statue.
    Le statue poi parlarono. La Cooper aveva magicamente animato per pochi secondi ad ogni tocco le quattro statue. Ognuna diceva una frase diversa. Rimase colpita dalla frase dell'ultima statua che associò immediatamente alla parola "Protettore".
    "Non temo il nemico."
    Si sentiva un po' come quella statua e, nonostante si fosse distratta, presa di coraggio alzò la mano per rispondere alla professoressa.
    Non sono una studiosa, ma.... Basandomi semplicemente sul semplice instinto li ricollegherei così, professoressa Cooper." Si alzò di conseguenza un po' imbarazzata e rossa in volto, si era presa fin troppo di coraggio.
    Alla prima statua attribuirei: intimidatore, non per il suo asp...aspetto, ma per la sua frase, intimidisce l'avversario nonostante... Nonostante sia ferito, ecco. Si morse per qualche secondo il pollice e poi ricominciò, stavolta indicando la seconda statua e la terza.
    La seconda per l'aspetto e sopratutto le ferite lo definirei Il Mercenario... La terza più La Bestia, l'aspetto ricorda più un primitivo." Finendo la frase si girò verso il serpeverde che aveva a fianco, sorridendogli un po' troppo spavalda e presa dalla situazione: ... Per finire l'ultimo è il Protettore, non solo per la frase che dice, ma per l'aspetto che mostra... Almeno, io mi sentirei al sicuro con una persona del genere a fianco.
    Abbassò lo sguardo, senza aspettare risposta dalla profesoressa e si sedette velocemente, ridendo sotto i baffi per l'ultima frase detta.
     
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  14. Aura Justine Cooper
     
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    << Molto bene signorina O'Brien, 10 punti a Corvonero! >>. Sapeva che con la Bronzo Blu sarebbe andata sul sicuro senza alcun pericolo di sfigurare di fronte agli studenti che avevano appena iniziato a seguire il suo corso. Ogniqualvolta la interpellava, lei aveva sempre la risposta pronta, salvo qualche sporadico e sottilissimo errore, che la docente curava con un sorriso bonario e guance tese. Rimirò i volti dei presenti con soddisfazione, prendendo una pausa in cui si pavoneggiò soddisfatta, agitando i gomiti ad altezza fianchi e sculettando vistosamente in direzione della cattedra.
    Quando le riproduzioni dei Giganti ripresero a parlare, l'uscio in legno antico si aprì lentamente, mentre la luce penetrata oltre le alte vetrate dell'aula permetteva agli occhi nocciola della professoressa di scorgere la silhouette di un'innocua studentessa dalla chioma bruna, che si infilava tra lo stretto spiraglio creato dalla porta. La Cooper la fissò per tutto il tempo in cui alla luce fu permesso di bagnare il corridoio oltre l'uscio; quando la porta fu richiusa tornò ad osservare gli alunni che avevano appena assistito ai movimenti incantati dei giganti. Forzò un largo sorriso, ma le iridi saettarono nuovamente sulla primina che aveva appena preso posto in fondo alla classe.
    << Signorina Usher >> tuonò d'un tratto con il suo vocione afroamericano << Mi costringe a sottrarre cinque punti alla casata di Serpeverde. Il professor Blake si è per caso dimenticato di consegnarvi la mappa del castello ad inizio anno? >>. La voce si acuì quando fece il nome del Capocasa dei Verde Argento, quasi inasprita da un sentimento che andava ben oltre ciò che era accessibile agli studenti. La professoressa, sin dal momento in cui Lorcan era stato assunto dalla Wright, aveva maturato una forma di astio non distante da quella provata, un tempo, nei confronti di Uthelm. La sua pungente arroganza cozzava con il suo motivato desiderio di vita, che la faceva esplodere di armonia e buone intenzioni; lei che dedicava tante attenzioni agli studenti non tollerava la sua meschinità, distribuita senza alcuno scrupolo tra le fila a lui affidate. La donna, da anni chiamata a rappresentare la casata di Tassorosso, conosceva bene quel campo e aveva imparato a relazionarsi con loro, fino ad assumere un atteggiamento quasi paternalistico, se non fraterno. Era noto infatti che spesso si accompagnava con il gruppo di ragazze più IN del castello, per scambiare qualche consiglio di moda sulle ultime tendenze.
    Tra le altre cose, Aura non tollerava i ritardi, e quello della piccola Astrid Usher, con conseguente sottrazione di punti, sapeva che le sarebbe potuto servire da lezione da quel momento in poi. O almeno, lo sperava con tutta se stessa.
    Di seguito, pose una domanda aperta a tutta la classe, a cui diligentemente rispose una Tassorosso del quarto anno. << Alla prima statua attribuirei: intimidatore, non per il suo asp...aspetto, ma per la sua frase, intimidisce l'avversario nonostante... Nonostante sia ferito, ecco. La seconda per l'aspetto e sopratutto le ferite lo definirei Il Mercenario... La terza più La Bestia, l'aspetto ricorda più un primitivo. Per finire l'ultimo è il Protettore, non solo per la frase che dice, ma per l'aspetto che mostra... Almeno, io mi sentirei al sicuro con una persona del genere a fianco >>. La donna, ad ogni proposizione corretta allargava le labbra carnose in un sorriso sempre più caldo e orgoglioso.
    << Sfortunatamente, alcune simbologie sono state fuorvianti e ti hanno portato fuori strada, signorina Williams, ma sono comunque molto onorata nell'assegnare comunque 10 punti a Tassorosso! >>. Detto ciò agitò la bacchetta e sussurrò tra i denti << Evanesco >> puntando rispettivamente alle tre riproduzioni partendo da destra, lasciando soltanto Morholt e facendo svanire nel nulla le altre statue.
    << La classe - perché così possiamo chiamarla - dell'Intimidatore è forse la più discussa, in quanto, sulla base dei suoi tratti peculiari, potrebbe includere un numero elevato di Giganti: chi, d'altronde, non è intimidito da una creatura di questo calibro? >> cominciò, sperando che qualcuno non cominciasse a paragonare la sua stazza alla loro. << Tuttavia, i criteri di selezione di Feaubusset sono molto rigidi, e ammettono solo determinati comportamenti. Tra questi Giganti il più significativo è certamente Morholt, la cui triste storia è giunta sino a noi in maniera del tutto lacunosa, attraverso alcuni manuali medievali. Nato nella campagna della regione irlandese di Galway, costui era il fratello malriuscito del re d'Irlanda. Celato per anni alla popolazione babbana e ignorante in una grossa recinzione lontana da occhi indiscreti, affidato alle cure di un mago ricercatore, riuscì finalmente ad evadere e giunse in città, dove seminò il terrore. Il fratello, oramai seccato dall'esistenza di quell'essere mostruoso, finse di non sapere chi fosse e, dopo averlo bandito dalla terra irlandese con scarsi risultati, comandò l'arresto e la seguente soppressione. Il volgo di Galway si armò, ma in pochi audaci decisero di affrontarlo direttamente. Tra questi Tristano, un giovanissimo contadino magonò che, in possesso di una spada avvelenata, lo sfidò a duello. Morholt sottrasse la minuscola spada dalle mani non abbastanza forti del ragazzo e lo trafisse da parte a parte, uccidendolo. A quel gesto un centinaio di uomini armati si gettò all'attacco, colpendolo con dardi avvolti nelle fiamme; infine, dopo aver combattuto duramente, una serie di lance gli aprì il petto fino a raggiungere il cuore. Il collasso degli organi fu lento e doloroso, tanto che il fratello giunse in tempo per un ultimo saluto >>.
    La Cooper si inumidì le labbra, mentre con un colpo di bacchetta faceva svanire Morholt per lasciare spazio al secondo Gigante.
    << Quest'altro Gigante, l'avrete riconosciuto, è un Ciclope. Sono figure mitologiche attestate fin nell'Antica Grecia che possiedono un solo occhio. La creatura in questione è Polifemo, forse il più noto tra i Ciclopi, anche nel mondo babbano. Figlio del dio del mare Poseidone, egli è annoverato tra i Protettori in quanto si diceva fosse stato relegato in una caverna a protezione di un gregge di pecore Animagus; si trattava di un gruppo latitante di antichi maghi oscuri, sfuggiti alle remote giurisdizioni >>. E così, con un altro svelto movimento del polso, Polifemo passò la palla al suo successore.
    << Il terzo, forse il più temibile, è classificato storicamente tra le Bestie >> avvicinò un dito alle labbra, corrugando la fronte e studiando le espressioni dei suoi alunni << Devo essere sincera, sebbene molti Giganti abbiano compiuto carneficine impossibili da dimenticare, non credo che il termine utilizzato da Feaubusset - originariamente declinato in "bête" - sia appropriato >>.
    La creatura, congelata sul posto, strappava un brandello di carne dall'osso.
    << Quello che vedete è Bran l'assetato di sangue. La sua storia risale al Medioevo e non vi sono dubbi sulla sua esistenza. Egli viveva in un mastodontico castello costruito sul gambo di una pianta di fagiolo, dove divorava i cadaveri di uomini e donne di tutte le età, tratti in inganno dalla magnificenza e dai poteri infatuatori che la pianta giocava su tutti i babbani che la osservavano >>. La donna esaminò la reazione degli studenti e passò infine all'ultimo Gigante, vestito di tante piccole armature e marchiato da un simbolo sbiadito sul collo.
    << In conclusione abbiamo il Mercenario, Golia. E' forse la categoria più ricca di elementi, in quanto queste creature, nonostante la mole eccezionale e la forza straordinaria, hanno asservito i maghi e le streghe più crudeli, persino nel secolo scorso >> tossicchiò disinvolta << Golia serviva il popolo dei Filistei, era un vero campione, un soldato formidabile temuto dai più. La storia racconta che Davide, re dei Giudei, lo combatté, stremandolo con un solo colpo di fionda, per poi trafiggerlo con la spada. L'effettiva esistenza di questo Gigante nel mondo magico è ancora dubbia, dacché spesso questa storia è stata scardinata da altre testimonianze relativamente fedeli >>.
    Anche l'ultima creatura scomparve e Aura si levò dalla cattedra, sollevando rumorosamente la sedia, posizionandosi poi dirimpetto ad essa e appoggiandoci l'enorme didietro. Ai primi banchi qualcuno avrebbe potuto notare che la superficie si abbassava notevolmente sotto il suo peso.
    << Molto bene, la lezione è conclusa >> batté impercettibilmente le mani ed esplorò con i grossi occhi castani tutta la classe, alla ricerca di un barlume di interesse << Avete domande? >>.
    In quel momento si sollevò magicamente un plico di pergamene che si distribuì omogeneo sul banco di ciascuno. La scrittura pomposa e i colori sgargianti con cui erano tratteggiate le lettere non sarebbero passati inosservati.
    << Questi compiti sono per la prossima lezione. Auguro a tutti un buon fine settimana! >>. Dopo aver liberato l'ultimo afro-solfeggio, la bomba sexy sistemò la rivista e la bacchetta nella borsa tutta paillette e filò fuori dall'aula agitando l'appariscente acconciatura.

    CITAZIONE
    Recati in Biblioteca tra le 17 e le 20 di qualsiasi giorno e chiedi alla Bibliotecaria di accompagnarti nel reparto Giganti. Lì incontrerai una riproduzione di uno di essi: parlaci, interagiscici e cerca di scoprire come si chiama. Infine, collocalo liberamente in una delle quattro classi di Feaubusset, scrivilo su una pergamena e giustifica la tua scelta.
    Aura Justine Cooper

    Molte cose sono inventate e adattate al mondo magico.
    Tempo per postare: 8 giorni (entro il 29/4) - vi ricordo che ogni post arrecherà automaticamente 5 punti alla vostra casata.
    Turni: liberi.
    Tempo per svolgere i compiti: 1 mese (entro il 22/05)

    @Compiti: Apri un topic nella sezione Biblioteca contestualizzandolo tra le ore 17 e le ore 20 di qualsiasi giorno della settimana. Il pg dovrà obbligatoriamente essere accompagnato dalla Bibliotecaria - dovrà quindi interagire con ella - e il Gigante che incontrerà sarà a vostra scelta. Potete decidere se inventarne uno di sana pianta(e allegare il post con una breve descrizione di esso sotto spoiler) oppure se sceglierne uno dalla mitologia/leggenda ecc. E' un compito libero e facoltativo in cui sarà testata la vostra originalità e coerenza con la spiegazione della Cooper. Il titolo del topic sarà "Compito di NOME PERSONAGGIO" e la descrizione "Lezione I Storia della Magia".
    In fondo al post scrivi la categoria di Feaubusset sotto forma di pergamena.
     
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    Elise doveva ammettere che provava una soddisfazione non indifferente quando qualcuno riconosceva la sua bravura e la Cooper era sempre squisitamente generosa di complimenti, anche nelle rare volte in cui dubbi o distrazioni varie la traevano in inganno. Non la mortificava, non mortificava mai nessuno in realtà. Era una donna dolce, per lei forse anche troppo. Di certo se la Corvonero fosse stata una docente avrebbe messo in punizione Allen almeno per una settimana visto quanto si stava divertendo ad infastidirla, senza sentire nemmeno una parola della professoressa.
    Certo, lei non pretendeva che quella specie di bambolotto fosse in grado di capire qualcosa, però in qualche modo ci era arrivato al quarto anno, no? Doveva saper almeno…fingere? Ecco sì, poteva fingere di capire, invece che darle fastidio. Oh, ma si sarebbe vendicata, prima o poi, eccome se si sarebbe vendicata! La cosa che al Serpeverde sfuggiva – nonostante i verde-argento si vantassero tanto delle loro vendette e del loro spirito infido – era che la vendetta non fosse affatto qualcosa di malvagio o di loro esclusiva competenza. La vendetta era un’arte e come tale richiedeva cura dei particolari e lo studio di un attento ed accurato piano e si faceva il caso che Elise fosse molto brava in entrambe le cose. Inoltre - insomma! - tutti sapevano che era un piatto che andava servito freddo, per cui lui doveva solo guardarsi le spalle.
    Prese così un grande sospiro, sorridendo alla donna dopo l’assegnazione dei punti, senza nascondere l’orgoglio per aver portato un pizzico più avanti la sua Casa – a differenza di quanto non avesse fatto la Usher appena qualche secondo dopo, ad esempio – e si limitò a guardare di traverso Jamie, aspettando che la Cooper si distraesse prima di rispondergli.

    «Trovo alquanto divertente la tua definizione di bellezza, se ritieni brutto solo uno di loro, ma rende chiare tante altre cose che ti riguardano e per inciso, Allen, è risaputo che voi… “maschi” tendete ad insultare le ragazze che vi piacciono – sempre che le tue parole possano essere considerate insulti – forse perché vi sentite più fighi o non so quale altra assurdità, ma attenzione, notizia del giorno! Non funziona così.»

    Aggiunse un piccolo sorriso falso e tornò a guardare la pergamena che aveva davanti, trattenendo a stento una risata dopo aver sentito Aerith rispondergli a sua volta. Avrebbe potuto dirgli tante cose e dovette trattenersi non poco per tapparsi la bocca, ma quello non era il momento giusto, così aveva deciso. Soprattutto Allen non ne valeva affatto la pena. Forse un giorno avrebbe potuto aiutarlo, sì forse. Poteva insegnargli a lavarsi, ad esempio, o come si tratta con le ragazze, quelle di classe ovviamente, non le barbone ignoranti che era abituato a frequentare lui, ma quello non era il giorno.

    «Bravissima, Aerith»

    Sorrise poi, poggiando una mano sul braccio dell’amica, in una specie di piccola e strana carezza. Non poteva negare che una parte di lei non aveva mai apprezzato molto i Tassorosso, li considerava piuttosto banali e senza sapore, ma la Williams era una piacevole eccezione per la ragazza e non poteva che esserne contenta. Anche perché avete sentito tutti, no?! Aveva insultato Allen! Ed era stata a dir poco fantastica, non le sarebbe mai venuto in mente di paragonare le labbra del Serpeverde ad un canotto, soprattutto perché non aveva mai passato troppo tempo ad analizzare l’aspetto fisico del giovane, ma era stato davvero esilarante.
    Il resto della lezione proseguì – fortunatamente – con calma e rilassatezza, ebbe modo di riempire ben due pergamene di appunti ed era certa che ne sarebbe venuto fuori un compito entusiasmante!
    Quasi le dispiacque quando la donna annunciò la fine dell’ora e lei dovette iniziare a raccattare le sue cose per lasciare l’aula.
    Illuminante, davvero illuminante.

    «Alla prossima lezione, Professoressa Cooper, buon proseguimento di giornata!»

    Elise sventolò la manina in direzione della donna con un grande sorriso sulle labbra subito dopo aver inserito anche la pergamena con i compiti nella borsa e dopo aver fatto un cenno di saluto alle compagne – ed aver ovviamente ignorato il fastidioso intruso della mattinata – si diresse verso l’uscita e la lezione seguente.
     
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