The Other Side of Charm

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  1. Lorcan Blake
     
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    Un messaggio riempiva da giorni le bacheche del Castello ed allarmava gli studenti: che stava accadendo?!

    AVVISO IMPORTANTISSIMO

    Tutti gli studenti sono convocati con urgenza nell’ufficio del Professor Lorcan Blake, causa importantissima comunicazione da parte del bellissimo docente.



    Tranquilli ragazzi miei, tutto regolare! Questo è solo l'inizio della nostra nuova ed avvincente quest, che darà il via all'ancor più nuova ed avvincente trama!
    Quello che dovete fare è palesare la vostra presenza alla quest con un post in questo topic in cui il vostro personaggio arriva nel mio ufficio in seguito appunto alla convocazione.
    Appena riterrò soddisfacente il numero di studenti che parteciperà risponderò e potremo iniziare quindi sbrigatevi!!
     
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  2. ‹ autumn ›
     
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    Da giorni nella bacheca della Sala Grande, e anche quella della sala comune di Grifondoro si trovava un messaggio dal titolo "AVVISO IMPORTANTISSIMO", che richiedeva la presenza di tutti gli studenti nel suo ufficio. Come avviso sembrava fin troppo vago, senza contare che dubitava che tutti gli studenti si sarebbero presentati nell'ufficio. Inutile dire che Autumn, prefetto di Grifondoro e precisina senza errori si sarebbe presentata in perfetto orario. Che significato e che ragione potesse avere questa particolare convocazione, Autumn non ne aveva idea. Nei 5 anni che aveva passato al castello difficilmente i professori avevano convocato gli studenti nel proprio ufficio, e soprattutto nessuno aveva mai convocato Autumn per cose che non fossero complimenti o messaggi di natura positiva.
    La grifondoro non sapeva molto del professore di incantesimi, anche se da lontano sembrava troppo pieno di sé. Inutile dire che fosse capocasa serpeverde. Per quanto potesse non piacerle a pelle - e per Autumn le prime impressioni erano fondamentali - lui rimaneva professore e in quanto tale autorità che lei non aveva il diritto di contraddire. Sperava solo che questa convocazione fosse effettivamente così necessaria com'era fatta apparire, dopotutto come prefetto e organizzatrice di maggior parte dei club il suo tempo era scandito rigorosamente. Con 10 minuti di anticipo la prefetto grifondoro si trovava già appena fuori dalla porta dell'ufficio del professore, e come prevedibile non c'era nessuno eccetto lei. Come da etichetta, troppo anticipo era assolutamente inadeguato alla situazione, motivo per cui stava ancora aspettando fuori. Chissà chi altro sarebbe arrivato...
     
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    Corvonero
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    Convocazione da parte del docente. Non le era mai capitato di essere convocata, se non per qualche nota di merito da parte del suo – o della sua, a seconda dell’anno – Capocasa o del docente di turno, quindi non aveva proprio idea del perché qualcuno – quell’uomo poi era anche appena apparso ad Hogwarts! – dovesse voler vedere tutti gli studenti con tanta urgenza. Perché era una comunicazione collettiva, vero?
    Aveva letto di un caso a Beauxbatons di un nuovo docente che molestava le sue studentesse. Gente così doveva essere bruciata sul rogo! Sperava davvero che quell’uomo, Blake, non fosse un tipo del genere. Secondo le sue ricerche aveva moglie e figli, ma non ci si poteva più fidare di nessuno di quei tempi.
    Arrivò ovviamente più che in anticipo, praticamente in contemporanea con quella che se non sbagliava era la Prefetto di Grifondoro, la Kingsbury, quella col gemello strano. Non che le due si fossero mai parlate, lei era due anni avanti rispetto alla Corvonero, ma Elise doveva sempre essere più informata possibile.
    Un’altra ragazza…non promette niente di buono.
    Forse doveva smettere di vedere dei complotti ovunque e sperare nell’ennesima nota positiva, visto che sapeva che anche la rossa era molto brava, avevano una media simile se non andava errata, per cui la speranza sarebbe di certo stata l’ultima a morire.
    Magari conosceva anche la Tassorosso rossa dell’altro giorno, la tale “Aerith”. Il genio era scappato dall’aula di Pozioni lasciando il suo libro sul banco ed Elise lo aveva trovato ben due giorni fa! Come aveva fatto quella ragazza a vivere senza uno dei libri di testo?! Pura follia.
    Ma poteva mettersi a parlare a caso con la gente come se niente fosse? Tipo “ehi ciao sto cercando una tipa che conosco solo di vista perché si è dimenticata un libro ed io – a costo di passare per cleptomane – me lo porto dietro da giorni. No non era decisamente un’opzione da prendere in considerazione.
    Quindi, dopo non poche paturnie, non le restò altro da fare che avvicinarsi all’altra ragazza e sostare di fronte alla porta, chiusa, dell’ufficio del professore di Incantesimi.
    Sospirò, sconsolata, facendo un mezzo sorriso alla Grifondoro.
    <<magari se bussassimo…>>
    In fondo a che servivano i rosso-oro se non a dimostrare coraggio in situazioni come quella? Ne sarebbe arrivato uno, prima o poi, che senza pensare troppo - molti erano un po'...tardi? - avrebbe aperto la porta e basta, ne era abbastanza certa.
     
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  4. ærïth
     
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    Da qualche giorno era apparso sulle bachece di tutta la scuola un messaggio. Era una convocazione da parte del professor Blake per tutti gli studenti.
    Convocazione? Che ho fatto di male? No, no non voglio andarci...
    Aerith non apprezzava tantissimo quando i professori richiedevano la presenza di tutti gli alunni, la cosa la preoccupava abbastanza. Sì, era una fifona, ma non era il richiamo affisso sulla bacheca che l'aveva spaventata, ma CHI aveva richiamato l'attenzione degli studenti: il professor Lorcan Blake, docente di incantesimi. Cosa spaventerà la piccola tassorosso? No non era la materia insegnata dal professor Blake, ma la carica di capocasa e la casata annessa. Non le stavano simpatici i serpeverde, gli anni precedenti era sempre stata maltrattata dagli studenti di Salazar. Va bene... Va bene... Aerith è soltanto una riunione con gli studenti, non potrà mai farti del male. Pensò a voce mentre si avviava verso l'ufficio del professore.
    Camminava ad un ritmo abbastanza veloce, ma pian piano che si avvicinava all'ufficio del docente i suoi passi si facevano sempre più lenti fino a quando, pochi metri più indietro rispetto al luogo prestabilito, si fermò. Non posso farcela. Sospirò e strinse al petto i libri che portava con sé. Aerith era abbastanza paranoica. Era ferma lì, a pochi metri dall'ufficio, e pensava a cosa potesse aver fatto di male. L'anno era appena iniziato e sembrava troppo strana quella chiamata così strana e precoce.
    Persa nelle sue paranoie e nei mille pensieri dovuti a quel messaggio nella bacheca, venne strattonata e spinta da due studenti più grandi, cadendo in ginocchio e con i libri a terra.
    Hey rossa, scendi dalle nuvole e non stare lì impalata.
    Un tipo biondo del sesto anno di serpeverde la guardò un po' male, mentre l'amico che l'aveva richiamata con tono infastidito se lo tirò via e tornarono a proseguire per la loro strada, solo dopo aver calciato via uno dei libri della tassorosso. Li odio. Con tutto. Il. Cuore. I serpeverde erano gli unici che riuscivano a farla innervosire.
    Si alzò e iniziò a raccogliere i libri. Non appena raggiunse il libro più lontano si ritrovò di fronte la porta dell'ufficio del professore, lì vi erano una corvonero che già Aerith conosceva ed una grifondoro. La corvonero doveva chiamarsi "Elise", l'aveva riconosciuta perché frequentavano pozioni insieme. La grifondoro doveva essere la Prefetto, lo riconobbe dalla spilla che portava, ma non ne conosceva il nome. Erano entrambe ferme di fronte alla porta, in attesa di far cosa? Che il professore non fosse nel suo ufficio?
    Hey ragazze... scusate, il professor Blake non è nel suo ufficio? Si avvicinò alla porta e bussò, senza aspettare risposta, presa dalla curiosità e anche da una piccola botta di coraggio spinse la porta e notò che era aperta.
    Dopo di voi... Aspettò che la grifondoro passasse e si accostò ad Elise un po' imbarazzata.
     
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  5. Astrid Usher
     
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    Era accaduto tutto molto in fretta. Non aveva avuto nemmeno il tempo di ambientarsi, ma poco importava. Aveva fatto il suo ingresso nella scuola e le sembrava di essere immersa in una delle sue favole. Era proprio come gliel’aveva descritta il padre. Si presentava maestoso il castello al di fuori, e era subdolo nelle sue mura, così irreale da sentirlo come se fosse la sua vera casa. Era proprio come lei, all’apparenza tranquillo ed impenetrabile, ma che in sé nascondeva dei segreti. E la sala comune? Nei sotterranei. Sì, era una Serpeverde, aveva percorso il lungo corridoio di pietra e oltrepassato l’ingresso, davanti a sé, una grande sala, lunga, arredata con arazzi, poltrone e divani di pelle nera, ritratti e dipinti, i colori che padroneggiavano erano quelli della casa, il verde e l’argento . Le finestre strette e lunghe affacciavano non sull’orizzonte, bensì sul Lago nero e per Astrid, sostare davanti a quei vetri e osservare l’oscurità delle acque, le donava un senso di pace e protezione. Era quello il suo posto, lo sapeva da sempre e lo aveva atteso per così tanto tempo. La convocazione del professor Blake fu inaspettata, riuscì ad interrompere quella che stava diventando la sua routine quotidiana. Le creava non poco disagio spezzare i meccanismi che erano alla base della sua normalità. Tutto doveva avere un ordine, un tempo, una continuità. Non riusciva a sopportare il caos dell’irregolarità, a casa sfogava questo suo malessere mettendo in fila davanti a sé, 10 oggetti che trovava sparsi in giro, poi le bastava pensare intensamente e una scintilla…

    1 (WAMPP!) – 2 (WAMPP!) - 3 (WAMPP!)… 10 (WAMPP!)

    Dava fuoco ad ognuno e prima di accendere l’oggetto successivo, stava lì ad osservare le fiamme che corrodevano quello precedente. Era una sensazione bellissima quella che aveva davanti a lei. La fine di ogni cosa, lenta, calda e soprattutto voluta, perché tutto doveva tornare al suo posto. Qui però, era diverso, non poteva fare quello che le pareva, esistevano delle regole e in più “chi vorrebbe mai stare vicino ad una sciroccata come me”, non che le importasse molto. Aveva passato 11 anni della sua esistenza sola, non era un bisogno impellente quello di avere persone accanto, ma se questo era l’inizio della sua vera vita, doveva cambiare anche le proprie priorità o come minimo, provarci. Anche perché lontana da casa, lontana da Angus, doveva trovare qualcuno che rimpiazzasse quel posto vuoto, almeno per i 7 anni in cui sarebbe rimasta lì. Poi magari avrebbe trovato la sua strada e a casa non sarebbe più tornata, ma per il momento era così, le mancava quel grosso omaccione saccente e se ne era resa conto anche troppo presto. Perciò, dare fuoco alle cose non era una buona idea, quindi quel giorno non fece nulla di strano. Con i libri in mano si incamminò lungo i corridoi, l’ufficio si trovava al terzo piano, di conseguenza doveva salire le scale e alle scale si sa, piace cambiare. Doveva stare attenta per non perdersi. Non aveva ancora seguito le lezioni di Incantesimi, non sapeva cosa aspettarsi dal professore, ma da voci di corridoio veniva descritto come un uomo affascinate, bello e cosciente di essere tale. Non era particolarmente incuriosita dalla sua figura, anche perché non le interessavano queste frivolezze, ma il perché della convocazione. Cosa era successo? Per quale motivo sono stati convocati TUTTI gli studenti? Non ne aveva assolutamente idea. C’era tumulto nell’aria “1-2 -3…10, ricominciamo 1- 2- 3…”. Era arrivata al piano e davanti alla porta non c’era nessuno, si accorse però che era socchiusa, la spinse e nella stanza trovò tre ragazze, delle altre tre case e tutte e tre più grandi di lei “fantastico…

    Edited by Astrid Usher - 20/4/2016, 15:04
     
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  6. Jamie Allen
     
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    Al castello non si parlava d'altro. In tutte le bacheche era affisso quel maledettissimo avviso del professor Blake. Anche nella sala comune dei Serpeverde si erano formati dei gruppi di discussione a riguardo. Alcuni pensavano che ci fosse stata qualche regola infranta da qualche ignoto studente, e il professore nonché capocasa dei Serpeverde, volesse indagare per trovare il colpevole. Altri, i più creativi, pensavano che ci srebbe stata una punizione pubblica per qualche furfante che era stato pescato in fragrante a sgraffignare qualcosa dall'ufficio. Si fantasticava su punizioni corporali come si facevano 200 o 300 anni prima.

    "Cavolate."

    Jamie era più realista, sapeva che quelle opzioni erano da scartare, soprattutto la seconda... purtroppo o per fortuna. Secondo lui il professore doveva dare soltanto qualche avviso importante al castello. Fatto sta che, nonostante il professore fosse uno dei più amati dagli studenti della sua casa, quasi nessuno aveva preso sul serio la convocazione. Nemmeno Jamie in effetti. Però non poteva di certo negare che della curiosità c'era, e stando lì, seduto in quella stramaledettissima poltroncina non avrebbe di certo scoperto il motivo per cui un docente avesse deciso di provare a mobilitare l'intero castello.
    Sì, doveva andare.

    «Invece di starvene li, ad ipotizzare cose improbabili, perché non alzate il culo ed andate a vedere cosa succede, nullità?»

    Il gruppetto di ragazzi del secondo anno si voltò. Lo guardarono in cagnesco, qualcuno un po' preoccupato per paura che si generasse una lite accesa, ma Jamie si limitò ad alzarsi e ad uscire dalla sala comune. Aveva deciso, sarebbe andato a vedere. Attraversò tutti i sotterranei e fece guerra alla scale, che sembravano intenzionate a fargli cambiare idea sulla sua scelta. Continuavano a spostarsi, ad allungare la sua corsa. Ma Jamie non era certo un ragazzo che demordeva, non era di certo un ragazzo che si sarebbe arreso di fronte a delle scale. Arrivò al terzo piano. Si aspettava una certa affluenza davanti all'ufficio del professore, ma le sue aspettative rimasero deluse. La porta era leggermente aperta, non gli restava altro che entrare.

    Qualcuno aveva risposto all'appello in effetti, ma di certo Jamie non si sarebbe mai aspettato nulla di simile. Osservò i presenti con un velo di disgusto. La prima cosa che notò è che erano tutte ragazze, c'era una prefetto di Grifondoro, così precisa, buona, gentile e soprattutto vigile. Poi aveva notato la presenza di un paio di ragazze del suo stesso anno che aveva potuto già, a malincuore, incrociare a lezione. Naturalmente non aveva mai scambiato alcuna parola con nessuna delle due e di certo la cosa non poteva fargli altro che piacere.

    «Cos'è? Sono finito nel club pigiama party?»

    Borbottò a bassa voce. Probabilmente qualcuno dei presenti aveva potuto ascoltare, ma in fondo non aveva detto nulla di male o di offensivo. In secondo luogo notò che nessuno dei presenti apparteneva alla sua casa. O meglio, quasi nessuno. C'era una ragazzina, primo anno se la memoria non ingannava. Chiaramente non era degna della sua attenzione. A quel punto le opzioni erano due. Prima opzione: rimanere ad aspettare, nella speranza che qualcuno di più "interessante" giungesse in suo soccorso, per ascoltare ciò che il professore aveva da riferire. Avrebbe dovuto tuttavia attendere in mezzo ad una folla di ragazze che probabilmente erano là soltanto per sbavare in faccia al professor Lorcan, che sapeva benissimo essere molto apprezzato dalle giovani streghe. Seconda opzione: andarsene. Di sicuro quella era nel suo stile. Andarsene lasciandosi alle spalle quella sensazione di disgusto che di certo avrebbe puntualizzato prima di abbandonare la stanza.
    Ma questa volta no, sarebbe andato fino in fondo. Si appoggiò con le spalle al muro e tirò fuori la bacchetta dalla tasca dei jeans. Iniziò a farla roteare tra le dita. Era un passatempo estremamente noioso, avrebbe di gran lunga preferito infastidire i presenti con qualche incantesimo, ma forse quella volta non era il caso di sfidare la sorte, soprattutto dentro all'ufficio di un professore e davanti ad un prefetto di Grifondoro. Sarebbe stato stupido come cercare di derubare la Gringott. E Jamie non era stupido, magari un po' irresponsabile, ma non stupido.

    Edited by Jamie Allen - 3/4/2016, 23:51
     
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    Maestoso. Illuminante. Tanto bello quanto surreale. Artificialmente speciale. Terrific. Magico.
    Non aveva più parole per descrivere la magnificenza di quel castello, dei suoi particolari incantati, dei fantastici misteri di cui si avvolgeva da secoli, che lo avevano destinato alla Biblioteca sin dal primo giorno, dove aveva iniziato a consultare un grosso manuale sulla storia di Hogwarts. Era talmente affascinante che, per quanto cercasse da giorni di scrivere una lettera ai genitori, non trovava mai le parole giuste per descrivere quel sogno ad occhi aperti; inutile dire quanto dubitasse, appena approdato, non si trattasse della realtà, ma soltanto di uno delle sue creazioni virtuose e favolistiche. A volte si pizzicava il braccio con reticenza, quasi temesse di essere riportato tra le coltri del suo scomodo lettino in Inghilterra, quando in realtà avrebbe preferito restarvi per il resto dei suoi giorni. Tuttavia, pensava spesso ai suoi poveri genitori, che probabilmente gettavano occhiate speranzose al cielo plumbeo, scambiando talvolta la figura di un falco con quella di un gufo o di una civetta; e immaginava, con ancor più sofferenza, quel barlume spegnersi nel loro petto fino ad accompagnarli alla più corroborante rassegnazione, che li riconduceva inermi alla loro ordinarietà. Percepiva con chiarezza l'aspra invidia di Rosemary, il pensiero di Timothy, l'ansia di Howard, la compartecipazione di Elizabeth e il supporto commovente di Nigel: portava nel cuore i suoi fratelli come faceva per il signor Saffran, la figura maschile più presente a discapito del padre, colui che l'aveva cresciuto e allattato come una madre, ma che oramai superava in altezza. Ma l'unica cosa che ancora stentava ad immaginare era la reazione che ciascun membro della sua famiglia avrebbe potuto adottare di fronte a quello spettacolo. Desiderava ardentemente cogliere il giubilo accrescere nella luce dei loro occhi, anelava catturare l'acuire della loro sorpresa nel mutamento dell'espressione facciale, per beneficiarne personalmente, come se offrisse alla loro vista un prodotto delle sue mani, desiderava scaldarli come legna ardente. Abituati com'erano alla vita rustica di campagna, completamente ignari della mondanità o degli sfarzi da essa dispensati, di cui la televisione forniva loro soltanto uno scorcio irreale, i Turnstile si crogiolavano ingenui nella vita ordinaria, nella semplicità bigotta di paese, senza nemmeno avere una lontana possibilità di prefigurarsi quello spettacolo. Norman era convinto che l'idea di magia che avevano assimilato non si avvicinava nemmeno un poco a quello che era realmente; probabilmente i coniugi si rifacevano alle antiche leggende di paese che avevano udito da ragazzi, dove quella fantomatica magia non era altro che una facilitazione, non dissimile dal denaro.

    - - -

    Tassorosso. Quando il grosso cappello di stoppa aveva gridato quel nome, a Norman era soltanto importato di riconoscerne i colori e di conseguenza, accomodarsi alla tavolata corrispondente, evitando inutili strafalcioni. All'inizio credeva non ci fosse alcuna distinzione tra una casa e l'altra e che l'assortimento avvenisse in maniera del tutto casuale. Solo in seguito, soprattutto sfogliando un manuale, aveva compreso che ad ognuna delle case erano affidate determinate caratteristiche; Tassorosso era forse la meno quotata, ma lui non ci dava alcun peso. Aveva quasi subito intuito l'irriverente altezzosità dei Serpeverde, con cui condividevano l'umidità dei Sotterranei, l'intelligenza pragmatica dei Corvonero, la forza animale dei Grifondoro, ma faticava ad attribuire un qualsiasi aggettivo ai suoi compagni di casata; forse perché, facendone parte, non gli era facile analizzarne le parti a volo d'uccello. Ma, nel complesso, si sentiva attorniato da persone piacevoli, inclini alla comprensione e all'ausilio.
    Tra i vari cambiamenti, non aveva potuto non osservare che le temperature, in quell'angolo di Scozia, erano decisamente in ribasso, sebbene fosse soltanto Settembre. E dal momento che trascorreva gran parte del tempo a passeggiare assorto nella mastodontica tenuta del castello, respirando a grandi boccate e cercando qualsiasi cosa da fare, non poteva immaginare cosa sarebbe avvenuto con l'arrivo dell'inverno. L'idea di non poter nemmeno affacciarsi su quel florido giardino lo nauseava, così come il prefigurarsi una stagione di ozio stantio tra le mura vecchie e opprimenti.
    Il corso tutto omogeneo di quelle giornate lo stava già riportando al tedio inglese, quando finalmente un messaggio affisso alla bacheca di Tassorosso, fece sorgere una frizzante sensazione nel forastico Turnstile. Il superlativo non lasciava spazio ad altre interpretazioni, nella mente del biondo, ed era scontato presumere inoltre che ci fosse bisogno anche del suo aiuto. Il professor Blake, capocasa di Serpeverde, richiamava l'attenzione di tutti gli studenti, convocati nel suo ufficio con urgenza. Il pensiero macinava escludendo le banali conclusioni di quel ritrovo, mettendo in luce le più improbabili avventure. Si mise la tracolla in spalla e, facendosi gravemente spazio tra gli studenti più grandi accalcati rumorosamente sull'ingresso del ritratto, si fiondò all'esterno, avanzando a gran falcate verso i piani superiori.
    L'ambizione selvatica dell'undicenne lo sospinse come aria al pianerottolo dell'ufficio del docente di Incantesimi, la cui porta era socchiusa. Sbirciò all'interno e scorse un buon numero di studenti in attesa, che raggiunse a testa alta, puntando le iridi cerulee su ciascuno, con il solito intento di affermare virilmente la sua presenza.
     
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  8. Hæzel Jensen
     
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    L'atmosfera del castello era magica e ogni giorno che passava lo rendeva più misterioso e affascinante. Era un luogo immenso, non sarebbero bastati anni a scoprire ogni stanza, ogni aula, ogni cubicolo nascosto. Haezel aveva iniziato il suo primo anno da pochi giorni. Era passata dal normalissimo mondo Babbano a una Scuola di Magia. Nel giro di un giorno la sua vita si era ribaltata e si era ritrovata ad essere una strega alle prime armi. Una strega alle prime armi che, però, ancora non si rendeva conto della maestosità di quel castello, tanto da perdersi anche le cose che le succedevano attorno. Quella mattina aveva visto un capannello di studenti poco più grandi di lei nella Sala Comune che sembravano molto presi da qualcosa. Sorpassandoli, Haezel aveva pensato “si staranno scambiando delle figurine” e se li era lasciati alle spalle, uscendo dal passaggio dietro il ritratto per raggiungere la Sala Grande e fare colazione. Aveva deciso che quel pomeriggio, approfittando delle ultime giornate estive, avrebbe visitato i giardini intorno al castello quindi si era svegliata di buonumore, decisa a non farsi rovinare la giornata da nessuno, nemmeno dai ritratti che le urlavano dietro di allacciarsi le scarpe. Ancora non ci aveva fatto l'abitudine al fatto che, in quel posto, era sempre controllata da qualcuno. Anche i muri avevano gli occhi e faceva fatica ad attribuire i borbottii che sentiva in Sala Comune, quando rientrava per salire in dormitorio, ai quadri che occupavano le pareti. Rientrandovi, diede un'occhiata veloce alla bacheca e vide spiccare un foglio e capì che gli altri, poco prima, non si stavano scambiando figurine. Lesse velocemente quello che sembrava un avviso scritto di fretta, il che ne sottolineava l'urgenza. Il professore di Incantesimi aveva convocato gli studenti nel suo ufficio. Sono arrivata al castello da poco, sono solo ai miei primi giorni...sarà rivolto anche a me? Lo rilesse rapidamente e vide che, nella prima lettura, si era persa una parola. “Tutti”. Addio pomeriggio nei giardini, pensò Haezel. Caspita, spero di non arrivare in ritardo. E, con questo pensiero, si fiondò fuori dalla Sala Comune, giù per le scale e lungo i corridoi, inciampando nei piedistalli su cui poggiavano le statue. Infine, arrivata davanti alla porta dell'ufficio del professor Blake, cercò di riprendere fiato prima di entrare. Si aggiustò i capelli e il mantello che, nella corsa, si era un po' sgualcito. Dopodiché entrò, cercando di far meno rumore possibile. Con un impercettibile sospiro di sollievo, scoprì che non era in ritardo e che altri studenti stavano aspettando di scoprire quale fosse il motivo di quella convocazione così urgente.
     
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  9. Jasper Parrish
     
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    Aveva vissuto un'intera vita a sognare quel momento ed ora era realtà: poteva scorrazzare per il castello con tanto di bacchetta alla mano, dove sua madre aveva studiato - tra l'altro. Sebbene fosse arrivato da circa un mese, non aveva ancora memorizzato la mappa del castello che era stata consegnata il primo giorno di scuola. Jasper non aveva di sicuro mica bisogno di viaggiare per il castello con una mappa impressa su di una pergamena ammuffita e sembrare un turista spaesato: aveva la situazione sotto controllo. O almeno questo è quello che sperava! In effetti stava girando da un po' di tempo su e giù per le scale; non riusciva mai a trovare il terzo piano per via del fatto che sembrava che le scale lo stessero prendendo in giro. La sua meta era lo studio del professore di Incantesimi di cui aveva dimenticato già il nome. La sua ansia cresceva non solo per il fatto di essere sempre più in ritardo - ma anche perché aveva paura di essere già espulso dalla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per qualche cosa che aveva combinato in questo breve ma intenso periodo di tempo.
    Durante la prima settimana di scuola era riuscito a farsi un amico - Nicholas Brown - con il quale condivideva i colori dello stemma impresso sulla divisa scolastica e, per di più, lo stesso dormitorio. Insieme a lui ne avevano già combinate di cotte e di crude, ma erano quasi sicuri di essere sempre passati inosservati nel loro operato. Per esempio erano riusciti ad inserire nel piatto di uno sfortunato Tassorosso del primo anno della Polvere Ruttosa che Jasper aveva acquistato da Zonko qualche giorno prima di iniziare la scuola.
    I quadri iniziarono a beffarsi di lui, vedendolo in difficoltà, ma lui - una volta riottenuta la concentrazione - riuscì a trovare la strada che l'avrebbe portato dal professore in questione. Chissà che cosa mai l'avrebbe atteso, ma sta di fatto che - a quanto pare - non era l'unico ad essere nei guai. Li aveva contati velocemente, poco meno di una decina di persone e due dei ragazzi li aveva già visti: la ragazza del primo anno era serpeverde come lui e spesso gli era capitato di sedersi non molto lontano da lei, con l'altro ragazzo del primo anno, invece, aveva avuto una lezione di pozioni in compresenza dei primini di tassofesso. C'era da aspettare ancora, dunque. Sbuffò, mentre cercava lo sguardo degli altri sperando di ottenere un sorriso di ricambio: un sorriso che poteva dire "Sì, che bolidi passare la giornata ad aspettare questo prof qua".

    Edited by Jasper Parrish - 6/4/2016, 23:43
     
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    Grifondoro
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    Grifondoro! Il Cappello Parlante non aveva avuto il minimo dubbio riguardo a quale fosse per lei la casa perfetta. Puri di cuore e orgogliosi fino alla morte, i rossoro sarebbero stati la sua dimora per molto, moltissimo tempo. Johanna considerava la Cerimonia di Smistamento come un'evento particolare, una cosa quasi sacra; era lì in quei secondi che intercorrevano tra il tocco del logoro cappello con i tuoi capelli e le importanti parole che da questo sarebbero fuoriuscite, che stava quella che si sarebbe rivelata poi una delle scelte basilari della tua vita da mago o strega. Era buffo, si era trovata a pensare la ragazzina, che proprio quella decisione, la quale ti indirizzava definitivamente verso una via invece che un'altra, esatto, proprio quella scelta importantissima non fosse destinata a te ma, anzi, ad un antico oggetto parlante. Come poteva un cappello avere tutto quel potere su di lei? Come poteva prendere la giusta decisione in appena una manciata di secondi? L'undicenne se l'era sempre chiesto e aveva continuato a rimuginarci sopra anche nel percorrere lo spazio che la divideva dalla sedia di legno su cui era stata seduta in trepidazione e la sua tavolata fiammeggiante. Gli altri ragazzini sembravano non dare a quella questione alcun peso, per lei invece era impossibile non rimanerci a pensare sopra senza darsi pace. I sorrisi e la pacca sulla spalla ricevuta da un grifondoro di qualche anno più di lei la convinsero a desistere, almeno per ora. Non era quello il momento di mettersi a riflettere sulle grandi domande della vita, ma doveva farsi spuntare un sorriso affabile sulle labbra e, magari, cercare di farsi qualche amico dato che tutte le persone che conosceva erano stupidi babbani. Le mancava la sua migliore amica, Coraline, ma era sicura che sarebbe riuscita a farsi nuove conoscenze tra persone fantastiche, o almeno questo era quello che aveva detto sua madre. Non vedeva suo padre da quando le aveva dato buca nel giorno della partenza della bambina con il magico Espresso per Hogwarts, era ancora arrabbiata con lui, la Cavendish se l'era presa a morte con il consanguineo che le aveva donato quel cognome.

    ***

    La Sala Comune Grifondoro era splendidamente addobbata con drappi rosso-oro che pendevano da ogni arcata. Era molto bello il panorama lassù sulla torre est del castello, Johanna sicuramente non invidiava i poveri tassorosso e serpeverde i quali erano costretti a stare negli umidi sotterranei. Anche il dormitorio delle ragazze offriva un proprio meraviglioso spettacolo alle primine della casa, e le il castello tutto era teatro delle più stupefacenti cornici tra studenti e -perché no?- fantasmi. Ma chissà come mai, sebbene fosse immersa in tutte quelle meravigliose novità, a volte guardando fuori dalle finestre la castana Cavendish si sentiva un po' un uccellino in gabbia.
    Non si era fatta ancora nessun'amica ma aveva testato il terreno e aveva puntato qualcuna con cui avrebbe potuto parlare i giorni successivi. Ovviamente sarebbe partita dalla sua casa e si sarebbe concentrata solo sulle sue coetanee, anche se qualcuna delle ragazze più grandi le aveva rivolto la parola e gentilmente l'aveva aiutata a trovare la sua aula o il dormitorio grifondoro. Le avevano spiegato che le figure a cui poteva rivolgersi se avesse avuto qualche problema, oltre a i professori naturalmente, erano Prefetti e Caposcuola. Suo padre era stato Prefetto e poi Caposcuola dei Tassorosso, a suo tempo, e le aveva spiegato come questi potessero essere delle persone estremamente d'aiuto come dei fastidiosi toglipunti e impartiscipunizioni , Hector si era preoccupato di dirle di stare alla larga da quelli di loro che vestivano i panni verde-argento in particolare. Johanna da una parte era affascinata da quegli studenti che possedevano tanto potere da poter togliere punti e impartire punizioni quando volessero, che in realtà non fosse proprio così la ragazzina ne era all'oscuro. Così Jo seguiva il consiglio del padre, stando vicina a quelli della sua casa ed evitando tutti gli altri, quando ne vedeva uno serpeverde addirittura si voltava dall'altra parte e cambiava strada.

    Stava camminando spedita verso il vecchio quadro della Signora Grassa quando un foglio svolazzante, appuntato alla bacheca nel corridoio che stava percorrendo, non richiamò prepotentemente la sua attenzione. Era stato pensato in modo da saltare agli occhi anche dei più sbadati:

    AVVISO IMPORTANTISSIMO
    Tutti gli studenti sono convocati con urgenza nell’ufficio del Professor Lorcan Blake, causa importantissima comunicazione da parte del bellissimo docente.

    Jo spalancò gli occhi, la sua permanenza ad Hogwarts constava solo di pochi giorni e quello sarebbe stato il primo vero e proprio incontro ravvicinato con un professore. Aveva già naturalmente avuto la possibilità di conoscere superficialmente gli insegnanti delle lezioni che seguiva ma mai si era trovata a faccia a faccia con uno di loro. Le gambe si congelarono per qualche istante e non fu così facile per la ragazzina convincerle a calcare i passi che la dividevano dall'ufficio del Capocasa Serpeverde. Le scale sembravano essere dalla sua parte e, dopo un paio di respiri sistematici, si ritrovò ad essere solo l'ennesimo pezzo di carne che stava in piedi davanti alla porta del docente. Qualcuno entrò notando che la porta fosse socchiusa, Johanna si accodò cercando di non urtare niente e nessuno nel varcare la soglia di quel maestoso ufficio. Tra i ragazzi già presenti riconobbe il prefetto della sua casa e più di un paio di studenti del primo anno, una pure della sua stessa casa. Fece qualche passo di lato vicino ad un ragazzino biondo e ricambiò sospirando lo sguardo di un altro primino non troppo distante da lei. Il cuore le batteva leggermente più veloce del normale, tra poco Lorcan Blake avrebbe fatto la sua comparsa.

     
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  11. Lorcan Blake
     
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    Quell’ufficio era un disastro, eppure lui aveva sempre creduto che i Grifondoro sapessero quanto meno cosa significasse il termine “pulizia”. Certo, c’era stata una battaglia epica e mortale di mezzo, ma quelli erano solo dettagli, se quel vecchio – e morto? – Grifolagnoso fosse stato all’altezza del suo compito, avrebbe difeso meglio di così il suo tempio! E lo avrebbe di conseguenza tenuto pulito, certo.
    Ovviamente Lorcan non era razzista, non si deve pensare questo, aveva sempre avuto un occhio di riguardo per le persone più sfortunate di lui che non si erano dimostrate all’altezza della grande e nobile casa di Salazar a loro tempo, di fronte al saggio Cappello Parlante. E poi, come la preside Wright aveva più e più volte sottolineato con fervore, Hogwarts non ammetteva nessuna forma di razzismo, fosse essa verbale, fisica o anche mentale. “Verrei a saperlo, Lorcan, si fidi, io verrei a saperlo” gli aveva detto, con quegli occhi inquietanti, raddoppiati in dimensioni dalle lenti più spesse del fondo di una bottiglia di Idromele. Quel dito lungo e rugoso lo inquietava più di quanto non facesse un troll in meno pausa.
    Ad ogni modo, l’affascinante ed incredibilmente dotato docente, aveva deciso di prendere in mano le redini di quella massa informe ed incapace che si era dimostrato essere il corpo studentesco, così aveva deciso di convocare alcuni studenti – scegliendo puramente a caso tra quelli che secondo lui avevano meno di altri la faccia da imbecilli, Serpeverde a parte ovvio – in modo che poi potessero riferire ai loro colleghi meno fortunati quello che aveva da dire loro.
    Era puramente un caso che l’incontro fosse stato fissato per il sabato mattina e che quello fosse effettivamente quel sabato mattina, come era un caso che Lorcan fosse convinto di essere ancora nella settimana precedente l’incontro. Questo il motivo per il quale aveva deciso di mettere sotto sopra l’ufficio per renderlo più confacente alle sue necessità proprio quel giorno.
    Fortuna volle che l’ex Serpeverde era da sempre stato dotato di una particolare qualità, tra le altre, la cosiddetta faccia da culo di marmo, per cui era praticamente impossibile leggere le sue espressioni senza anni ed anni di lungo e duro allenamento. Perché vi sottolineo ciò? Beh, mi sembra evidente. Quanti di voi lessero stupore negli occhi azzurri dell’uomo quando un branco di mocciosi talentuosi studenti fece irruzione nel suo luogo di pace e tranquillità, senza peraltro bussare? Nessuno, appunto. Ma fidatevi di me quando vi dico che non lanciò loro qualche fattura semplicemente perché ne riconobbe il tanfo tipico odore prima delle figure. Rimase sorpreso dall'abbondanza di ragazzini del primo anno, anche se probabilmente dovevano essere ancora troppo spaventati per non presentarsi ad una convocazione ufficiale ed allo stesso modo non lo sconvolsero presenze come la Kingsbury, sempre così perfetta o i suoi amati studenti di Serpeverde.

    <<ragazzi! Finalmente, vi stavo aspettando... Accomodatevi pure dove volete, come vedete sono molto impegnato ma ci sono delle cose molto importanti che vorrei dirvi>>

    “E adesso che vado a raccontargli?” Si sistemò il ciuffo con consueta non chalance e tornò a rovistare tra gli scatoloni che aveva trovato un in vecchio angolo della stanza. Non avrebbe mai pensato che un Grifondoro potesse avere tanta non curanza per il luogo in cui passava la maggior parte del suo tempo! Aveva persino trovato dei mattoni sbriciolati – ok, quelli forse erano così a causa della guerra, ma faremo finta di niente – dietro ai quali c’era un altro cumulo di roba! Chi mai nasconderebbe delle pergamene dietro un muro? Erano tornati al primo anno?! Sarebbe sicuramente stato divertente per lui leggere i bigliettini segreti che si mandava con la sua sicurissimamente segreta amante. Magari era un centauro. Doveva assolutamente raccontarlo a Lux.

    <<vi dicevo ragazzi che ho notato tra di voi una certa…come dire? Incapacità? Schifo? Inadeguatezza per il mondo? Scommetto che se vi lanciassi un incantesimo a sorpresa finireste tutti a terra e la metà di voi non saprebbe nemmeno riconoscerlo! Non va bene, non va affatto be…>>

    Mentre parlava con gli studenti, una delle tante pergamene dello scatolone attirò la sua attenzione. Non era più bella delle altre, o più vecchia, di un colore diverso, anzi, era perfettamente identica alle sue compagne, eppure sembrava chiamarlo. Se si fosse concentrato abbastanza avrebbe potuto persino sentire una voce che sussurrava in lingue a lui sconosciute.

    <<attento, oh mago, lo stolto non ne è in grado,
    se non possiedi il Potere, sii furbo e fuggi ciò che segue.
    C’è un posto, nel castello, non è poi così bello ma qualcosa di speciale a chi saprà guardare rivelerà:
    è quasi qualcosa di alquanto quadrato, quel che qua squadrerete,
    c’è un cedro, un oleandro ed un rododendro che danno su un androne,
    ed in fondo pullula di vermi, lumache e purulente vesciche di schifose creature…


    Oops, forse questo non avrei dovuto leggerlo ad alta voce>>



    Ci siamo! Avete diciamo...dieci giorni? Quindi fino al 18/04 per rispondere, se ci dovesse essere qualche problema e ci tenete particolarmente ad esserci mi mandate un mp e vediamo di ottenere una piccola proroga, non sono un tiranno u_u
    Vi ricordo che non è necessario rispettare l'ordine con cui avete postato in precedenza e buon divertimento!
     
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  12. Hæzel Jensen
     
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    Poco dopo di Haezel entrò un'altra Grifondoro del primo anno; l'aveva vista allo Smistamento. Si sentì un po' meno fuori luogo. Ma cosa è successo qui dentro? L'ufficio del professor Blake sembrava la sua stanza quando non riusciva a trovare quello che cercava. Pensava che qualcuno fosse entrato lì dentro di nascosto, mettendo tutto in subbuglio, ma lo sguardo del professore era pacato, imperturbabile. Non lasciava trasparire preoccupazione. Forse aveva pensato che avrebbe scoperto il colpevole tra gli studenti lì presenti. D'altronde, perché avrebbe dovuto preoccuparsi, se l'artefice di quel disordine fosse stato uno studente? Avrebbe potuto decidere di espellerlo da un momento all'altro. Haezel deglutì rumorosamente. Quella era la prima volta che entrava in quell'ufficio dove sembrava essere scoppiata una bomba. Riusciva a vedere il professore attraverso lo spazio presente tra le teste di due studenti più grandi che erano davanti a lei. E attraverso la polvere che infestava quel posto, è chiaro. Blake sembrava aspettare ognuno di loro. Accomodatevi. Haezel restò in piedi. Se gli studenti più grandi si fossero seduti, lei sarebbe arrivata alla loro altezza anche stando in piedi. Era nervosa. Il professore riprese a parlare e, a ogni aggettivo, la piccola Grifondoro aggrottava sempre di più la fronte. Che stesse per pronunciare il nome di colui o colei che sospettava avesse messo sottosopra l'ufficio? In ogni caso, non è questo il modo di rivolgersi agli studenti. Incapacità? Schifo? Ma come si permette! Si guardò intorno per contare quanti Grifondoro fossero presenti. Forse voleva essere un'offesa gratuita alla sua casata. La nonna le aveva parlato di una certa ostilità tra loro e i Serpeverde. Non distolse lo sguardo dal volto del professore, tenendo sempre la fronte aggrottata e i pugni stretti. Non osò parlare: erano presenti studenti più grandi, tra cui la Prefetto della sua Casa. Aspettava che prendesse iniziativa uno di loro. Non voleva di certo mettersi nei guai proprio i primi giorni di scuola. Ma, poco dopo, l'attenzione del professore si concentrò su qualcos'altro, al di fuori della loro portata visiva. Aveva appena preso una pergamena. Ecco, ci siamo. Ora sapremo chi ha fatto tutto questo. E, con questo pensiero, guardò i Serpeverde presenti. Sicuramente è stato uno di loro. Ma un altro pensiero le invase la mente. Se davvero è stato uno di loro, se la caverà con niente. Blake è il loro Capocasa, non permetterebbe mai un'espulsione dei suoi studenti. La piccola Haezel aveva imparato in quel momento, a suo discapito e nonostante la giovane età, cosa fosse l'ingiustizia. Il professore, preso da quanto scritto sulla pergamena, cominciò a leggere. Col fiato sospeso, Haezel aspettava di sentire quel nome che...non arrivò. Era una specie di filastrocca di cui la Grifondoro catturò solo alcune parti. C'è un posto nel castello...quadrato...cedro, oleandro e rododentro...vermi, lumache, schifose creature. Haezel scosse la testa, come se volesse scacciare un pensiero dalla mente, come se si fosse appena resa conto di stare fissando qualcosa e volesse distogliere lo sguardo. Dunque, non erano lì per un'accusa. Di quanto aveva carpito dalle parole scritte sulla pergamena, si era soffermata sulle prime e sulle ultime. C'è un posto nel castello...vermi, lumache, schifose creature. Il primo pensiero che le balenò nella testa fu: Babbani! La nonna le aveva accennato che, al suo tempo, i Serpeverde non riuscivano ad accettare che i nati Babbani venissero ammessi a Hogwarts. Haezel aveva interpretato quel “vermi, lumache, schifose creature” come dei dispregiativi che identificavano, secondo il professore, i Babbani. La rabbia le montava dentro. C'è un posto nel castello...babbani... Ma certo, l'aula di Babbanologia! Però, subito dopo, un altro pensiero le occupò la testa. Che l'avesse scritto davvero lui quel messaggio? Sembrava confuso e sorpreso quanto gli studenti, quindi o era un bravo attore o quel messaggio l'aveva lasciato lì qualcun altro. Ma chi? Forse si era lasciata prendere un po' la mano dalle storie che le aveva raccontato Serenity e cercò di trovare soluzioni più tangibili o, quantomeno, più logiche. Quando, all'inizio dell'anno, era stata fatta la presentazione dei vari docenti, Haezel aveva sentito qualcosa come “cura degli animali magici”. Poteva riguardare quella materia? Però i vermi e le lumache erano animali comunissimi anche nel mondo babbano. Non erano magici a meno che, i vermi e le lumache di cui si parlava nella pergamena non avessero dimensioni spropositate e non parlassero. Quali fossero le “schifose creature”, questo non poteva saperlo. O forse sono ingredienti per qualche pozione! Il solo pensiero le faceva ribrezzo. Cedro, oleandro, rodosu...rodofuori...rododentro. Che nome buffo. Non sapeva cosa fosse esattamente un rododentro e che aspetto avesse ma, per intuizione, pensò fosse una pianta, non una “schifosa creatura”. Sua madre aveva riportato diverse volte a casa dei cedri di chissà quale provenienza, che aveva comprato al mercato settimanale del paese. L'oleandro...l'oleandro. <<l'oleandro è una pianta velenosa!>>, disse ad alta voce all'improvviso, come se fosse stata colta da un colpo di genio. Ricordava ancora quando suo padre ne aveva tagliato uno, proprio nel loro giardino. Aveva i fiori rosa. Forse aveva tradito l'aria intelligente o pensierosa che aveva avuto sul viso fino al quel momento. Forse aveva fatto una considerazione affatto rilevante, anzi, piuttosto inutile. Forse anche le foglie o i fiori di quell'albero potevano essere usate per preparare delle pozioni. Col passare dei secondi, riteneva sempre più improbabili (sebbene non impossibili, in particolare la prima) le sue supposizioni riguardo i Babbani e la cura blablabla. Tra le soluzioni che avevano preso forma nella sua mente, l'ultima era sicuramente quella più accettabile, anche se c'erano ancora cose che non le tornavano. Si aspettava che qualcun altro parlasse, in modo da farla sentire meno a disagio. Che accidenti voleva dire quel messaggio? Guardò il professore, spostando appena lo sguardo da terra. Cercava rassicurazioni. Rassicurazioni che non sarebbero arrivate perché lei era una Grifondoro e lui un ex Serpeverde. Cominciò quindi a spostare lo sguardo da uno studente all'altro, evitando i verde-argento. Si sentiva confusa. Però i più grandi avevano sicuramente capito. Devono aver capito, cercò di rassicurarsi, scandendo bene ogni parola nella sua mente.
     
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    Corvonero
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    Elise constatò presto che il numero di studenti di fronte alla porta dell’ufficio del professore stava aumentando e la cosa non poté che farle piacere. Non che amasse particolarmente la folla in realtà, anzi, non le piaceva per niente essere schiacciata tra ragazzi sempre fastidiosamente più alti di lei, ma in fondo a chi piaceva? Almeno non si sarebbe dovuta trovare di fronte al professor Blake da sola! Quell’uomo era strano, non sapeva cosa non la convincesse a dire la verità, ma c’era sempre qualcosa di poco rassicurante per lei, che preferiva avere a che fare con persone più distinte, riservate e tranquille.
    E senza nemmeno farlo apposta il suo sguardo cadde su quel ragazzino odioso di Serpeverde, tale Allen se non andava errata (e lei non andava mai errata). Non ci aveva avuto molto a che fare, per sua fortuna, ma da attenta osservatrice quale era aveva notato in quel tipo un’arroganza davvero oltre misura, che secondo lei era a dir poco ingiustificata. Non era eccellente in nulla, a parer suo, non si distingueva di certo per bellezza ed intelligenza, per cui cosa lo portava a comportarsi in quel modo? Aveva qualche difetto cognitivo? Forse un ritardo, oppure era semplicemente tanto stupido quanto innamorato di se stesso? Il mondo sarebbe stato a dir poco un posto migliore se persone così avessero passato più tempo a guardare e leggere libri piuttosto che rimirare il proprio riflesso nello specchio.
    Perché non potevano essere tutti così? Persone simpatiche, gentili…Temeva di doversi rassegnare, non avrebbe mai avuto un amico, ma di certo non sarebbe stata colpa sua. Era forse una colpa l’intelligenza?
    A tal proposito, nella massa di studenti, vide finalmente la rossa che stava cercando, ma non fece in tempo ad intercettarla che fu proprio lei a tagliare la testa al drago - come si dice - ed aprire quella benedetta porta.
    «Aerith!»
    Sussurrò, facendo uno strano verso per attirare la sua attenzione mentre varcavano la soglia dell’ufficio. La ragazzina si era nascosta dietro di lei (?) quindi non sarebbe stato difficile farsi notare, per quanto dovette riscontrare – con sommo rammarico – di essere più bassa della Tassorosso. Perché era più bassa di tutti? Che problema avevano le persone? Smettete di crescere, uffa!
    «Sei Aerith giusto? Ho il tuo libro di Pozioni»
    Sorrise con fare incerto, persino un poco imbarazzata – per quanto fosse possibile capire tutti quei piccoli dettagli da una semplice inclinazione delle labbra, senza conoscerla davvero – tanto per non sembrare una pazza maniaca che si appropria delle cose altrui e fece per restituirglielo, quando il professore iniziò a parlare.
    La Corvonero dovette sporgersi un poco in avanti per vedere meglio cosa stava accadendo e ne rimase a dir poco sorpresa. Quell’uomo era sommerso da…cianfrusaglie! Che ne era stato della professionalità dei docenti di Hogwarts? Si poteva indire una riunione per poi presentarsi in quelle condizioni?! Era come invitare la zia del Galles a pranzo e poi offrirle gli avanzi della sera precedente! Imperdonabile, davvero imperdonabile.
    Ma il peggio doveva ancora arrivare, perché Blake continuò e la quindicenne non poté credere alle sue orecchie. Stava dicendo che lei faceva…schifo? Seriamente?! Ovvio, non l’aveva detto a lei direttamente, ma in quanto parte del voi a cui l’insegnante si era riferito doveva per forza parlare anche con lei!
    Forse non si era accorto della sua presenza, quella era l’unica spiegazione plausibile per una tale fandonia. Fanfaluche, sono solo fanfaluche. Pensò, cercando di nascondere al meglio la sua irritazione. Anche perché io so riconoscere tutti gli incantesimi del libro, anche quelli che non ha ancora spiegato! Ora glielo dico, se continua io…
    Si morse la lingua, per evitare di parlare e lo fece giusto in tempo perché qualcosa di diverso dal corpo studentesco attirò l’attenzione dell’uomo. Aveva tra le mani una strana pergamena. Strana non tanto perché fosse particolare, all’aspetto sembrava piuttosto normale in realtà, ma strana per il modo in cui lui la stava guardando, come se potesse… parlarci, credo.

    Attento, oh mago, lo stolto non ne è in grado,
    se non possiedi il Potere, sii furbo e fuggi ciò che segue.
    C’è un posto, nel castello, non è poi così bello ma qualcosa di speciale a chi saprà guardare rivelerà:
    è quasi qualcosa di alquanto quadrato, quel che qua squadrerete,
    c’è un cedro, un oleandro ed un rododendro che danno su un androne,
    ed in fondo pullula di vermi, lumache e purulente vesciche di schifose creature


    Cosa diamine era quello?! Aveva tutta la faccia di essere un indovinello e lei doveva assolutamente, nella maniera più assoluta, scoprire di cosa stava parlando. E poi era stato l’indovinello stesso a dirle di capirlo no? Diceva che era qualcosa per una persona non stolta e lei di certo non era stolta, era super intelligente! E tremendamente esaltata in quel momento, tanto che dovette tenersi con la mano al braccio della compagna di scuola che le era accanto, per non cominciare ad applaudire in preda all’emozione.
    Un indovinello!
    Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di eccezionale in quel Castello, era scritto in tutti i libri che Hogwarts era un posto speciale.
    Il problema era: cosa stava cercando di dire loro? Pensa, Elise, pensa. Nel frattempo, sperando di non farsi vedere, prese una matita ed iniziò ad appuntare su un foglio di pergamena pescato a caso nella borsa le parole che aveva sentito. Ci avrebbe lavorato, avrebbe trovato quel posto.
    Qualcosa di quadrato… Che cavolo di indizio era? Il mondo è pieno di cose quadrate! Era giunto il momento di prendere una decisione critica ed importantissima: avrebbe cercato di scoprirlo da sola rischiando di metterci molto, molto tempo (il fallimento non era contemplato per la blu-bronzo), o avrebbe dovuto chiedere aiuto a qualcuno nella speranza di fare prima, ma ammettendo di non essere infallibile? Altro che l’Amleto babbano, quello sì che era un dilemma.
     
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  14. Jamie Allen
     
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    L'ufficio si era riempito. Non tutti avevano risposto all'appello del professore, ma Jamie si sarebbe aspettato decisamente meno affluenza. Si poteva affermare con certezza che praticamente tutti i nuovi maghetti del primo anno erano presenti. Giovani, inesperti e rigorosamente diligenti. Mentre continuava a giochicchiare con la bacchetta magica, Jamie li squadrò ad uno ad uno, ed ogni volta che il suo sguardo si posava sullo stemma rappresentate un grifone alato o un tasso rimbambito la sua faccia assumeva l'espressione tipica di un mago affetto da nausea da smaterializzazione. Erano tutti felici, con il sorriso sulle labbra, tranne un giovane serpeverde, arrivato tra gli ultimi, che sbuffava annoiato o forse impaziente per la fretta di andarsene. Era l'unico presente (insieme a Jamie) che sembrava trovarsi lì quasi per caso, o quantomeno controvoglia.
    Jamie stava pensando che sarebbe stato divertente istruire qualche giovane della sua stessa casata con qualche incantesimo che aveva imparato durante il terzo anno. Lui era giunto ad Hogwarts totalmente impreparato. Fino a nove anni aveva vissuto lontano dal mondo magico perché quella sciocca di sua madre aveva deciso di abbandonare la magia per amore e soprattutto per paura di rimanere sola. Aveva deciso di spacciarsi per una babbana. Sua madre non lo aveva preparato per quel mondo e Jamie la odiava per questo. Si ricordò di quella volta che, durante il primo anno, un corvoscemo lo prese in giro perché non conosceva quasi nessuna magia, quasi nessuna creatura magica, non sapeva nemmeno cosa fosse il Quidditch perché sua madre si era "evidentemente" dimenticata di parlagliene. Quel so-tutto-io osava trattarlo come qualunque nato babbano. Ma quando Jamie imparò a padroneggiare l'incantesimo di pietrificazione si vendicò. Provò una certa soddisfazione quella volta, soprattutto quando gli scrisse "corvoscemo" nella fronte con un pennarello. Lui non poteva muoversi, ma i suoi occhi sì e pregavano Jamie di lasciarlo in pace. Una vera goduria. Da quella volta non si era più azzardato di rivolgere al serpeverde la parola.
    No, istruire i pù giovani era una pessima idea.
    "Troppo facile così"

    Avrebbero dovuto arrangiarsi proprio come in passato aveva fatto lui.
    E poi all'improvviso quei pensieri vennero interrotti dalle parole del professor Blake. Essendo il capocasa dei Serpeverde, era uno dei pochi professori che Jamie ammirava (almeno fino a quel momento), anche se in realtà era diventato il professore di Incatesimi da poco. Di sicuro se fosse stata la professoressa Cooper a convocare gli studenti, Jamie non avrebbe di certo partecipato.

    «Vi dicevo ragazzi che ho notato tra di voi una certa…come dire? Incapacità? Schifo? Inadeguatezza per il mondo?»

    Bastarono pochi istanti al professor Blake per diventare improvvisamente uno dei professori più odiati non solo da Jamie, ma anche da tutti gli altri studenti presenti. Erano tutti increduli per le sue parole, soprattutto i più grandi. C'era quella corvonero del suo stesso anno vicino alla tassofessa che sembrava particolarmente agitata ed irritata.

    "Di sicuro quando parla di "schifo" si sta rivolgendo a lei direttamente"

    Quel pensiero balenò all'improvviso in testa al serpeverde. Erano tutti uguali i corvonero, sempre pronti a rispondere alle domande per primi senza nemmeno venire interpellati. Magari conoscevano tutti i libri di magia a memoria, ma in fin dei conti erano solo dei babbei che vivevano nel loro minimondo di interesse fatto di libri, pergamene ed inchiostro.
    Ma il professore, in quello che sembrava un improvviso stato di trance, iniziò a leggere da una pergamena una specie di indovinello. Era una specie di sfida? Prima aveva lanciato ai presenti delle offese gratuite e subito dopo un indovinello che invitava a cercare qualcosa, ma rivolto solo a chi era abbastanza bravo e potente. Era tutto un trucco. Era evidente che il professor Blake li stava mettendo alla prova per vedere le vere potenzialità di ognuno di loro. Era una specie di caccia al tesoro e il professor Lorcan probabilmente ne era l'organizzatore.
    Ma quelle erano tutte congetture, l'unica cosa certa era che l'indovinello parlava di un premio, di qualcosa di speciale da trovare. Ma cosa? E soprattutto dove?

    "E' quasi qualcosa di alquanto quadrato... una botola? O forse un quadro? Un quadro con un passaggio segreto? C'è un cedro, un oleandro e un rododendro... Nel castello?"

    Jamie pensava di conoscere il castello meglio di molti altri lì presenti. Molte volte aveva sfidato la sorte esplorando sezioni proibite, anche durante la notte quando caposcuola e prefetti facevano le ronde. Fortunatamente non era mai stato colto in fragrante. Di una cosa era sicuro però... Durante tutte le sue fasi esplorative non aveva mai potuto osservare un posto così descritto, quantomeno non all'interno del castello o tra i dipinti che addobbavano le pareti dei corridoi della scuola.
     
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  15. ‹ autumn ›
     
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    Dal momento in cui Autumn era entrata nell'ufficio, ovviamente in anticipo di qualche minuto, lo spazio cominciò a diventare più piccolo e angusto, vista la presenza di altri studenti che erano comparsi all'appello del professor Blake. Come già detto, Autumn non aveva un'ottima impressione del nuovo professore, e aveva già scambiato dettagli di ciò con gli altri prefetti e caposcuola (eccetto i serpeverde). Autumn aveva delle sensazioni riguardo alle persone, già fin dalla prima volta che le incontrava, e raramente sbagliava. Sicuramente il nuovo capocasa Serpeverde non era in cima alla lista in base a ciò che aveva visto. Non aveva avuto occasione di parlarne con prefetti e caposcuola della casata verde-argento, non che non avesse voluto, ma maggior parte di loro era poco inclusiva, preferiva stare con i loro compagni di casata. Vide entrare una giovane grifondoro del primo anno, che aveva avuto occasione di notare allo smistamento, e altre ragazze che ricordava solamente di vista. Entrarono poco dopo anche dei ragazzi, due serpeverde e un tassorosso, tutti confusi e alcuni seccati di doversi presentare per un appello senza ragione. Ignorò bellamente il commento del serpeverde riguardante il pigiama party, in quanto non meritevole della sua attenzione. Il professore era già nell'ufficio, e li ricevette con un'espressione neutra, senza lasciar trapelare nessuna emozione, un comportamento che Autumn conosceva fin troppo bene. Di sicuro non era contento di avere una decina di studenti nel suo ufficio, insomma. La ragazza non capiva perché li avesse convocati con tanta urgenza se non per qualcosa di esageratamente importante, quindi era piuttosto curiosa di conoscerne la ragione. L'ufficio era intasato di cianfrusaglie, e il fatto di non poter agitare la bacchetta e rimetterli a posto era per lei l'equivalente di un prurito senza fine. Chiaramente non era suo compito giudicare la condizione dell'ufficio di un professore, ma lo stato di quella stanza era fin troppo anche per lei. *Per tutte le cioccorane del mondo, cosa ci voleva a spostarle da qualche altra parte!* Come il professore, anche Autumn era maestra nel nascondere le proprie espressioni, quindi il suo disgusto era cammuffato da un'espressione gradevole, che alla fin fine era la sua espressione di default. Mantenne la propria concentrazione nel momento che il professore li invitò ad accomodarsi, e Autumn accettò l'invito sedendosi con la sua solita eleganza, anche se si poteva notare il suo essere un po' rigida. Dopotutto, la quantità di lezioni ricevute su cortesia e galateo confermavano che non accettare l'invito era inappropriato.
    <<vi dicevo ragazzi che ho notato tra di voi una certa…come dire? Incapacità? Schifo? Inadeguatezza per il mondo? Scommetto che se vi lanciassi un incantesimo a sorpresa finireste tutti a terra e la metà di voi non saprebbe nemmeno riconoscerlo! Non va bene, non va affatto be…>>
    *Incapacità? Inadeguatezza? Che ardire.* Autumn era l'epitome dell'adeguatezza, della capacità e della fantomatica perfezione, e nessuno degli insegnanti con un minimo di buon senso avrebbe dato dell'inadeguata alla prefetta di Grifondoro, menché meno dell'incapace. Autumn aveva già bollato il professore di Incantesimi come una persona inadeguata al suo lavoro, e non batté un ciglio alla sua affermazione per non dare adito a punizioni, cosa che non era difficile da immaginare per un personaggio come lui.
    Lo vide concentrarsi verso uno scatolone in particolare - che fosse la ragione per la quale erano stati convocati? Di certo la sua affermazione fuori luogo non poteva essere stato il motivo, altrimenti avrebbe dovuto rivedere il bollo di "inadeguato" e sostituirlo con quello di "inadeguato e perditempo". Sembrò essersi perso nel leggere una pergamena, tanto che iniziò a leggerla ad alta voce.
    <<attento, oh mago, lo stolto non ne è in grado,
    se non possiedi il Potere, sii furbo e fuggi ciò che segue.
    C’è un posto, nel castello, non è poi così bello ma qualcosa di speciale a chi saprà guardare rivelerà:
    è quasi qualcosa di alquanto quadrato, quel che qua squadrerete,
    c’è un cedro, un oleandro ed un rododendro che danno su un androne,
    ed in fondo pullula di vermi, lumache e purulente vesciche di schifose creature…

    Oops, forse questo non avrei dovuto leggerlo ad alta voce>>

    Per quanto l'idea di un indovinello fosse interessante, ed Autumn avesse dato un senso generale alla cosa, la prefetta non volle soffermarsi sul significato perché lo vedeva semplicemente come un modo di testarli, qualcosa fatto apposta perché provassero la propria intelligenza. Considerato il fatto che era un test non precedentemente approvato e di cui gli studenti non avevano ricevuto notizia, Autumn si rifiutò di provare a risolverlo. Non era richiesto che lo facesse, e il fatto di essere stata convocata con poco preavviso per risolvere un indovinello era assolutamente impensabile. Il suo tempo a disposizione era poco, e la sua organizzazione non aveva previsto niente del genere. Il suo cervello aveva automaticamente pensato che l'indovinello fosse riferito ad un quadro, quasi sicuramente nell'area di Hogwarts, e la sola immagine di creature come vermi e ragni la schifava al solo pensiero, quindi abbandonò il pensiero, nonostante continuasse a ronzarle incosciamente in testa. *Fantastico. Mi hanno convocata per farmi conoscere quali professori non considerare tali.* Senza rendersene conto, la sua espressione divenne quasi esasperata. Era questa l'organizzazione di Hogwarts? Autumn non aveva intenzione di sottostare a questi marchingegni e test non programmati, quindi si ricompose e cominciò ad osservare gli altri intorno a sé. Sembrava che fossero molto concentrati sulla risoluzione dell'indovinello, la corvonero sembrava volesse conoscere la risposta a tutti i costi, e la tensione nell'aria era palpabile.
     
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