Alla Testa di Porco (J. McGonagall, A. Etherius) [GdR]

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  1. Jupiter_McGonagall
     
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    *Si smaterializzò alla fine di High Street, a qualche metro dal piccolo cancello di legno di uno dei pub più fatiscenti che l’Inghilterra avesse mai visto, la Testa di Porco. L’aria era gelida, persino troppo per quell’inizio d’autunno, anche se sembrava che le foglie fossero già tutte cadute.
    Jupiter si chiuse bene il mantello sul collo, si tirò il cappuccio sulla testa ed imboccò il breve vialetto sterrato; entrò nel locale per vedere che quella sera nessuno aveva deciso di farsi vivo. Scambiò uno sguardo distratto con il barista e si sedette ad un tavolo vicino alla finestra, tenendo il cappuccio sulla testa e guardando all’esterno. Il castello si poteva vedere perfettamente. Sembrava che non fosse cambiato nulla, eppure erano passati esattamente dieci anni dal momento in cui aveva messo piede per la prima volta all’interno di quelle mura.
    Il barista si avvicinò e, guardando il giovane, inarcò le sopracciglia, come a volergli far capire che non aveva voglia di chiedergli cosa volesse.
    << Una bottiglia di Whisky Incendiario>>
    Disse Jupiter senza scostare gli occhi dalla finestra.
    L’uomo grugnì e si allontanò dal tavolo.
    Il ragazzo si chiedeva se Alyssa si fosse dimenticata del loro appuntamento o, peggio ancora, se avesse scordato di portargli ciò che le aveva chiesto espressamente nel messaggio.
    Non era né presto né tardi.*
     
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  2. Alyssa Etherius
     
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    Non aveva avuto il coraggio di lasciare il castello per diversi giorni, non dal suo trasloco nella Torre di Grifondoro, ma non si sarebbe potuta nascondere per sempre, non lei, non in una situazione come quella. Aveva fatto lezione, come ormai di consuetudine, mentre le ore sembravano dilatarsi o restringersi in base al suo stato d’animo del momento, così, mente la lezione per il primo anno le era sembrata volare, quella mattina, quella che aveva fatto ai ragazzi del quinto, proprio prima della fine dell’orario scolastico, le era sembrata infinita.
    Sapeva che non fosse per via del suo potere, l’empatia non poteva fare niente in casi come quello, soprattutto dal momento in cui aveva deciso di chiudersi al mondo esterno come meglio poteva. Stava vivendo la vita di un’altra persona, in effetti. Non che le dispiacesse, che sia chiaro, ma si sentiva diversa ed aveva riversato quasi tutte le sue energie – oltre che sui figli – sulle classi, ed in particolare su una ragazza che per qualche motivo le ricordava se stessa alla sua età. Le piaceva l’idea di aiutarla, sembrava più sola di quanto non potesse apparire, lei lo sentiva, così come l’aveva sentita cambiare, crescere, diventare più.. felice? Si poteva essere felici in un periodo come quello?
    Lei di certo ci avrebbe provato, almeno con quella ragazza e con i bambini.
    Era uscita dalla Scuola dopo le lezioni pomeridiane, aveva lasciato Nate e Kath ad infastidire Corinne e si era diretta a Diagon Alley. Rientrare in casa fu un colpo al cuore, era tutto esattamente come l’avevano lasciato. Faceva paura. Cercò tra le cose di Liam, frugare nei cassetti la fece sentire più male di quanto non avesse creduto e le ci vollero un paio d’ore per trovare quanto stava cercando, proprio per via delle numerose pause che era costretta a fare. Quindi era vero, si poteva davvero racchiudere la vita di una persona in un paio di scatoloni. Sapeva che prima o poi sarebbe toccato anche a lei, prima dell’estate, quando sarebbero tornati a “casa”. Sapeva che avrebbe dovuto prendere la loro vita ed impacchettarla accuratamente, proteggendola dalle usure del tempo. Lo doveva a lui, lo doveva ai gemelli e lo doveva a se stessa, all’illusione di quella nuova vita che si stava creando. Infondo poi sarebbero stati solamente un paio di mesi, poi sarebbe potuta tornare ad Hogwarts, dove l’illusione sarebbe stata decisamente più reale.
    Era stata una fortuna essere uscita tanto prima dell’appuntamento con Jupiter, altrimenti non ce l’avrebbe fatta.
    Da lì fino al tramonto gli eventi si susseguirono in maniera meccanica e poco definita per la londinese che – sebbene non sapesse bene come – si era presto trovata alla Testa di Porco.
    Entrò, portando con sé una ventata fredda.
    Jupiter era lì, sembrava.. sembrava distrutto. Niente in quel ragazzo le ricordava il compagno di scuola di anni prima. Si sforzò di ignorare il nodo alla gola, quando gli si avvicinò.
    «Ehi» il tono non era molto convinto, ma si sforzò di fare un mezzo sorriso, sedendosi. Una bottiglia di Whiskey Incendiario era già sul bancone: no, quello non era il ragazzo che avevano lasciato
     
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  3. Jupiter_McGonagall
     
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    *Arrivò il Whisky... Jupiter si verso un bicchiere e lo finì d'un fiato.
    Tornò quindi a guardare fuori. Una foglia gialla stava cadendo piano davanti alla finestra, per poi poggiarsi sul davanzale. Il giovane la scrutò, e quella si mosse lievemente. Era molto tempo che non si concentrava sui propri poteri e visto il lungo periodo in cui non ne aveva fatto uso, non c'era da stupirsi che fossero un po' arrugginiti. Strinse gli occhi e la foglia sobbalzò. Cominciò a muovere lievemente lle dita della mano destra e la foglia lo seguiva in modo armonioso, danzando nell'aria e facendo capriole davanti al vetro unto della finestra. Non era una grande magia, ma almeno sapeva che poteva ancora avere un certo controllo sulla propria magia. Ci sarebbe voluto un po' di tempo per tornare ad averne piena padronanza.
    Si sentì improvvisamente stanco, quindi si adagiò sulla sedia scricchiolante, versandosi un altro bicchiere di whisky, stavolta lo assaporò un po' prima di bere. Non lo finì subito, ma ne lasciò metà nel bicchiere, quasi per provare a vedere se non gli avrebbe dato fastidio il bicchiere mezzo vuoto.
    Mentre fissava il tavolo, le dita chiuse sul vetro freddo, la porta si aprì ed entrò Alyssa: non si era dimenticata.
    Udire di nuovo la sua voce dopo tanto tempo faceva uno strano effetto; piacevole ma tagliente come l'aria gelida che gli attraversava ancora le ossa.
    <<ehi>>
    Rispose il giovane con un sorriso stanco.
    Si alzò per scostare una sedia dal tavolo ed invitare la sua vecchia amica ad unirsi a lui.
    Un cenno al barista, per chiedergli un secondo bicchiere, poi i suoi occhi incontrarono finalmente quelli di Alyssa. Sorrise di nuovo; era felice di vederla.*
     
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  4. Alyssa Etherius
     
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    Tutta quella situazione era a dir poco surreale per la giovane donna. Non era mai stata una persona codarda, non rientrava nella sua natura, ma in quel momento avrebbe desiderato esserlo. Erano mesi, in realtà, che invidiava tutte le persone sprovviste del proverbiale coraggio dei Grifondoro. Si era trovata a provare invidia persino per i Blake, per dei Serpeverde! Che erano arrivati giusto in tempo per riattaccare i pezzi gli uni agli altri, ma che erano stati assenti nel momento in cui quell’unico e perfetto pezzo si era rotto, creando quei frammenti.
    Aveva sorriso a Jupiter, prendendo posto subito dopo, le sembrava tutto così forzato da farla sentire improvvisamente come una ragazzina alle prime uscite. Infondo non le sarebbe dispiaciuto essere ancora una dei ragazzini a cui aveva iniziato ad insegnare.
    Il cameriere era arrivato con un altro bicchiere e la londinese lo ringraziò con un rapido cenno del capo. Non riusciva a dire niente, non sapeva che dire in realtà, non era mai stata brava nei discorsi e l’impulsività la portava spesso a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato, per cui forse, per una volta, sarebbe stato meglio tacere, almeno finché lei stessa non fosse stata capace di riordinare le idee.
    Si versò il Whiskey e lo bevve tutto d’un sorso, per poi versarne un altro goccio e lasciare che facesse la stessa fine del precedente. Scosse la testa, lasciando che i capelli si muovessero assieme a lei, finendole sul viso. L’alcol le bruciò in gola per la violenza con cui l’aveva attraversata ed Alyssa dovette soffiare aria, gonfiando le guance, quasi fosse un drago in procinto di incendiare un’intera città. Era buffa in effetti, come forse non appariva da tempo.
    «Ok, ora va meglio» Ridacchiò, o per lo meno tentò di farlo. Doveva trovare un modo di sciogliersi, sciogliere il gelo che le attanagliava il cuore prima che le membra e.. forse quello non era il modo migliore, ma era un modo, il primo che le era venuto in mente in realtà.
    «Tu come stai, Jup? Non ti vedo da… - si fermò, ricordando che l’ultima volta fosse stata proprio a casa loro. Pessima scelta. – da davvero tanto tempo, sono contenta che tu mi abbia risposto»
    Era difficile, era davvero difficile e parlare di contentezza le sembrava finanche ridicolo, ma non sarebbe stato giusto continuare a crogiolarsi nel dolore e compiangere se stessa. Non era da lei e lui non lo avrebbe voluto, così come gli stessi gemelli e l’amico che aveva di fronte non lo meritavano. Liam non era suo, non più di quanto non fosse il padre di Nate e Kath, o l’amico dell’ex Tassorosso.
    Fece un mezzo sorriso e chinò il capo per cercare un sacchetto di velluto blu che aveva in una delle tasche interne del mantello. Non era niente di speciale, ma il suo contenuto.. sospirò.
    «Credo che questo sia tuo»
     
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  5. Jupiter_McGonagall
     
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    *Jupiter non sapeva bene come comportarsi in quella situazione. Da una parte si sentiva in colpa perchè davvero non vedeva Alyssa da tantissimo tempo e non era colpa di nessun altro se non sua; Liam non c'era più... e questo non riusciva neanche a concepirlo, figuriamoci ad accettarlo. Dall'altra voleva accelerare il tempo così fortemente in modo da poter essere di nuovo in contatto con qualcuno oltre a Daphne, che lo aiutasse a uscire dalla sua depressione, anche soltanto indicandogli una possibilità. Nel mezzo di questa confusione i suoi pensieri erano talmente accelerati che Jupiter non riusciva ad afferrarli nè ad esprimerli. Quasi sicuramente anche Alyssa era turbata e confusa dalla situazione, il che non rendeva facile intavolare una conversazione.
    L'alcol avrebbe potuto senza dubbio aiutarli, ma non era certo il caso di ubriacarsi al limite fino a finire sotto il tavolo giusto per scambiare due parole in più... Perchè le aveva proposto di vedersi? Non lo riusciva a ricordare. Eppure c'era stato un momento di lucidità, se così poteva essere definita ormai, che l'aveva spinto a prendere questa decisione.
    Accennò un mezzo sorriso quando la ragazza gli rivolse parola, ma non rispose.
    Fu subito dopo, quando lei estrasse dal mantello un piccolo sacchetto e lo poggiò sul tavolo, che il turbinio di pensieri sembrò cessare, e il giovane riuscì a cambiare espressione.
    Prese fra le mani il sacchetto e ne sciolse il nodo; estrasse quello che era solo un semplice boccino d'oro. Ma non era semplice per lui.
    Guardò Alyssa mentre teneva la piccola pallina d'oro fra le dita, gelida come un cubetto di ghiaccio.
    <<aveva vinto solo per dieci punti, quel farabutto di un Corvonero!>>
    Gli uscì una risata breve, mista a un singhiozzo; un suono gutturale sgradevole e torcibudella. Strinse il boccino nella mano e se lo mise nella tasca interna del mantello*
     
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  6. Alyssa Etherius
     
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    Era davvero possibile che una situazione risultasse tanto familiare ed estranea al tempo stesso?
    Era proprio quella la sensazione che aveva preso possesso delle emozioni della giovane donna, quel pomeriggio, mentre l’alcool aveva contribuito ad accrescere il suo classico rossore sulle guance.
    Jupiter sembrava tornato come una vecchia fotografia, direttamente dal passato, per portare ricordi sepolti ed un amico che ormai non sembrava più lo stesso.
    Ma, in fondo, c’era ancora qualcuno di loro che si fosse preservato come allora?
    Erano bastati cinque mesi per sconvolgere completamente la vita dell’ex Grifondoro, quindi non osava nemmeno immaginare cosa avessero potuto fare tutto quegli anni trascorsi.
    Decise – o meglio si impose – tuttavia, di non pensarci, almeno per quel pomeriggio. Non le piaceva l’idea di piangersi addosso, non le era mai piaciuta, per cui non avrebbe di certo iniziato in quel momento.
    «Andiamo, tanto sapevate entrambi che Grifondoro vi avrebbe battuti!»
    Una goffa risata si liberò dalle sue labbra, in seguito alle parole del biondo ed una piccola luce le si accese negli occhi, al ricordo dei tempi del Quidditch, quando lei era Capitano di una squadra, così come Liam e loro tre potevano bisticciare su chi avesse fatto cosa durante una partita e chi avesse invece meritato la vittoria. Alyssa amava il Quidditch, volare l’aveva sempre fatta sentire stranamente viva ed era per questo che aveva fatto dell’uso della scopa un suo vanto anche durante il suo periodo di addestramento con gli Auror.
    «Devi pensare che io sia un mostro - esordì, dopo un breve silenzio - Tornare ad Hogwarts, come se niente fosse. Andare avanti.»
    Era inutile fare finta che il tempo non fosse passato. Era anche per questo che insegnavano loro la Storia a scuola, per ricordare, per fare in modo che fossero proprio quegli insegnamenti a costituire le basi delle loro azioni future, nella speranza di evitar loro alcuni sbagli, in fondo.
    Ci aveva messo un po’ a capirlo, ma era fiera di esserci riuscita. Avrebbe fatto in modo che questa sua nuova consapevolezza si infondesse in tutto ciò che avrebbe fatto ed in ogni lezione che avrebbe impartito, sia dentro che fuori dall’aula. Lei non si considerava una docente, non ancora quantomeno, era una sopravvissuta, ed aveva sempre pensato che da persone così, persone delle quali non credeva avrebbe mai fatto parte per altro, si potesse imparare qualcosa.
    Bevve un altro sorso dal bicchiere che aveva di fronte e poi tornò a guardare Jupiter. Le sembrava tutto finanche troppo paradossale e lei odiava sentirsi in quel modo, quasi a disagio in quella che era fondamentalmente la sua stessa vita, o che per lo meno lo era stata. Non era brava con i giri di parole: sarebbe andata al punto.
    «Ma perdonami, se non me la sento di chiedere scusa per aver scelto di vivere, piuttosto che sopravvivere. Spero che tu possa capire, è per questo che ti ho scritto, per farti tornare, tornare davvero, ma guardandoti qualcosa mi dice che tu non abbia preso la mia stessa decisione e scusa se te lo dico, ma credo che ti serva qualcuno che ti riporti alla realtà»
     
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  7. Jupiter_McGonagall
     
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    << Già...>> *sbuffò l'ex Tassorosso senza guardare la ragazza, fissando invece il piccolo oggetto dorato che si agitava nella sua mano destra, svolazzando fra un dito e l'altro e rimbalzando con noncuranza sul tavolo.
    Un mostro? No che non pensava nulla del genere. Forse era l'alcool a far parlare Alyssa in quel momento, forse il dolore ancora vivo dentro di lei, in entrambi i casi la conversazione metteva il ragazzo più in imbarazzo di quello che avrebbe potuto immaginare. Forse era stato un errore invitare Alyssa a vedersi.
    Decise di affidarsi a ciò che la giovane aveva lasciato del Whisky. Lo versò nel suo bicchiere fino a farne scorrere le ultime gocce dalla bottiglia. Lo avvicinò alla bocca mentre Alyssa ricominciò a parlare. Forse il silenzio del ragazzo la stava turbando al punto di avere bisogno di sfogarsi contro di lui; Jupiter sgranò gli occhi, ascoltando ogni parola attentamente, sentendo il sangue pulsargli forte verso la testa*
    << EHI!>> *si ritrovò a scattare in piedi con la voce ad un volume che non avrebbe mai voluto usare, battendo forte il bicchiere sul tavolo, tanto da far rovesciare metà del suo contenuto ambrato; il barista lo stava fissando allarmato, ma ormai era troppo tardi* <<Non venirmi a dire di cosa ho bisogno! Non hai idea di quello che ho passato in tutti questi anni, perciò non farmi la predica: tornare, non tornare, non sei tu a decidere se e quando nè tantomeno se ho bisogno di parlare con qualcuno... E poi chi ti dice che io non abbia già qualcuno con cui parlare? EH? Dannazione, possibile che tutto ciò che piace fare alla gente è dirmi cosa è meglio fare per me?... Dio!>> *Un ultima parola a mezza voce, spezzata in gola mentre si lasciava ricadere sulla sedia, sbattendo forte i gomiti sul tavolo. Il barista sussultò, Jupiter gli rivolse uno sguardo adirato* << Beh? Qualcosa da dire?>> *L'uomo si dileguò nel retrobottega.
    Il ragazzo si voltò, senza degnare Alyssa di uno sguardo, prese di nuovo il bicchiere in mano e ne bevve il poco liquore ancora contenuto in esso, tutto d'un fiato*
     
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6 replies since 24/9/2014, 14:33   120 views
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